LE DONNE DI ASTI LAPIDAVANO TIRANNI

LE DONNE DI ASTI LAPIDAVANO TIRANNI LE DONNE DI ASTI LAPIDAVANO TIRANNI Mf\à HE fascino il Medioevi ■ vo, anche quando si I 1 perde - incasinato, I notarile, eppure solpi: cato di bagliori - nei 1 - rivoli della storia lofm I cale. Un gruppo di n I studiosi (Natale Fervi / ro, Elio Arleri, Osvaldo Campassi) ci fornisce, insieme all'originale latino, una traduzione di «Antichi cronisti astesi», che sono poi Ogerio Alfieri, Guglielmo Ventura e Secondino Ventura vissuti tra il Due e il Quattrocento (Edizioni dell'Orso, Alessandria, pp. 275, L. 50.000). Il cuore della narrazione riguarda le vicende della città di Asti ma, secondo il costume del tempo, nell'orizzonte del cronista entrano anche certi fatti accaduti in Lombardia (nella più ampia accezione medioevale), in Francia e a Roma, capitale dell'orbe cristiano. Procedendo a strappi, tenendo conto delle varie interferenze europee nella storia del comune o, più semplicemente, delle informazioni dei vari autori. Al di là delle diverse propensioni politiche, si coglie nei tre un tono di severo moralismo che esalta il buon tempo anti- co, quando la libera città prosperava nei traffici, non turbata dalle lotte tra guelfi e ghibellini, popolani e magnati e dalle cupidigie dei potentati vicini, mentre ora appare ingovernabile come un'anguilla che «né per il capo né per la coda si può tenere in mano». Lo stesso moralismo si avverte anche nel testamento di Guglielmo Ventura (il testimone più vivace e complesso) il quale raccomanda ai figli di leggere le Sacre Scritture anziché i detestabili romanzi del ciclo bretone. Certo questa prosa, per lo più grigia e piattamente referenziale, interesserà soprattutto gli studiosi o incuriosirà semmai i lettori piemontesi per il pullulare di toponimi famigliari. Ma non manca neppure la vivace coloritura aneddotica o il calore della partecipazione umana. Il marchese del Monferrato, sconfitto e imprigionato in una gabbia di legno, ha lasciato sul campo il suo sontuoso padiglione che richiede, per essere trasportato, dieci paia di buoi. Le donne di Asti «con molte pietre in grembo» corrono dietro i tiranni in fuga per lapidarli. Guglielmo Ventura, a Roma per il giubileo di Bonifacio Ottavo, parla con stupore di due milioni di pellegrini: «Ho visto colà uomini e donne calpestati sotto i piedi altrui e io stesso ho evitato a stento il medesimo pericolo». E via citando. Non si spenderanno mai troppe parole per rendere merito a ricerche così schive e fruttuose. [1. m.) Federico II concede ad Asti le prerogative di libero Comune

Persone citate: Bonifacio Ottavo, Elio Arleri, Federico Ii, Guglielmo Ventura, Natale Fervi, Ogerio Alfieri, Osvaldo Campassi, Secondino Ventura

Luoghi citati: Alessandria, Asti, Francia, Lombardia, Monferrato, Roma