CARICARE CARI E CARE ECCO I «MONOVERBIA FRASE » di Stefano Bartezzaghi

CARICARE CARI E CARE ECCO I «MONOVERBI A FRASE» CARICARE CARI E CARE ECCO I «MONOVERBI A FRASE» La profilassi degli insegnanti di manica larga PER chi tiene una rubrica come questa il compito di seguire la posta coi lettori è (talvolta) faticoso ma (sempre) divertente. Quando poi arrivano lettere come quelle di Marco Morello (Castiglione, To) o di Rutello (Ciriè, To), l'archivista ha di che rabbrividire. Ne ho qui sott'occhio una proprio di Morello che risale al 3 febbraio scorso. Contiene 64 giochi di parole, con autocommenti manoscritti, e non è neanche una delle lettere più smodate. Caratteristica dominante di questi diversi giochi è la loro difficile attribuzione a una o l'altra categoria dei giochi di parole noti. Morello può mettersi a trascrivere frasi illogiche sentite alla televisione («hanno deciso di rimandare ogni decisione», dal TG2 mattutino del 27/1/91, oppure parole e casi lessicali che l'hanno incuriosito. Per esempio: «VA + SO + DI + LA + TA + TO + RE: 7 sillabe consonante + vocale». Questo caso incuriosisce un po' anche me. Qualche anno fa, preso da non so quale raptus analitico, ho provato a mettere insieme alcuni paragrafi per un saggio di teoria del cruciverba (italiano). E lì sono inciampato nelle parole come vasodilatatore, e nel «modulo sillabico consonante-vocale». C'è un principio dell'Onu che dice «un popolo, una patria». C'è un principio dei movimenti anti-apartheid in Sud Africa che dice: «un uomo, un voto». C'è un principio dei cruciverbisti che dice, o diceva: «una consonante, una vocale». Nel lessico italiano le parole costruite su questo modulo (da vino a rovina a monotono a decimonono a ricapitolare a vasodiladatore) sono, credo, molte. Ma non è per questo che interessano particolarmente al cruciverbista. La loro proprietà principale è quella di riprodurre la stessa alternanza tra consonante e vocale in un intero nucleo di cruciverba, mediante alcuni facili espedienti e trucchi del mestiere. Non mi inoltro in questo che è un problema di «ritmo» del cruciverba, lascio la questione così sfumata come è. Forse qualcuno troverà singole parole «c + v» oltre le sette sillabe. Torniamo a Morello. La magior parte dei giochi che mi proponeva nella lettera di cui sopra sono «monoverbi a frase». Tra gli esempi migliori MENU' VARIATI = vittimisti (vitti misti). Oppure: INSEGNANTI DI MANICA LARGA = profilassi («profi» lassi; o anche: «prof, i lassi» secondo una costruzione sintattica un po' fantasiosa). I grattacapi, all'archivista, li danno però altri esempi. OSTIA = discobolo (disco-bolo). MESSA = preterito (preterito). E soprattutto: AMICHE E AMICI! = caricare (cari, care). Di fronte al compito di decidere a quale carpetta o faldone dell'archivio assegnare questi giochi, l'addetto si mette in ferie o in cassa malattia. «Hanno deciso di rimandare ogni decisione». Questo perché, come sanno gli attenti lettori, nelle ultime settimane si è parlato qui sia di «monoverbi a frase» sia di «sciarade oppositive», e questi esempi morelliani partecipano un po' di entrambe le categorie. II «disco» si può opporre al «bolo», perché l'uno è di forma circolare ma piatta, e l'altro è sferico (c'è identità etimologica tra «disco» e «discobolo»). Il «prete» non si può opporre al «rito», ma c'è un'indubbia relazione (di tipo, direi, «metonimico») che va dall'officiante all'ufficio. I «cari» si possono opporre alle «care» per distinzione grammaticale di sesso. Voi direte, cari lettori e care lettrici, che sono affari miei. I problemi di classificazione dei giochi di parole farebbero scappare la pazienza a Giobbe. Non siete tenuti a occuparcene voi. Io, nei precedenti paragrafi, ho mescolato termini enigmistici («sciarada», «monoverbo») e termini retorici («metonimia») alla dizione «giochi di parole». Mal me ne incorrerà: bisogna tenere distinti, e distanti, gli uni dagli altri, proprio perché tendono a ravvicinarsi. Per chi si occupa di retorica, l'anagramma è una cosa. Per noi è un'altra: e quando «noi» facciamo anagrammi come giochi di parole abbiamo delle possibilità combinatorie che ci dobbiamo invece negare quando facciamo anagrammi come giochi enigmistici. Eppure siamo sempre «noi». Se tra di noi (se tra di voi) c'è chi ha voglia di approfondire questi problemi tassonomici questo io non lo so dire. Per non sapere né leggere né scrivere, consiglio la lettura incrociata del saggio classico di Sigmund Freud su II motto di spirito, e delle postille che ne ha fatto poi lo strutturalista Tzvetan Todorov (La retorica di Freud, ottavo capitolo del bel libro Teorie del simbolo, Garzanti). A mio parere è meglio fare sciarade e monoverbi. Scrivete a Tuttolibri, Redazione Giochi, via Marenco 32, 10126 Torino. Stefano Bartezzaghi

Persone citate: Castiglione, Freud, Garzanti, Giobbe, Marco Morello, Morello, Sigmund Freud, Tzvetan Todorov

Luoghi citati: Ciriè, Sud Africa, Torino