ABBAGNANO E NO di Marco Vozza

ABBAGNANO E NO ABBAGNANO E NO Perché fa discutere la «Filosofia» curata da Fornero Igrandi filosofi del passato hanno quasi sempre fatto precedere all'esposizione del loro sistema di pensiero una indagine preliminare sulle motivazioni e sul significato dell'attività filosofica. Nel pensiero contemporaneo tale indagine non assolve più a una funzione meramente introduttiva al sapere filosofico, ma viene ad assumere una rilevanza pressoché esclusiva che sembra esaurire ogni altra istanza conoscitiva. Questa circostanza teorica, prevalente nella riflessione odierna, è in gran parte l'effetto di due itinerari filosofici particolarmente significativi e influenti nel pensiero novecentesco: la dissoluzione heideggeriana dell'ontologia, nell'ermeneutica e, in secondo luogo, l'indicazione di Wittgenstein secondo cui la relazione conoscitiva linguaggio-mondo si risolve nelle forme di vita in cui si attuano i giochi linguistici. Per tutti coloro che considerano decisiva la critica di Heidegger alla tradizione metafisica e quella di Wittgenstein alla teoria della corrispondenza tra linguaggio e mondo, scrivere oggi un libro di filosofia significa innanzitutto proporre l'ennesima riflessione sulla fine della filosofia o sulla sua funzione residuale nell'età contemporanea. Sembra di vivere in un'epoca alessandrina, dominata dalla consapevolezza che tutto il pensabile è già stato pensato, che l'edificio del sapere non può essere ulteriormente accresciuto, una concezione del tutto omogenea a quella espressa da Borges nei confronti della letteratura. Per tentare di stemperare quella tonalità melanconica, che scaturisce dall'elaborazione luttuosa di un'epoca che prende congedo dalla metafìsica, può essere utile leggere questo poderoso manuale di filosofìa contemporanea che sembra restituire ai filosofi e alle correnti di pensiero odierne l'originalità e la dignità proprie dell'argomentazione classica. Articolato in dodici lunghi capitoli, il manuale - che gli studenti di filosofia chiameranno «l'Abbagnano 4» - è stato redatto da Giovanni Fornero con la collaborazione di Luigi Lentini e Franco Restaino e va considerato come aggiornamento della più importante storia della filosofìa esistente in Italia/quella di Nicola Abbagnano, in tre precedenti volumi editi sempre dalla Utet. Il lettore troverà un'ampia trattazione del neomarxismo da Labriola a Bloch - della Scuola di Francoforte, dello strutturalismo francese, dell'ermeneutica, dell'epistemologia - da Popper a Feyerabend - due capitoli dedicati alle nuove teologie, il pensiero etico-politico di Rawls e di Nozick, la filosofìa analitica e postanaUtica fino a Rorty. Vere e proprie brevi monografie sono dedicate a Gadamer, a Popper, ad Habermas e a Derrida, considerati i classici viventi della filosofia contemporanea. Nella prefazione al volume l'autore dichiara di essere «un modesto Glossografo» preoccupato di seguire la strada mirabilmente intrapresa dal Maestro in termini di semplicità, chiarezza, obiettività e rigore analitico. E in effetti, nelle quasi mille pagine del volume, non vi sono evidenti manifestazioni di faziosità o di intolleranza, anche se traspare una certa insofferenza nei confronti di quei filosofi francesi, che più di altri hanno riproposto - dopo Nietzsche -la questione non mera¬ mente ornamentale dello stile filosofico. La documentazione è assolutamente encomiabile, come nel caso delle diverse accezioni della nozione di «coscienza della determinazione storica» di Gadamer. Tuttavia, a scapito della chiarezza espositiva vi è proprio l'erudizione, una certa ipertrofìa dei riferimenti bibliografici, una prevaricazione della letteratura secondaria sui testi dei filosofi stessi, come nel caso del giovane Lukàcs, per il quale in un solo paragrafo vengono citati più volte ben dieci interpreti. Come avverte lo stesso Fornero, l'obiettivo della completezza non esime dall'operare selezioni escludendo quindi «tutto ciò che, per ora, costituisce più oggetto di cronaca che di storia vera e propria». Ora, in una storia del pensiero contemporaneo, il discrimine tra storia e cronaca è assai opinabile; quando si parla di criteri di selezione l'ambito di discrezionalità si estende fino a méttere in dubbio l'obiettività stessa dell'esposizione. Sotto questo aspetto il volume presenta numerose lacune: tra i filosofi francesi risulta clamorosa l'assenza di due pensatori del calibro di Lévinas e Deleuze, così come vengono ignorati Lyotard, Serres e Jankélévitch; Hannah Arendt avrebbe certamente meritato un capitolo, integrato dalla cosiddetta riabilitazione della filosofia pratica; sempre nell'ambito della filosofìa tedesca non vi è pressoché traccia di eminenti filosofi quali Rosenzweig, Hans Jonas, Apel e Blumenberg, mentre la filosofìa italiana contemporanea è rappresentata dal solo Pareyson. Anche il dibattito estetico viene alquanto sottostimato, mentre sono ampiamente rappresentate le principali correnti della teologia novecentesca, da quella della secolarizzazione a quella della speranza, da quella della morte di Dio a quella della liberazione: ma allora, perché trascurale le scienze sociali, quelle cognitive e l'antropologia, con cui la filosofia contemporanea (non solo lo strutturalismo) intrattiene legami piuttosto stretti? Come si può, ad esempio parlare diffusamente di Habermas senza neppure menzionare la teoria dei sistemi sociali di Luhmann, che di Habermas è il principale interlocutore e antagonista? Oltre alle omissioni vanno rilevate le sproporzioni: nel quadro generale dell'opera paiono francamente eccessive le 35 pagine dedicate ad Althusser - che ha formulato una versione strutturalista del marxismo mentre Abbagnano ne dedicava solo 20 all'esposizione della teoria di Marx. Un unico altro esempio: all'interno del capitolo sull'ermeneutica, l'esposizione del pensiero di Gadamer occupa ben 66 pagine mentre a filosofi di prim'ordine, come Pareyson e Ricoeur, vengono dedicate solo 6 pagine a testa. La presente edizione della storia della filosofia contemporanea va considerata come un'opera in fieri, conforme in questo al pensiero che ha inteso esporre: una auspicabile versione aggiornata dell'attuale aggiornamento potrebbe contribuire, se non altro, ad attenuare ulteriormente quella connotazione alessandrina che alcuni attribuiscono alla filosofia contemporanea. Marco Vozza Nicola Abbagnano Storia della filosofia IV Utet pp.963.L 110.000 Nicola Abbagnano Il caposcuola dell'esistenzialismo positivo è scomparso nel 1990

Luoghi citati: Francoforte, Italia