Aosta il figlio ha trovato i cadaveri martoriati

r r Ce lavoro tra le vigne anche per gli albanesi Aosta: il figlio ha trovato i cadaveri martoriati In preghiera per Santina Renda EXTR ACO AUN ragionevole numero di profughi albanesi le Langhe, assieme al Roero e al Monferrato, potrebbero assicurare una immediata ospitalità, come primo passo verso una libera e dignitosa sistemazione. Come forse qualcuno sa, in Italia esiste una campagna ricca e una campagna povera e questo prescinde dalle latitudini perché la valorizzazione del lavoro contadino dipende da molti fattori, mercantili e umani, ma sempre si inizia dalla fertilità del suolo. E tanto al Nord quanto al Sud ci sono terreni che riescono a produrre convenientemente ben poco, ce ne sono altri che appena ci metti mano danno in abbondanza come se fossero solo in attesa di mostrare le loro intime virtù: e metterci mano, si capisce, vuol dire impiegare in essi i presìdi della meccanizzazione e della tecnologia. Le Langhe dispongono di un'agricoltura ricca, sono l'immagine di un'agricoltura consona con i tempi: è vero che la povertà è ispiratrice di buoni sentimenti, ma forse alla prova dei fatti questa ispirazione è mancata. Se le Langhe hanno raggiunto questo traguardo, il merito è tutto di chi le abita e ci lavora. La gente si è trovata per la prima volta a disporre di risorse fino a uno o due decenni fa impensabili, non si è lasciata sfuggire l'occasione, ha saputo sfruttarle con intelligenza e adesso ne gode i frutti, come suol dirsi. Ma li gode davvero? Per apprezzare ciò che si ha ci vuole un po' di tempo sottratto alla gravità degli impegni quotidiani, bisogna anche poter indugiare nelle belle case con pregiata mobilia. Per poter dire un significativo «finalmente» ci vogliono persone con le quali spartire questo avverbio, luoghi pubblici o privati nei quali compiacersene almeno ogni tanto. Sennò si fa la fine di chi ha trovato l'oro ma non riesce a convertirlo in moneta. Parlo con i contadini delle Langhe e mi dicono che gli manca il tempo di mettersi a tavola. Essendosi buona parte dei viticoltori trasformata in produttrice di vini eccellenti, ciascuno di loro è entrato in un'area mercantile di largo raggio, deve tener I d'occhio entrature e comI marci di uguale estensione, ma le viti non si allevano da sole, bisogna accudirle, strapparsi l'anima a far tutto da soli perché le mogli tante volte hanno l'impiego che richiede una doverosa cura della persona, in alcuni casi insegnano a scuola. Certo, i figli: se va bene uno o due per casa che studiano per andare all'Università e l'aiuto nei filari, nei campi, è un diversivo. Poi magari, presa la laurea o comunque avviatisi per il loro corso, si accorgeranno che la cascina, chiedo scusa l'azienda agricola, rende molto di più di un lavoro anche prestigioso sotto padrone, e quindi spodesteranno i padri per condurla in proprio. Ma intanto bisogna fare i conti con ciò che c'è. D'accordo, le macchine: fanno in metà tempo il lavoro di dieci braccia e sempre più il rapporto si divaricherà. Però le vigne di collina, specie se i vini devono essere vincenti su concorrenze agguerrite, necessitano ancora di tanto di quel lavoro manuale da guardarsi attorno e invocare un garzone che non si trova nemmeno se lo strapaghi. Infatti il garzone, avendo deciso di mettere su casa, di sposarsi, per prima cosa vuole una casa per sé. Langhe totalmente trasformate rispetto ai modelli letterari: qualcuno perciò ne lamenta l'infedeltà ad essi, ma per fortuna i modelli cambiano altrimenti saremmo coinvolti nell'immobilismo. Se le Langhe di oggi fossero rimaste le Langhe dei nonni, qui ci avrebbero portato tutti gli inceneritori d'Italia. Langhe ricche perché moderne e siano sacrificati i passatisti agli dèi. Ora, se il sillogismo ha un senso: essendosi le Langhe, come il Roero e il Monferrato, presa una grande rivincita senza smarrire troppo i valori; essendosela presa grazie al benessere, ed essendo, questo, conseguenza dei tempi nuovi, bisognerà convenire che comunque il moderno fa premio sul vecchio. I vecchi erano diffidenti e chiusi per necessità, i giovani sono europei e aperti per mentalità e anche per convenienza. Perciò credo di poter dire che i profughi albanesi, una parte di essi, qui trovrebbero comodo e ne darebbero. elli elli | Franco Piccinelli elli AOSTA. Ancora un macabro fatto di sangue ha scosso la tranquilla Valle d'Aosta. Due anziani coniugi sono stati martoriati e assassinati da uno o più sconosciuti che nottetempo sono entrati nella loro abitazione e li hanno colpiti con numerosi colpi inferti con un'arma da taglio, forse un coltello, mentre dormivano. Sono Fendano Jorioz, 