IL LENTO «RISCATTO» DELL'AGRICOLTURA
IL LENTO «RISCATTO» DELL'AGRICOLTURA IL LENTO «RISCATTO» DELL'AGRICOLTURA Marsilio, una grande storia del mondo rurale a indossare la tuta e a insediarsi, a «murarsi» nelle desolate periferie urbane. Con un dato statistico che di solito sfugge all'esame giroscopico: «In Italia - dove il numero delle aziende contadine è maggiore che nei singoli Paesi europei - l'impresa familiare costituisce ancora oggi l'avamposto di iniziative proiettate sui più diversi scomparti: dall'industria al piccolo commercio, al terziario dei servizi». Bevilacqua: non potersi dare seria interpretazione dell'intera storia contemporanea italiana senza adeguato approfondimento delle vicende agricole che si sono susseguite: il latifondo nel Meggiogiorno, i modelli capitalistici padani, il patto colonico delle regioni centrali, le rivalse della pastorizia in Sardegna, lo statussymbol dell'agrumeto in Sicilia, i privilegi signorili ed ecclesiastici nel Piemonte ancien regime. E, si capisce, reclamano più severo riscontro talune figure viziate dalla divulgazione letteraria: sensali, caporali, fiduciari, speculanti, fratelli di «onorate società», faccendieri del regime agrario fascista, figli e nipoti dell'esodo post-bellico, figli e nipoti della nuova filosofia della forza-lavoro, specie dopo il massiccio ingresso degli extracomunitari. E ben risalta nell'affresco il capitolo che Amalia Signorelli dedica al pragmatismo delle donne e più in generale alla condizione femminile degli ultimi decenni. Una condizione di oscuri eroismi mai abbastanza sottolineata, un'attività polivalente pressoché incredibile a cui pareva (o parrebbe?) naturaliter Tra il campo e la fabbrica E a differenza di quanto è accaduto nelle forme canoniche della rivoluzione industriale (il caso inglese) «l'economia di fabbrica non è sorta sulla base della separazione netta dalla produzione domestica. Al contrario, proprio la persistenza del lavoro rurale, che ha continuamente e sistematicamente pendolato tra la fabbrica e il campo, ha consentito per un verso la sopravvivenza dell'economia agricola e per un altro ha garantito i bassi salari a un'industria che doveva affrontare le sfide gigantesche dei "primi arrivati"». Donde il legittimo asserto di vocata la «regina» del clan agreste e che l'autrice, evitando di alzare il tono, esemplarmente rammemora: le prestazioni sessuali come diritto del coniuge e dovere della partner; l'aborto come unico mezzo efficace di controllo delle nascite; necessità di integrare l'esiguo reddito ricamando o confezionando negli scampoli del giorno e della notte corredi da sposa e capi di vestiario più ordinari; cura dei piccoli, cura degli ammalati, assistenza agli anziani; mentre all'esterno dell'abitazione, quasi sempre sovraffollata e malsana, l'elenco è altrettanto impietoso: spigolare, vendemmiare, pascolare, sarchiare, arare, governare il bestiame, raccogliere funghi, fragole ed erbe stomatiche per le mense dei proprietari in città o in villa... Fino ai moti, spesso sanguinosi, del quindicennio 1945-60 che le vede ora timide ora spavalde coprotagoniste di un salto emancipatone riuscito a metà. Giuseppe Cassieri Piero Bevilacqua (a cura di) Storia dell'agricoltura italiana in età contemporanea Marsilio, pp 896, L 110 000
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