L'AGENTE SACRIFICATO DI SUA MAESTA' di Piero Soria

L'AGENTE SACRIFICATO DI SUA MAESTA' L'AGENTE SACRIFICATO DI SUA MAESTA' Ritorna Forsyth con «Il Simulatore» IN una strana mattina di primavera del 1990, sir Mark, direttore del Sis (il Secret Intelligence Service britannico), viene convocato a Whitehall da sir Robert Inglis, sottosegretario permanente del Foreign and Commonwealth Office. La conversazione è breve e secca. Sir Robert è chiarissimo: la Guerra Fredda è finita per sempre e la struttura dei Servizi segreti va completamente ridisegnata. Basta quindi con gli spioni all'interno delle ambasciate. Fine perciò di tutti quegli imbaraz- PP zantissimi incarichi di copertura che fanno inorridire i diplomatici di carriera. E morte definitiva per tutta quella generazione di illegali che ha popolato il vecchio mondo dei due blocchi. «Temo che in futuro non potremo più offrire mansioni ad alcuni dei suoi pittoreschi dipendenti. Nella nuova Europa darebbero troppo nell'occhio e causerebbero indignazione». A sir Mark non resta che annuire. Seppure a malincuore. La Germania Est, un tempo il più duro ed efficiente tra gli Stati comunisti, ha quasi cessato di esistere. Entro breve non vi sarà più bisogno di un'ambasciata a Berlino Est, il Muro è già una farsa, la formidabile polizia segreta, l'SSD, è in piena ritirata ed i russi se ne stanno andando. Un'area che aveva richiesto una presenza notevole da parte del, Sis di Londra diventerà un palcoscenico secondario. Inoltre il simpatico Vaclav Havel ha ormai in mano la Cecoslovacchia, e all'StB, il servizio spionistico di quel Paese, presto non rimarrà altro che andare ad insegnare il catechismo. Basta aggiungere il crollo del dominio comunista in Polonia, Ungheria, Romania, il suo indebolimento in Bulgaria, per capire in che modo si prospetta il futuro. Ma sir Mark è appena stato nominato a capo del Sis. E non vuole incominciare con il piede sbagliato. «—Non posso esordire con un'epurazione degli agenti anziani che hanno prestito servizio a lungo, lealmente e meritatamente. — Trovi loro altre assegnazioni. Un lavoro a tavolino... — Rifiuteranno... — Crei un precedente. Un capro espiatorio. Così capiranno. — Ha in mente qualcuno? — Sam McCready, i) Simulatore...». Ecco, incomincia così II Si¬ For mulatore di Frederick Forsyth (Mondadori, pp. 502, L. 30.000). Con il sacrificio di un uomo che ha fatto grandi i Servizi Segreti di Sua Maestà, ammantando di spavalderia e di coraggio ogni sua minima azione. Muscoli e materia grigia usati con brutalità sul campo. Al posto di quelle educate natiche di marmo, lasciate ad ingrassare davanti ad un computer, come vorrebbero invece i nuovi, e miopi, padroni del disgelo. Ma Sam McCready non è uno stupido. E, dopo aver tira- to la corda per anni non riempiendo i moduli prescritti, infischiandone delle procedure e correndo in prima linea ad inseguire l'avventura ovunque il suo animo romantico e guerriero lo spingesse, decide improvvisamente di trovare anche lui conforto nelle spire rassicuranti della buracrazia. Lo Stato vuole liquidarlo? D'accordo. Purché si seguano le regole. Come il mitico eroe di una tragedia greca, Sam ha infatti diritto ad un aedo personale (il suo vice, Denis Gaunt) che canti le sue gesta di fronte al consesso dei sacerdoti (l'arrivista Timothy Edwards, inappuntabile come sempre in un abito scuro di Blades con la cravatta del suo college, il controllore delle Operazioni interne ed il controllore per l'Emisfero occidentale), che stanno preparando i lini e gli unguenti per il suo funerale. Solo dopo quella cermonia Sam potrà entrare nella tomba in pace con se stesso, carico della gloria degli uomini e della storia. Il cantore sceglie perciò quattro nobili imprese: l'affare Pankratin (ovvero come ti gioco il Kgb e la bieca Ludmilla Vanavskaja nella torbida Germania Est ancora in mano ai russi); l'affare Orlov (ovvero come ti salvo la Cia dall'infiltrazione e dalla disinformazione sovietica); l'affare O'Brien (ovvero come ti blocco l'Ira, Gheddafi ed i suoi piani di terrorismo globale), ed infine l'affare Marston Moberley (ovvero come ti riporto la pace in un piccolo dominion caraibico infestato da pessimi cubani e da ineducati spacciatori di coca boliviana). E la genialità di Forsyth sta proprio, in questo. Nell'aver raccolto in un unico romanzo quattro romanzi distinti. Legati tra di loro da un quinta novella, nella quale, rappresentando il funerale in corso, gli attori rispondono al coro. Svelando i labirinti segreti e maniacali di una intelligence aristocratica, uscita da Eton o da Cambridge o da Oxford, che nel suo massimo fulgore ha partorito solo trar ditoii: Ma'cletfnj Bùrgess, Philby e Blunt.. E che è riemersa dalle ceneri soltanto grazie ad eroi piccolo borghesi, gente da grisaglie ordinarie. Ma che, proprio per questo, erano da sempre destinati a rientrare nelle loro squallide casette a schiera di Whitechappel non appena la burocrazia in blazer avesse trovato una scusa valida. Come, I per avventura, l'avvento di un Gorbaciov od il crollo di un Muro. Cinque romanzi, dunque. Uno più affascinante dell'altro. In cui l'autore de II giorno dello sciacallo, Il quarto Protocollo ed II Negoziatore dilaga, usando cinque toni diversi per cinque mondi diversi. Uno più avvincente dell'altro. Fino a raggiungere un incredibile equilibrio tra ironia, grottesco ed azione nel suo ultimo affair caraibico, dove non esita a giocare a rimpiattino con lo straordinario Graham Greene de / commedianti. Piero Soria PP I Forsyth ha vinto il premio «Chandhr»