All'Unione Musicale il 3 l'Ensemble La Reverdie di Armando Caruso

All'Unione Musicale il 3 l'Ensemble La Reverdie MUSICA MISTICO E EROTICO All'Unione Musicale il 3 l'Ensemble La Reverdie AMOR sacro e amore profano: viaggio musicale dal polo del misticismo a quello dell'erotismo». E' questo il titolo che l'Unione Musicale ha dato al concerto di domenica 3 novembre (ore 17, Auditorium), che avrà come protagonista l'Ensemble di musica antica La Reverdie. Un concerto dedicato all'arte del canto e della musica strumentale del Medio Evo. Si pensi ai menestrelli, ai cantori dell'amore mistico, appunto, ma anche a coloro che cantavano con il solo accompagnamento di un liuto il loro amore sotto il verone dell'amata. L'ensemble «La Reverdie» è portatore di una specializzazione che trova le sue radici in Francia, in Inghilterra, nei Paesi Bassi, e che è stata coltivata con intenso amore e spirito di sacrificio per la ricerca di testi non sempre tramandati per iscritto, ma che hanno sfidato i secoli. L'ensemble «La Reverdie» è composto da Claudia Caffagni (liuto, tabor e voce), da Livia Caffagni (flauto, viola e voce), Elisabetta de' Mircovich (ribeca, flauto, voce) e da Doron David Sherwin (cornetto muto, voce e percussioni). Tutti musicisti e cantori, che suonano diversi strumenti e la cui specializzazione è assai elevata; strumenti affascinanti, sovente originali, fragilissimi anche dal punto di vista acustico: basta un lieve aumento di temperatura per far saltare l'intonazione. Un altro concerto a cui prestare attenzione è sulla musica per trio, nella composizione specifica di pianoforte, violino e violoncello. Ospite dell'Unione il 6 (Auditorium ore 21) è il Wiener Schubert Trio, uno dei maggiori in Europa, il cui ritorno a Torino dopo i successi ottenuti negli scorsi anni è graditissimo. Il «Wiener» è formato dal pianista Klaus-Christian Schuster, dal violinista Boris Kuschnir e dal violoncellista Martin Hornestein. Vale a dire, tre fra i più esperti solisti che si possano mettere insieme per affrontare il repertorio che dal '700 porta al romanticismo schumanniano. E infatti, il «Wiener» propone il Trio in mi bemolle maggiore op. 100 di Franz Schubert, il Trio in sol maggiore K 564 di Mozart e il Trio in sol minore op. 110. di Schumann. Una pagina quella schubertiana, che assieme alle tre ultime Sonate per pianoforte, ai Trii 99 e 100, alla composizione per pianoforte a 4 mani, è caratterizzata da un senso quasi miracoloso di pace e di serenità, anche se queste composizioni di Schubert procurarono, per i ritardi della pubblicazione del Trio 99, altre amarezze. Da Schubert a Mozart, un salto indietro, per capire che tipo di analogia ci sia con le matrici storiche mozartiane, che si fondano sulla copiosa produzione dei quintetti, quartetti e -trii per archi, che a loro volta hanno un punto di riferimento in Haydn: un genere che Mozart coltiverà dall'infanzia fino alla maturità artistica. Infine, Schumann il romantico, nella cui musica gli archi assumono sonorità e incisività e i significati più intimi dell'animo umano. Armando Caruso In alto un'immagine del compositore Franz Schubert da giovane

Luoghi citati: Europa, Francia, Inghilterra, Paesi Bassi, Torino