E ORA CANOVA SI METTE IN POSA

E ORA CANOVA SI METTE IN POSA E ORA CANOVA SI METTE IN POSA I HE un testo come questo, I ' dedicato in scritti e imI magini alla figura del Ca1 i nova quale emerge complessivamente dalla memoria storica e opere del «Tempio» di Possagno, rechi in copertina come nome d'autore quello del solo fotografo non è un caso di tutti giorni, anche se si tratta di un vero prezioso monumento editoriale in cui è essenziale la qualità e profondità di «lettura» delle immagini. D'altra parte, il discorso dei vantaggi e dei rischi portati dall'invenzione della fotografia - e poi dal perfezionamento tecnologico cromatico - allo studio e all'interpretazione dell'oggetto storico artistico è di ben lunga data: il saggio di Wòlfflin Come si deve fotografare le sculture risale al 1887. Nel nostro caso, il testo di Franco Barbieri, che ripercorre con ampiezza e originalità di considerazioni la fortuna critica, dalla gloria vivente alle contestazioni romantiche e idealistiche ai più recenti recuperi, ci fornisce la chiave dell'oggettiva preminenza e valore critico dello splendido apparato visivo di Marion. Fra le più importanti considerazioni di Barbieri emerge quella, che è un poco la «summa» dei più recenti contributi sul Canova: la necessità, in parallelo con le nuove prospettive e proposte della comune origine illuministico-storicistica di neoclassicismo e di romanticismo come alternativa fra razionale e fantastico, entrambe componenti della «natura» umana, di superare la fase del recupero del Canova «veneto» dei dipinti, dei disegni, dei bozzetti e delle prime grandi sculture «naturalistiche», separato con assoluta dicotomia dal successivo e cerebrale Canova romano e antichista. Barbieri ribadisce la necessità di una considerazione globale dell'opera, osservando acutamente che esiste un parallelismo fra questo tipo di critica rivolto al Canova romano - comunque un protagonista della grande svolta a fine '700 - e quella rivolta da Nietzsche al sistema filosofico kantiano come irrigidimento concettuale del «vortice dei sensi»; mentre in realtà entrambi i protagonisti, in stretta coincidenza di tempi, nel passaggio dai sensi alla ragione danno illuministicamente egual forza ad entrambi i valori. Il punto centrale, in questo rapporto, è assunto dai cosiddetti modelli in gesso conservati a Possagno e dalla loro modernissima, «paleoindustriale» funzione: prototipi realizzanti in tutto e per tutto l'idea-immagine finale dell'autore, pronti per la traduzione anche in più esemplari in marmo o più raramente in bronzo. Prototipi «vitali», e come tali letti e frugati e addirittura cromatizzati in fantastici rossi e viola da Paolo Marion. [m. r.j Paolo Marion (testo di Franco Barbieri) Canova a Possagno Biblos, pp. 95, s. i. p. e per tutto lideale dell'autore, prduzione anche inin marmo o piùbronzo. Prototipme tali letti e frura cromatizzati isi e viola da Paolo Marion (testo di Franco BaCanova a PossagBiblos, pp. 95, s. i. p<4 Particolare di «Tenere italica» gesso di Antonio Canova fotografato da Marion

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