Un saggio provocatorio di Fernandez sulla sessualità creativa

PIU' GAY PIU' ARTISTA? PIU' GAY PIU' ARTISTA? Un saggio provocatorio di Fernandez sulla sessualità creativa ETTORE e Andromaca, Giulietta e Romeo, Tristano e Isotta, Rossella O'Hara e Rhett Butler. Non sono forse queste le coppie celebri dell'umanità? Ebbene no, c'è un errore, anzi un complotto. Un complotto della cultura ai danni della natura. Se si dovesse dar retta a quest'ultima, si scoprirebbe che le «vere» coppie sono altre: Achille e Patroclo, Edoardo II e Gaveston, Verlaine e Rimbaud, Gustav von Aschenbach e Tadzio. Perché la «cultura», in nome della sopravvivenza dell'umanità, non ha fatto altro che soffocare la «natura», elevando a norma l'eterosessualità invece dell'omosessualità. «La natura è omosessuale, la cultura organizza la sopravvivenza dell'umanità». Per Dominique Fernandez, autore del saggio II ratto di Ganimede. La presenza omosessuale nell'arte e nella società (Bompiani), l'intensità della propaganda a favore dell'eterosessualità costituisce la prova migliore del carattere «naturale» dell'omosessualità: «E' di un'evidenza tanto lampante che l'umanità, per non lasciar .estinguere la specie, ha dovuto organizzare questa gigantesca congiura di modelli letterari, di immagini artistiche, di promozioni di ogni genere, questa pubblicità chiassosa che rimedia alla debolezza dell'istinto». Possibile? Per suffragare la sua tesi, Fernandez chiama a testimone addirittura Goethe, che al cancelliere Mùller avrebbe dichiarato: «L'amore per i ragazzi è vecchio quanto l'umanità, e si può dunque dire che è naturale, che pòggia sulla natura. Non lasciamoci più sfuggire le vittorie che la cultura ha riportato sulla natura, non priviamocene a nessun costo». E in effetti non si può negare che la cultura mondiale, da quando Ulisse cadde ai piedi della giovane Nausicaa nell'isola di Corfù, sia principalmente eterosessuale. Una gigantesca mistificazione? Parrebbe proprio di sì. Le opere dello spirito, i prodotti dell'arte costituiscono - incalza Fernandez - il guizzo salvatore del genere umano, preoccupato di scoprirsi votato alla morte dalle proprie pulsioni naturali. «Epopee, lavori teatrali, romanzi, quadri, opere liriche, film sarebbero la controffensiva del buon senso e della ragione, l'arma migliore di propaganda e di lotta per incoraggiare il perpetuarsi della specie». Al di là delle tesi più provocatorie, il libro di Fernandez pone tuttavia un problema più ampio: quello del rapporto tra inclinazioni sessuali (omosessuali) e creatività. E' possibile ipotizzare una relazione diretta tra le due cose? Formulata così, la domanda non ammette risposte positive e provoca anzi qualche disagio. Basterà ricordare, a questo proposito, l'opinione dell'autore di Sodoma e Gomorra, Marcel Proust, secondo il quale l'Io creatore non ha alcun rapporto con l'Io privato. Se tuttavia pro- viamo a riformularlo senza stabilire rapporti di causa ed effetto, l'interrogativo diventa più accettabile: Può accadere che l'impossibilità di trovare una soluzione soddisfacente ai problemi personali si ripercuota sul complesso di un'attività creatrice? E' il caso, per fare un esempio, di Franz Schubert. Contrastando l'opinione comune secondo cui la musica non ha nulla che vedere con il sesso, Fernandez attribuisce a un'omosessualità «velata» (quella che non riconosce se stessa e toghe valore agli altri obiettivi con la sua sola esigenza inconfessabile e inespressa) la responsabilità del destino infelice del compositore e la stessa natura frammentaria e «minore» della sua produzione. «Musica da camera, sonate: qualche successo di stima, tra i suoi amici. Lieder, valzer: veri trionfi, ma in un genere giudicato "minore" e che non toghe dall'ombra chi è costretto a restarvi dal proprio senso di colpa». Ma i problemi posti dal tema «omosessualità e creazione artistica» non finiscono qui. Oltre ad autori, esistono infatti anche personaggi omosessuali. Tra i più famosi, il Dorian Gray di Oscar Wilde e l'Aschenbach di Thomas Mann, il barone Charlus di Proust e il Vautrin di Balzac, il Ludwig di Visconti. Accanto a questi, omosessuali per così dire «dichiarati», esistono figure più «mascherate». Pensiamo ad Albertine, la «jeune fille en fleur» amata dal protagonista della Recherche. Non è inquietante, per il lettore, sapere che dietro la leggiadra e sfuggente fanciulla si nasconde il baffuto Agostinelli, lo chauffeur di Proust? Qui l'omosessualità dell'autore entra in campo e condiziona addirittura la genesi di un personaggio; cui nella finzione letteraria viene cambiato il sesso. In questo caso, dunque, i riflessi delle tendenze sessuali sulla creazione artistica non sono indifferenti. Ma il discorso si allarga e ingloba il vecchio problema del rapporto tra vita e opera. Sappiamo che sono molteplici e complicati i modi in cui la vita di imo scrittore, di un musicista, di un pittore, si riflette nella sua opera. Sappiamo che tutti i creatori, una volta terminato il loro lavoro, lo considerano un prodotto autonomo, che richiede di essere sottoposto al processo - a sua volta autonomo e creativo - dell'interpretazione. Una certa considerazione dell'opera d'arte si sposa qui con la considerazione della critica, attività ermeneutica indipendente, originale e creatrice. Da Oscar Wilde ai romantici tedeschi, da Benjamin a Lukàcs: i critici moderni hanno collegato l'autonomia dell'interpretazione letteraria all'autonomia del testo da interpretare. Tra questi due elementi di un processo misterioso e complesso le tendenze sessuali (od omosessuali) degli autori si inseriscono con una certa difficoltà. Lalli Mannarini Abrahamnon è devPTORINO SICHIATRA, sessuologo, scrittore, Giorgio Abraham vive e insegna a Gi Inevra. Ha pubblicato:Psichiatria pluridimensionale. E' possibile una filosofia, della medicina? (Feltrinelli, 1977); Introduzione alla sessuologia medica (insieme con Willy Pasini, Feltrinelli 1978); Sessualità, lacere e violenza (Masson, 1987); e infine un romanzo. Né il giorno né l'ora (Frassinelli, 1986).

Luoghi citati: Albertine, Corfù