GUISO, IL PALIO DEI VIP NEL MIO PALAZZO DI SIENA di M. A.
GUISO, IL PALIO DEI VIP NEL MIO PALAZZO DI SIENA GUISO, IL PALIO DEI VIP NEL MIO PALAZZO DI SIENA ZEFFIRELLI litigava con Polanski, Calvino s'incontrava con Parise, Lady Bird Johnson e l'Aga Khan omaggiavano Margaret, la quale con apprezzabile autoironia chiedeva: «Non sembro la Primavera di Botticelli? Prima del restauro, of course». L'ospite del gruppetto d'eccezione si chiama Nanni Guiso, fortunato proprietario di un palazzo affacciato sulla piazza del Campo a Siena le cui cinque finestre, ogni estate per il Palio, hanno lungamente esercitato un'irresistibile attrazione sui famosi del jet set che vi si sono pigiati in una promiscuità fisica improvvisa «con quella confidenza che nasce in trincea quando insieme si è sovrastati da un destino ravvicinato». ((Arrivano in aereo o in elicottero, quasi contemporaneamente, creando ingorghi; chiedono subito bagno e cham¬ pagne. Molti nel '68, con l'incubo di essere gambizzati, si portavano le armi, il mio guardaroba era un arsenale. C'è chi ti offre un dono, con la solita modestia: "E' una sciocchezza"; infatti spesso lo è. Un amico, indicato come l'uomo più ricco del mondo, mi regalò nell'80 una agenda in coccodrillo: era del '79». Il racconto di questa piccola epopea annuale, appartiene al romanzo-viaggio nella memoria che Guiso, notaio gentiluomo trapiantato in terra senese dalla natia Sardegna, ricco in egual misura di beni, paziente intelligenza e humour, ha intitolato come il diario d'una giovinetta vittoriana: Taci, cuor mio (Passigli, pagg. 189, lire 20 mila). L'autore ha invece un'età matura sicché il percorso a ritroso è accompagnato da una malinconia inevitabile, ma così lieve e discreta da lasciarsi continuamente scacciare dal sorriso. Così, di un remoto Natale ro¬ mano, protagonista è la servetta che va a rubare sul Colle Oppio il ghiaino per decorare il presepe di famiglia e bisogna recuperarla al commissariato; il pomeriggio d'infanzia alla Casina delle Rose dove la sciantosa all'improvviso mostra il seno è riprodotto attraverso lo sgomento materno; e Pio XI viene visto con gli occhi dell'influente bambino che lo rincorre in San Pietro per recitargli una poesiola sarda di circostanza. Come di costume tra la gente dabbene degli Anni 30, l'iniziazione sentimentale del giovane Guiso è affidata alla sapienza del fedele domestico che lo conduce, previo accordo col severo genitore, tra le braccia della morbida Apollonia, governante d'uno squisito marchese omosessuale, in viaggio a Capri. La consumazione avviene naturalmente sul letto dell'assente con la ragazza adorna dei deshabillé femminili del padrone. Non meno spassosa la cronaca di un soggiorno dell'autore a Miami, ospite dell'amico arcimiliardario: per il tè si viene trasportati con l'elicottero in favolosi giardini all'italiana, per i pranzi nelle ville «palladiane» corredate di gondola si usa un trenino del 1920, ad ogni ospite è fornita una tv a circuito chiuso per le ultime notizie meteorologiche onde regolarsi sull'abbigliamento. A questo punto Guiso confessa: «Ho sempre odiato lo strapotere, il lusso sfrenato, la diversità a volte umiliante degli stili di vita. Bè, a Miami ho rischiato di cambiare idea. Forse aveva ragione Fanny Brice: "Sono stata ricca e sono stata povera, credetemi è meglio essere ricchi"». L'autore di Taci, cuor mio vive da single, collezionando stupendi teatrini (che dice Ceronetti?) ih una villa del Peruzzi da cui può sentire i profumi di Siena, il grande amore della sua vita, [m. a.]
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