CON IL GIOCO DELL'ACCAVALLACCA OVA SODE PER EDO E UNA NONNACANNON di Stefano Bartezzaghi

CON IL GIOCO DELL'ACCAVALLAVACCA OVA SODE PER EDO E UNA NONNACANNON CON IL GIOCO DELL'ACCAVALLAVACCA OVA SODE PER EDO E UNA NONNACANNON DETTO così, su due piedi, non mi pare che abbiamo ancora celebrato degnamente la «palindromicità» dell'anno 1991. Ma ecco, siamo ad agosto, e il 19 del prossimo settembre proporrà una data interamente palindroma: 19/9/1991. Sulla questione delle date palindrome è fare un po' di confusione. Il problema è come si decide di scriverle. Dopo il 19 settembre potrà essere considerato palindromo anche il 19 novembre. Basterà trascriverlo così: 19/11/'91. Tra una decina d'anni sorgeranno controversie sull'uso dello zero. Nei moduli prestampati bisogna sempre aggiungere lo zero iniziale ai giorni e ai mesi numerati da uno a nove. Così sarà palindromo già il 10 febbraio del 2001 (10/02/2001), senza bisogno di aspettare il primo ottobre del 2011 (1/10/2011) o addirittura il 10 dicembre del 2101 (10/12/2101). Io per me i palindromi li accetto proprio tutti. Accetterò anche il 10 gennaio del 2001 (lO/l/'Ol), e prima di allora avrò abbondantemente accettato come palindromo anche l'imminente primo settembre, 1/9/91, che si scrive come l'anno in corso, e dunque è quasi un palindromo-bisenso. Ma anche se i numeri palindromi hanno un loro fascino, i palindromi linguistici sono sempre i nostri preferiti. Bravo Francesco Tosatti (Roma) che si è accorto che esiste un palindromo toponomastico: Ateleta (Aq). Ce ne saranno anche altri? Più lunghi, temo di no, almeno in Italia (il Guinness dei Primati stabilisce che, su scala mondiale, il palindromo toponomastico più lungo è Kanakanak, località dell'Alaska). Tra le altre lettere di argo¬ mento palindromico che ho in cartella da un po', ce n'è una di Marco Manzoni (Carcare, Sv). Manzoni mi mandava il «listato» di un suo programma per fare i palindromi con il computer. Io i «listati» non li so leggere, ma, da quel che capisco, il programma serve a far scrivere le parole già capovolte, o qualcosa del genere. Non me ne voglia l'amico Manzoni, ma la parte informatica della sua lettera mi ha lasciato un po' freddino. Ho preferito la parte più schiettamente enigmistica, quella in cui Manzoni mi manda, doverosamente postillati, palindromi bucolici come «è l'aia mono-maiale» o «Edo sa volere l'ova sode». Dai giornali, Massimo Bertola (Torino) ha tratto un titolo dedicato al ritorno di Trapattoni sulla panchina della Juventus: «AriTrap!» (16 aprile 1991). Dato che il ritorno dell'allenatore implicava il licenziamento del suo predecessore, Bertola non sba- gliava a leggere il titolo anche a rovescio, come un bifronte: partirà. Sempre dai giornali, in un'occasione assai meno frivola, abbiamo scoperto che il premier indiano Rajiv Gandhi, ucciso in modo truculento, aveva una moglie italiana, di nome Sonia Maino. E' un rarissimo «antipodo palindromo» (rarissimo tra i nomi e i cognomi). In cartella mi è rimasta anche una strana illustrazione di Siro Stramaccia, in cui l'alternativa «aut aut», posta davanti a uno. specchio, produceva la romantica dichiarazione: «aut tua aut tua»: insomma, un aut aut tautologico. Sull'immortale modello di «accavallavacca» Sergio limocenti (Torino) ha lavorato con esiti alterni. Delle sue proposte mi piacciono soprattutto l'«aizzapazzia» e la «nonnacannon». Voi penserete che è strano che il Bartezzaghi scriva un articolo sui palindromi senza citare Anacleto Bendazzi, e avete ragione, sarebbe proprio strano. Su Bendazzi c'è un avviso che va ripetuto periodicamente. Che fosse un prete, ormai dovreste saperlo; che fosse arrivato quasi all'età di cento anni, anche; che le sue capacità funamboliche di giocare con il linguaggio fossero superiori alle nostre povere nozioni di «bravura», questa ormai va senza dire. Anacleto Bendazzi ha scritto un libro intitolato Bizzarrie letterarie, che raccoglie giochi suoi e altrui (una miriade). Il libro è uscito nel 1951 e ha avuto qualche integrazione successiva. L'editore del libro è il Seminario di Ravenna. Non chiedetemi come potete fare per procurarvelo, perché non lo so. Esistono librerie di «modernariato», esistono le biblioteche e le fotocopiatrici. E' vero che esistono, in Italia, anche delle case editrici, oltre al Seminario di Ravenna. Ma queste editrici non hanno mai pensato a fare una nuova edizione del Bendazzi. Preferiscono occuparsi di epistolari e di aforismi. E così non potete sapere che è proprio il Bendazzi, per esempio, l'autore del motto (palindromo) dell'alacre formichina: «ora per poi io preparo». Io, come in genere gli enigmisti, ho sempre creduto che fosse una crittografia di Re Enzo, uscita però solo nel 1954. Ora la ritrovo sul libro di Bendazzi, che è precedente, e per essere proprio sicuro vado in fondo, e cerco il «finito di stampare». Eccolo qua: «Finito di stampare il 15/1/51». Se per voi è una data come un'altra, non fa niente. Ma se vi siete accorti che, scritta così, è un palindromo, converrete con me: o Bendazzi si compiaceva di scherzetti semiclandestini, oppure il diavolo esiste, e ci ha messo la coda. Scrivete a Tuttolibri, redazione Giochi, via Marenco 32, 10126 Torino. Stefano Bartezzaghi