CHI METTEREI NEL MIO MUSEO di Ernesto Gagliano
CHI METTEREI NEL MIO MUSEO CHI METTEREI NEL MIO MUSEO SCUSI, quale pittore lei metterebbe nel suo museo immaginario? La domanda è stata rivolta dalla casa editrice parigina Flohic ad alcuni scrittori. La risposta ha segnato la nascita di una nuova collana: «Museo segreto». Idea originale perché i testi non compongono un'antologia della pittura o la solita serie di monografie, ma una galleria di incontri personali, un faccia a faccia che attraversa i secoli. Sono come specchi doppi: riflettono le tele di grandi maestri, ma anche l'opera e la mentalità (qualcuno direbbe 1'«anima») dello scrittore. Esempi? Fernando Arrabal, drammaturgo e regista, è attratto da El Greco, pittore maledetto, esule, ambiguo, a lungo escluso dai musei per i suoi quadri considerati «assurde caricature» o «stravaganze». Arrabal lo ritiene il miglior pittore «tra tutti quelli che sono nati». E perché i suoi dipinti suscitavano rancori? «Il Greco cambia il senso delle relazioni umane, altera l'ordine razionale del mondo... trasforma il Tutto in Nulla e il Nulla in Tutto... mette le nostre idee sottosopra così come i nostri credo e le nostre certezze». E via di seguito, cercando i segni di questa «inversione», esplorando un'opera «così piena di genio da apparire piena di grazia». Tahar Ben Jelloun, il romanziere delle favole marocchine, va sulle orme di Alberto Giacometti che «non ha mai smesso di scolpire la solitudine». Quelle figure sottili e allungate gli richiamano alla mente una via nella medina di Fés così stretta che veniva chiamata «la strada per uno soltanto». Lì anche le finestre si guardano e si aprono su reciproche intimità. Le statue di Giacometti, dice Ben Jel¬ loun, sono fatte per camminare in quella strada e magari incrociarvisi. «Mi sembra addirittura di averle incontrate da bambino. Il cane di bronzo, così lungo, così scarno, radeva i muri con la sua orizzontalità rigida e interminabile». Sono esseri leggeri che sembrano voler fuggire dai loro piedestalli; esprimono l'assenza, il tempo, Inumana stanchezza delle cose». Pascal Quignard, romanziere e saggista, entra nella pittura gotica di Georges de La Tour e ne indaga le tele costruite come vasti enigmi. Sono scene notturne avvolte da un grande silenzio, illuminate dalla fiamma della candela, dove l'uomo è a colloquio con se stesso: San Giuseppe falegname, L'estasi di San Francesco, La Maddalena penitente. Dice Quignard: «E' il maestro delle notti, degli sguardi rivolti all'interno, delle palpebre abbassate». Antonio Tabucchi ha scelto Velazquez, soprattutto Las meninas, il dipinto raffigurante le damigelle d'onore intorno alla principessa Margarita Teresa: lo affascina da tempo e gli ha ispirato un raffinato racconto. «Quel quadro è un concetto - ci spiega -, un rebus e nello stesso tempo una fotografia». Gli altri accoppiamenti tra scrittura e pittura? Paul Nizon e Goya, Manuel Vazquez Montalban e Gauguin, Paul West e James Ensor. Ogni volume (i primi tre saranno a giorni in vetrina) viene pubblicato contemporaneamente in cinque lingue: francese, inglese, tedesco, italiano, spagnolo. La Flohic vuol essere una casa editrice internazionale e abolire le frontiere tra le idee. La misura di questa ambizione? Far conoscere agli americani lo sguardo di un romanziere tedesco su un pittore spagnolo. Ernesto Gagliano Ben Jha scGiacoper ilmuseimma Ben Jelloun ha scello Giacometti per il suo museo immaginario
Luoghi citati: El Greco, La Maddalena
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