POLEMICA PER LE STRONCATURE : CI SCRIVE IL «CRITICO FRATRICIDA»

POLEMICA PER LE STRONCATURE : CI SCRIVE IL «CRITICO FRATRICIDA» POLEMICA PER LE STRONCATURE : CI SCRIVE IL «CRITICO FRATRICIDA» Gentile direttore, vorremmo riparare a un'omissione della recensione di Claudio Gorlier a La riva fatale di Robert Hughes (Adelphi, 1990), apparsa su «Tuttolibri» il 23 febbraio: una recensione che sembra, curiosamente, ignorare il contenuto del libro. E' giusto che i lettori di Tuttolibri sappiano che Hughes non ha scritto una volonterosa ma lacunosa storia dell'Australia dell'Ottocento, bensì ha volutamente concentrato la sua attenzione, come dice il sottotitolo, sulla «fondazione dell'Australia», cioè sulla colonia penale, perché come tale l'Australia nacque, su quegli ottant'anni, dal 1788 al 1868, in cui essa funzionò da discarica di tutti gli indesiderati della Gran Breta¬ lettore italiano: anche Va' pensiero lo è in Italia, ma non a Sydney. Conosco l'anagrafe di Lawson e di Paterson; però, se delprimo siparla, bisogna spiegare chi era, e non liquidarlo imprecisamente come <q>oeta»; in quanto al secondo, gli spetta il merito di aver dato ordine e forma a buona parte delle ballate popolari. Dubito che si possa parlare di fiabe italiane senza riferirsi a Italo Calvino, nato certamente assai dopo la loro diffusione. Contesto vigorosamente che la rivolta di Eureka sia un episodio marginale: sarebbe come affermare che Carlo Pisacane è figura marginale del Risorgimento italiano, salvo che nell'ottica del Conte di Cavour. Ma qui sta il nocciolo del mio dissenso dall'eccellente (lo ribadisco) libro di Hughes. Avere, cioè privilegiato all'eccesso il paradigma della deportazione nella storia australiana. Questo, si, è gna: criminali, dissidenti politici o semplici emarginati sociali. Dei deportati, della loro vita e morte in quella terra «capovolta», dei loro patimenti, dei loro carcerieri e delle conseguenze che tali inizi ebbero sulla formazione e sul carattere della nazione australiana parla il libro di Hughes. Servendosi di un'enorme massa di fonti dirette e in gran parte inedite - diari e lettere di deportati, petizioni e deposizioni, memoriali di carcerieri e narrazioni di testimoni oculari -, Hughes ha scritto una storia della fondazione dell'Australia vista «dal basso» e ha dato voce a una massa di reietti che fino ad oggi avevano trovato poco spazio nelle pur autorevoli storie ufficiali. Gorlier si stupisce di trovare solo un accenno a Henry Lawson e nessuna menzione dell'Eureka Stockade e di «Banjo» Paterson. L'Eureka Stockade fu una ribellione di minatori che volevano essere rappresentati in Parlamento e riguarda solo marginalmente la deportazione; quanto a Lawson e Paterson, nel 1868, quando la deportazione finì, i due scrittori avevano rispettivamente uno e quattro anni. scontato, fuorviarne, e rifiutato ormai dalla storiografia australiana. Penso, tanto per fare un caso, al fondamentale Inventing Australia di Walker, citato da Hughes di passata. In altre parole, le traduttrici ribadiscono che tutto quanto non possa essere ricondotto al problema del convictism è marginale, compresa l'emigrazione la proposito della quale Hughes dichiara che quella italiana si è sviluppata dopo la seconda guerra mondiale, che è una grave disinformazione). I movimenti radicali e repubblicani nell'Australia di oggi - e non si tratta di minoranze trascurabili - si rifanno precisamente a Eureka, e il loro distintivo, che Ravano e Luzzani certo conoscono, reca la croce di Eureka. Me lo infino all'occhiello quando incontro qualcuno di loro, e idealmente lo faccio anche ora.