«lo il signor tangente»

«Io, il signor tangente» L'accusato: tradito dagli amici della de. Serrata dei negozi contro il racket «Io, il signor tangente» Milioni negli slip, processo a Roma ROMA. Arrestato dai carabinieri con 20 milioni negli slip, si sente «vittima e fesso». Sergio Iadeluca, ex consigliere circoscrizionale de, comparso ieri davanti ai giudici, non nega. Fa ima sola precisazione, con voce nasale e marcato accento romanesco: «Macché mutande. Era 'na battuta e i giornali ci hanno ricamato sopra». La sostanza, però, e cioè la tangente richiesta al commerciante Paolo Pancino per l'apertura di un chiosco, resta: «I soldi erano nel maglione. Lo so che devo essere condannato. Ma spero in una pena leggera, con la condizionale. Non voglio mica andare al góbbio». Il processo alla corruzione nella XIX circoscrizione di Roma va avanti. Da una parte l'accusatore, quel Paolo Pancino che ha denunciato tutta la storia ai carabinieri e che la notte prima del processo ha subito un attentato. Una bomba incendiaria. Dall'altra, un gruppetto di politici di periferia: l'ex presidente della circoscrizione Cosimo Palumbo, gli ex consiglieri Francesco Pellicano e Gianuario Maretta, Sergio Iadeluca. Tutti de. Grandi amici, prima dello scandalo. Quasi nemici, oggi. Iadeluca è il più nervoso, il più coinvolto. Cerca di nascondersi alle telecamere. Per tutto il tempo si tormenta il viso con la mano destra. Ha occhiaie profonde. Al termine della seduta, si sfoga con i giornalisti. «Cosa mi ha tradito? La mia stronzaggme. Ovvero, i miei compagni di partito. Io me so'fìdatOD. L'ex consigliere non vuole passare per l'unico corrotto della compagnia. L'ha anche scritto in un memoriale, depositato presso due notai. Ora racconta la sua verità: «L'ho fatto per gli amici. E invece li dovevo denunciare pur'io. Finivo lo stesso di fare politica, ma almeno... No, non ce l'ho con Pancino. Io, al suo posto, avrei fatto pure di peggio». Se la sta vedendo brutta, in questo momento. E' stato licenziato dalla Rai, su due piedi, dove ha lavorato per dodici anni: prima ispettore di produzione, poi funzionario presso il Dipartimento giornalistico esteri. «Mi hanno cacciato come un cane. Cinque giorni dopo che era uscita la storia, un personaggio politico mi ha chiamato al settimo piano, dov'è la direzione generale, e io sono finito sulla strada». E adesso? «I trenta milioni di liquidazione sono pochi. E gli avvocati costano. Ho dovuto fare dei debiti. Mi sono venduto qualche cosa». Anche la famiglia è nell'occhio del ciclone. Iadeluca ha due figli grandi: uno lavora e l'altro studia. Non fanno politica. «No, votano comej'e dico io. E non solo loro. Avevo quasi tremila preferenze, mica poche». Ma insomma, Iadeluca, adesso non le sembra il caso di lasciare da parte gli atteggiamenti da piccolo boss? «E come si prendono i voti, sennò? La gente non ti vota mica perché sei bravo». L' avvocato della difesa, Giosuè Naso, intanto spiega la strategia difensiva: «Non voghamo le riprese televisive perché il caso, secondo noi, non ha una "particolare rilevanza sociale" come dice la legge. E poi la tv potrebbe condizionare i testimoni. Anche gli imputati, certo, che sono uomini politici. Anzi, io arrivo a dire che un uomo politico, se sa di essere innocente, avrebbe tutto l'interesse a farsi riprendere: un'assoluzione in diretta è un eccezionale lancio pubblicitario». Il giudice, comunque, ascoltate le eccezioni, gli ha dato torto. E ha deciso che le riprese televisive si faranno. Tutt'Italia potrà giudicarlo, il «lancio pubblicitario». Contemporeanamente al processo, a Ostia i 2500 commercianti hanno attuato una massiccia serrata (adesione del 98 per cento, aperti solo banche, farmacie ed edicole), chiudendo i negozi per tutto il giorno per protesta contro le lungaggini burocratiche e contro il fenomeno delle tangenti. A Roma invece gran parte dei negozianti ha aperto il proprio esercizio con un'ora di ritardo e ha tenuto le insegne spente. [fra. gii.] Paolo Pancino, il commerciante che ha denunciato le tangenti Sopra, Sergio Iadeluca, sorpreso con venti milioni nelle mutande

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