79 anni, già vicesindaco di PréSaint-Didier, e Germana Ferrin, di 75, entrambi agricoltori, che abitavamo in una modesta casetta di Champex, una piccola frazione di Pré-Saint-Didier, che sorge lungo la vecchia strada statale che s'inerpica dentro un profondo vallone dove scorre la Dora e sbuca un paio di chilometri prima di Courmayeur. A compiere la funerea scoperta è stato il figlio Eliseo, di 52 anni, che viveva con i genitori. Ieri mattina, come di consueto, era andato in cucina per accendere la stufa e preparare la colazione. In camera così come li hanno poi trovati gli agenti della polizia di Aosta, ha trovato i genitori nei letto, ormai diven¬ Tutta l'isola per 48 ore al «setaccio» delle Guardie di Finanza tato una pozza di sangue e in posizioni che, comunque, dimostrano un disperato, anche se debole, tentativo di reazione. Feliciano Jorioz, supino, aveva segni di coltellate all'addome e alla tempia, al braccio e alla gamba sinistri. Nel pugno sinistro teneva un pezzo di cappello, forse strappato all'assassino. La moglie, prona, presentava invece ferite alla testa. Eliseo Jorioz ha chiamato subito i vicini di casa e seconda la testimonianza di una signora «i due corpi erano ancora tiepidi». E' proprio sull'affermazione di questa signora che ruotano, per il momento, le indagini coordinate dal sostituto procuratore del tribunale di Aosta, Luigi Schiavone. Indagini che, salvo possibili e clamorose svolte, non si presentano facili. Per il momento «unico impossibile» testimone di quanto è accaduto è il cane che dormiva accanto al letto dei suoi padroni e che ancora ieri mattina appauriva impaurito e tremante. Eliseo Jorioz ha detto di non aver sentito niente, perché dormiva in una stanza lontana da quella dei genitori e situata nella parte della casa che affaccia sulla Dora. Gli abitanti di Champex, una quindicina, si conoscono tutti fra loro anche perché, bene o male, hanno un legame di parentela e il fatto li ha lasciati esterrefatti. Alcuni hanno saputo dell'accaduto proprio mentre uscivano di casa per recarsi a Pré-Saint-Didier dove si svolgeva la cerimonia della benedizione delle Palme. «E' una cosa assurda ed incomprensibile», dice un artigiano di La Thuile, parente delle due vittime. Altri aggiungono che «erano persone tanto per bene...; avevano venduto da poco un alloggio e non avevano voluto i soldi in attesa che l'acquirente ottenesse il mutuo dalla Regione». Un paio di giorni fa i due agricoltori avevano ritirato la pensione ed il ritrovamento della somma, circa un milione e mezzo, ha fatto perdere credito all'ipotesi della rapina avvalorando quelle legate a questioni di interessi, a futili motivi o al gesto di una persona in preda ai fumi dell'alcol o di sostanze stupefacenti. Gli inquirenti stanno, comunque, lavorando su alcuni particolari di non poco conto. Né la porta, né le finestre, presentano segni di effrazione. Fatto evidente che chi è entrato nell'abitazione o aveva la chiave o conosceva il posto, un nascondiglio nel muro esterno della casa, dove i due anziani erano soliti lasciare una seconda chiave. La famiglia Jorioz da qualche anno a questa parte è perseguitata dalla cattiva sorte. Alcuni anni fa è morto uno dei tre figli dopo essere caduto in un tombino, mentre una figlia era deceduta per malattia. Eliseo, invece, dopo aver lavorato alcuni anni nei servizi forestali, è stato riconosciuto invalido per una menomazione ad un ginocchio ed era stato da poco dimesso dall'ospedale di Aosta dov'era stato ricoverato per disturbi cardiocircolatori. Oggi i corpi delle due vittime verranno portati ad Aosta per una accurata autopsia. PALERMO. Rapita, uccisa, finita chissà dove. A un anno dalla scomparsa misteriosa di Santina Renda, la bambina di sette anni del rione Cep (lo stesso dov'è nato e cresciuto Totò Schillaci), fallite tutte le ricerche, ai genitori non è rimasto altro che pregare. Una veglia di preghiera con il rosario e le litanie si è svolta sabato sera nella chiesa del rione di case popolari. Non c'è stata però la grande folla che don Francesco Anfuso, il parroco, si attendeva di trovare. Sono intervenuti in pochi e fra loro nessuna autorità o esponente politico. In prima fila Giuseppe Renda, venditore ambulante e Vincenza Scurato, genitori di Santina. Con loro gli altri due figli. Durante il rito è stata data lettura di sette delle migliaia di lettere pervenute in questo anno da ogni parte d'Italia e dall'estero in segno di solidarietà. Intanto le ricerche riprendono anche se le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Alfredo Morvillo, sono praticamente al punto di partenza. Piero Minuzzo Ancora temporali e un po' di freddo al Nord