Un telefono azzurro contro la violenza di Gigi Padovani
Un telefono azzurro contro la violenza Un telefono azzurro contro la violenza EA storia dell'infanzia è un incubo dal quale solo di recente abbiamo incominciato a destarci», ricorda lo storico americano Lloyd deMause all'inizio della raccolta di saggi The History ofChildhood (pubblicata in Italia qualche anno fa da Emme Edizioni) e gli argomenti per dimostrare una affermazione tanto apodittica in realtà non mancano. Non solo nel mondo antico o in quello medioevale, ma anche nella storia più recente, se nel 1874 una nurse di New York dovette far intervenire la Società per la protezione degli animali per salvare la piccola Mary Ellen dalle grinfie dei genitori violenti. I bambini sulla ruota, abbandonati al loro destino, privi di assistenza sanitaria erano nella norma fino alla nascita della famiglia borghese ottocentesca. Appunto alla fine del secolo scorso nascono in tutto il mondo occidentale le prime associazioni di aiuto all'infanzia, che poi in Italia troveranno la naturale espansione nei brefotrofi, nell'Onmi, nelle Ipab, in mille iniziative assistenziali. «Ho ritrovato poco tempo fa una cartolina del 1824 per la raccolta fondi di una Associazione bolognese per la prevenzione dei maltrattamenti ai bambini - ricorda Ernesto Caffo, neuropsichiatra infantile all'Università di Modena e presidente di Telefono Azzurro -. Esiste una storia di associazioni in difesa dell'infanzia alla fine dell'Ottocento. Oggi i problemi sono cambiati e quel patrimonio si è in gran parte disperso anche per ragioni ideologiche. Così noi ci troviamo ad affrontare tante emergenze che non hanno poi uno sbocco adeguato in servizi decentrati, in gruppi di volontariato e centri di sostegno diversi dagli istituti». In effetti i bambini, con il calo delle nascite, sono di¬ ventati una «merce preziosa», cui vanno mille attenzioni: ma se la nostra società non abbandona più i suoi figli in senso materiale, che colpe ha verso di loro? A giudicare dal numero di segnalazioni che riceve da quattro anni Telefono Azzurro, sono ancora molte. Per un lungo periodo storico il problema centrale dell'infanzia fu la sua sopravvivenza: per un neonato era importante vivere. L'obiettivo di chi si occupava di loro era fornire una cura sanitaria, oltre al cibo, e chi accudiva i bambini, compresi gli educatori, aveva sempre un camice bianco. Solo con la crescita delle discipline umanistiche è nato l'interesse al bambino globale, comprendendo che fin dalla nascita ha competenze mentali. Ci si è resi conto che l'abuso all'infanzia può nascere non solo in contesti istituzionali, ma anche in quelli familiari o educativi. E' questa la scoperta più recente, legata ai progressi della psichiatria e della psicologia: il bambino sviluppa subito un suo sé, che può essere reso disarmonico da un intervento inadeguato dell'adulto. Dunque prima di allora l'infanzia non era considerata come tale? Un individuo veniva valutato come persona soltanto quando era maturo e in grado di badare a se stesso, quando riusciva a produrre. L'infanzia non era una categoria specifica. Oggi c'è un rovesciamento paradossale: si parla tanto di violenza contro i bambini in una società che presta enorme attenzione a loro. E' rimasto un elemento comune rispetto a quel periodo storico. Ancora oggi l'infanzia viene considerata come una età aliena: il bambino diventa oggetto di proiezioni aggressive o di eccessivo amore da parte dell'adulto. Ci sono figli troppo coccolati o troppo dimenticati, non li si cura in base alla fase evolutiva che attraversano. Quando è piccolo, il bambino ha bisogno di cure, quando è più grande di autonomia. La vostra esperienza di Telefono Azzurro che cosa vi insegna? Esiste un mondo infantile che si è dato una sua identità ed è molto attento al mondo degli adulti: cerca di adattarsi per patire meno sofferenze. Però il bambino è spesso non compreso, solo, dimenticato nella sua dimensione affettiva, mentre è troppo curata la sua dimensione di vita materiale. Sono cambiate le segnalazioni dagli adulti? C'è stata una maturazione nelle chiamate, una diminuzione dei casi più drammatici, mentre emerge una maggiore consapevolezza. Progressivamente il problema è diventato presente a molte più persone che cercano di condividerlo: oggi anche la scuola incomincia a intervenire a scopo preventivo. E i bambini, quelli che da qualche mese si rivolgono alla linea gratuita, che cosa chiedono? Manca loro un rapporto con l'adulto, che sentono vicino soltanto fisicamente. Chiedono comprensione, aiuto: vogliono capire come far cambiare i comportamenti degli adulti che hanno intorno. Gigi Padovani
Persone citate: Ernesto Caffo, Lloyd Demause, Mary Ellen
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