Quei gioielli di Priamo trafugati da Stalin

Quei gioielli di Priamo trafugati da Stalin Quei gioielli di Priamo trafugati da Stalin «Da 50 anni restano nascosti in Urss i tesori della Germania nazista» ~m\ LONDRA Il cosiddetto «Tesoro di I Priamo», scoperto da I Schliemann a Troia, cenai 1 tinaia di altri pezzi archeologici e decine di capolavori dei più celebri pittori scomparsi dai musei tedeschi alla fine della seconda guerra mondiale, sono stati trafugati dalle truppe russe e trasportati segretamente in Urss dove sono rimasti nascosti in depositi sconosciuti fino ad oggi. Il sospetto, largamente diffuso in Occidente, è stato ora confermato ufficialmente da due studiosi russi con un clamoroso rapporto che verrà pubblicato nel numero di aprile della rivista americana «Art News». E' la prima volta che fonti russe, pur citate in maniera anonima, ammettono che per quasi mezzo secolo i tesori della Germania nazista sono rimasti celati in Unione Sovietica. E questa ammissione è destinata a provo- \ care una campagna internazionale per la restituzione dei capolavori scomparsi da parte della Germania e degli altri Paesi di origine dei pezzi trafugati come «preda di guerra» dalle truppe naziste quando avevano invaso mezza Europa depredandone i musei d'arte. Secondo le informazioni comparse ieri sulla stampa inglese e che citano in anteprima l'articolo firmato dagli specialisti d'arte Constantin Akinsha e Gregory Kozlov, nel luglio del '45 un aereo militare russo aveva trasportato segretamente in Urss dietro ordine diretto di Stalin una decina di casse contenenti i tesori archeologici del Museo di Berlino comprendenti i diademi d'oro scoperti da Heinrich Schliemann nel 1873 e nel corso della campagna di scavi a Troia. Oltre a questi pezzi di inestimabile valore archeologico, gli specialisti russi al seguito delle truppe che avevano conquistato Berlino si erano impadroniti anche di decine di dipinti fra cui il ritratto di una donna del Velàzquez, incluso nella collezione privata di Hitler, e altre mirabili opere classiche di El Greco e Goya, oltre alla raccolta di 363 disegni di «Old Masters» appartenenti al Museo di Brema e alla collezione privata di disegni classici dell'olandese Franz Koenig. Ma il lotto più importante era costituito forse dalla serie dei capolavori degli impressionisti: «Il giardino» di Monet, una veduta del Mont Saint-Victoire di Cézanne, «La passeggiata» di Degas, «La donna» di Renoir. E ancora opere di Courbet e di Daumier, che si temevano perdute per sempre nella distruzione dei bombardamenti alleati. Questi tesori erano stati invece dispersi nei depositi segreti sparpagliati in diverse città russe, da Mosca a Leningrado, da Kiev a Zagorsk. E per decenni nessuno ha parlato, seguendo al- la lettera gli ordini impartiti in origine da Stalin. Soltanto negli ultimi tempi, sull'onda impetuosa del rinnovamento gorbacioviano, è cominciata ad apparire qualche fessura nella cortina del segreto di Stato. Infine, è giunta quest'ultima rivelazione, attribuita dai due autori a fonti anonime delle istituzioni culturali sovietiche che starebbero studiando quali decisioni assumere sulla futura destinazione di queste opere d'arte rimaste per decenni nascoste per disposizione del regime. Una fonte governativa tedesca citata dall'«Independent on Sunday» ha sostenuto che «è possibile, probabile anzi» che i russi abbiano nascosto per tutto questo tempo il tesoro. «Se sarà confermato, ne chiederemo certo la restituzione». Un passo analogo è stato preannunciato anche dal governo olandese. Paolo Patrutio