CANTANTI MUTI E VIDEOCLIP COSI' HANNO UCCISO IL ROCK

CANTANTI MUTI E VIDEOCLIP COSI' HANNO UCCISO IL ROCK CANTANTI MUTI E VIDEOCLIP COSI' HANNO UCCISO IL ROCK bile alla cultura giovanile. Oggi questo genere musicale, che è stato «uno degli ultimi tentativi romantici di conservare forme di produzione musicale - l'interprete come artista, l'esibizione come condivisione - rese obsolete dalla tecnolgia e dal capitale», ha perso irrimediabilmente ogni possibile «diversità». «Give Peace a Chance» di Lennon, un tempo cantata nelle manifestazioni contro la guerra in Vietnam, ai giorni nostri potrebbe essere utilizzata per uno spot natalizio della Coca-Cola. E proprio su Lennon, Frith scrive le sue pagine più belle. Più di ogni altra rockstar, l'ex Beatle mise in rilievo le contraddizioni sociali di un certo modo di fare musica, il contrasto tra la canzone quale fatto privato (urlo) e quale servizio pubblico l'essere responsabile di quanto accade nel mondo. Al .contrario di Springsteen, rappresentante ingenuamente eroico di quel- l'«autenticità» che nello show business non è mai stata di casa, se non come ideologia. Il testo si conclude con un'analisi del pop degli Anni Ottanta e Novanta, caratterizzati dalla decisiva influenza del videoclip. Suono e visione segnano il nuovo binomio, tra arte e pubblicità, ponendo l'accento non più sul prodotto (il disco) ma sulla confezione (il filmato). Ed ecco che si ritorna al caso dei Milli Vanilli e di chissà quanti gruppi costruiti in studio da abili produttori. E il rock? Quello nato nel 1956 con Elvis Presley e morto vent'anni dopo con i Sex Pistols, violenti precursori del punk? E' uno stile tra gli altri, che ha rappresentato una fase passeggèra della popular music piuttosto che una rivoluzione culturale di massa, come molti hanno creduto. quanto per lo studio della cultura di massa. E Fritz, nella doppia veste di critico militante per Observer e di accademico - dirige il John Logie Baird Centre, un centro di ricerche su musica, cinema e tv -, attraversa la storia della musica leggera, partendo dalle prime industrie fonografiche sino alle odierne multinazionali. Artificio e tecnologia, marketing e pubblicità caratterizzano l'attuale universo del pop. Un esempio recente-, finito sulle prime pagine dei quotidiani, è quello dei Milli Vanilli, gruppo formato da due avvenenti ragazzi di colore vincitori di un Grammy per la musica lo scorso anno. Un bel giorno, qualcuno si accorge che i blasonati giovanotti non hanno mai cantato una nota, limitandosi a prestare i loro corpi di ballerini per mimare i brani. A cantare erano invece due «negri» (veri), abili sul piano vocale ma ahimé poco do¬ tati fisicamente da madre natura. E così, i (finti) Milli Vanilli devono restituire l'ambito premio. Il tema principale di Music for Pleasure - questo il titolò inglese originale del libro - è però la morte del rock o, perlomeno, dell'ideologia del rock, legato per decenni e in modo inscindi¬ Ivo Franchi