Taranto assediata da mafia e terrore

Taranto assediata da mafia e terrore Al Sud altra giornata di sangue: 6 morti Taranto assediata da mafia e terrore ga con una Lancia Delta e due motociclette di grossa cilindrata, sotto il naso dei carabinieri, presenti in forza nella zona. Fino ad ora nessuna traccia dei sicari, mentre Taranto è assediata dalle forze dell'ordine e sorvolata da elicotteri che ne controllano tutto il territorio. Gaetano Spirito, il prefetto che il ministro degli Interni Scotti ha inviato per combattere una criminalità sempre più spavalda e difendere le istituzioni da infiltrazioni mafiose, ha convocato tre incontri in ventiquattro ore con magistrati e forze dell'ordine. L'obiettivo del prefetto: tracciare una linea di interventi efficace anti-malavita. Per la strage di martedì cinque pregiudicati sono stati sottoposti al guanto di paraffina e subito rilasciati. I killer però restano in libertà. Si suppone che abbiano potuto ricevere l'ordine di uccidere dal carcere. Con la strage fanno 46 i morti in un anno. Ma il prefetto non dispera: «Ce la stiamo mettendo tutta, ce la faremo. Io sono con la gente, non con il Palazzo. Ripristinare la legalità». Ma è emergenza in tutto il Sud: polizia e carabinieri stanno indagando sui quattro omicidi avvenuti nelle ultime dodici ore nel napoletano. Gli investigatori stanno seguendo la pista della vendetta camorristica per il duplice omicidio avvenuto ieri sera a Volla, nel napoletano. Mario Scognamiglio, di 31 anni e Umberto di Tuoro, di 32 anni, uccisi da tre sicari mentre erano nel bar «Napoli» potrebbero, infatti, essere vittime di un regolamento di conti Sempre di matrice camorristica dovrebbe essere l'omicidio del pregiudicato Giovanni Langella, di 56 anni, ucciso ieri mattina, nel bar «Sorelle Branca», di Boscoreale, da due sicari. Agguato anche a Veglie, in provincia di Lecce: la vittima è un metronotte, Giovanni Fortuna, 31 anni. In Sicilia, a Carlentini, un boss è stato assassinato con alcuni colpi di pistola: si chiamava Benedetto Croce, 40 anni. Tonio Art ino TARANTO. «Una raffica di mitra, ho chiuso gli occhi. Quando li ho riaperti avevo ai piedi, morto, mio nipote Cataldo, e accanto mio cognato Francesco, piegato in due perché colpito all'addome. I killer? No, non li ho visti, non ho visto nulla, la porta era alle mie spalle e le tendine abbassate. Solo il mitra ho sentito, le schegge dei proiettili. E poi le persone che fuggivano, io chiedevo aiuto». Damiano Mazza, 23 anni, è sfuggito alla morte: una pallottola gli ha centrato il braccio, un'altra gli ha perforato la gamba. E con Silvano Aschettino, 36 anni, è l'unico sopravvissuto alla strage della città vecchia, quattro persone morte in una sala di barbiere, uccise martedì sera a colpi di mitra. Il bersaglio doveva essere Giuseppe Ierone, cinquanta anni, il barbiere, una fedina penale macchiata da piccoli reati. Ma i sicari hanno sparato all'impazzata: quel locale era considerato il covo di un'ala dissociata dal clan che fa capo ai fratelli Gianfranco, Riccardo e Claudio Modeo, che sono tutti e tre attualmente in carcere. Dunque bisognava sparare all'impazzata, senza mirare, senza pensare neppure un attimo agli innocenti. Così, insieme con Ierone, sono caduti Cataldo Pachila, 20 anni, Francesco Abbacamo, 22, e Domenico Ferrara, 23 anni. Il barbiere, nelle cui tasche sono stati ritrovati alcuni grammi di eroina, era considerato molto vicino a Cosimo Cianciaruso, uno dei luogotenenti dei Modeo che nelle ultime settimane aveva preferito allontanarsi dal clan. Ed è in questa chiave che si può ipotizzare il movente del massacro nel negozio: una vendetta. Cianciaruso era già stato ferito gravemente un mese fa, e alcuni giorni addietro una bomba era esplosa in un circolo ricreativo di proprietà del padre. Martedì la spedizione punitiva in grande stile, due killer che piombano nella città vecchia armati di mitra e pistola, si avvicinano all'uscio del negozio e sparano a ripetizione. Poi la fu¬

Luoghi citati: Boscoreale, Carlentini, Lecce, Napoli, Sicilia, Taranto, Veglie, Volla