Tragedia di Cuba giallo per venti anelli

Tragedia di Cuba: giallo per venti anelli Fino ad oggi inutili le richieste delle famiglie che da mesi cercano di riavere quel ricordo dei loro cari Tragedia di Cuba: giallo per venti anelli Trovati sul luogo del disastro aereo ora sembrano scomparsi MILANO. Introvabili, lasciati chissà dove. Una ventina di ciondoli, anelli, fedi nuziali e orologi appartenuti ai 113 passeggeri italiani morti a bordo dell'Iliyushin della Cubana Aviacion precipitato a L'Avana il 3 settembre di due anni fa, sembrano scomparsi. Almeno per i famigliari delle vittime. Quei pochi oggetti recuperati sul luogo del disastro adesso sono al centro di un giallo fatto di burocrazia. Da mesi parecchi genitori tentano di sapere dove siano finiti, da mesi ottengono ovunque la stessa risposta: «Ci dispiace, non è di nostra competenza». E il tempo passa, l'indignazione lascia spazio alla protesta, ai dubbi. Non valgono che pochi soldi, ma non hanno prezzo per chi ha perso in quel volo i propri cari. E' storia scandita da tante parole, da pochi fatti. Gli avvocati incaricati di seguire le vicende legate all'indennizzo, per settimane sono stati bersagliati dalle richieste dei clienti che volevano sapere a chi rivolgersi. Anche loro hanno tentato di ricostruire l'intricata matassa, hanno provato a ripercorrere il cammino di quegli oggetti che per molti genitori ora sono un ricordo importante. Adesso però tutti allargano le braccia: «Non sappiamo cosa dire né dove cercare». L'ultima vera traccia risale comunque a due, tre mesi dalla tragedia. Gli oggetti di cui non si sapeva la proprietà - quelli utilizzati per l'identificazione delle vittime vennero restituiti molto presto, altri furono bruciati per motivi d'igiene a Cuba - furono mostrati in fotografia alle famiglie. E vennero anche stilati resoconti con l'indicazione di quali erano stati riconosciuti. Dopo, solo il silenzio. Ora tutto si riduce alle testimonianze, ai racconti di genitori che maledicono la burocrazia, che chiedono perché. A Caselle, alle porte di Torino, Silvia e Sergio Berta, i genitori di Giorgio, il ragazzo ventiseienne morto con la moglie Antonella, comunque non si arrendono. Hanno sentito una, due, dieci volte la stessa risposta, hanno chiesto informazioni alle procure di Busto Arsi- zio e Varese che all'epoca avevano seguito l'intera questione, continuano a ripetere che vogliono sapere dove sia finito l'orologio del figlio, quell'orologio un po' strano che può valere poche decine di migliaia di lire, che ha sul quadrante il volto di un indiano e come lancette le penne del copricapo. Lo avevano riconsciuto con sicurezza quando gli uomini della polizia scientifica torinese - «Gli unici ad averci aiutato» - erano venuti a mostrare le foto degli oggetti. In quell'incontro avevano avuto dei dubbi anche su una catenella d'oro, ma ora dicono: «Non chiediamo certo di averla, non possiamo essere matematicamente sicuri che appartenesse a Giorgio». Non credono alle voci che parlano di oggetti conservati in una banca cubana insieme ai soldi recuperati sul luogo della tragedia, raccontano gli sforzi del loro legale. Si continua. Il senatore Paolo Volponi - nel disastro morì il figlio Roberto - commenta amaramente che «questo segue il disinteresse che ha accompagmato quanto è successo. Quegli oggetti li ho visti soltanto alla Malpensa dove era stato attrezzato un hangar per il riconoscimento delle salme». E Salvatore Lotrecchio aggiunge: «Non ho saputo più nulla. Ho tentato da sempre di capire cosa fosse successo veramente sulla pista dell'aeroporto José Marti, ma non è servito». Paolo Negro AG2eAdanaInlaS A sinistra, Giorgio Berta, 26 anni, e la moglie Antonella, 21, deceduti a Cuba nell'incidente aereo. In alto, la madre Silvia Berta

Persone citate: Giorgio Berta, José Marti, Paolo Negro, Paolo Volponi, Salvatore Lotrecchio, Sergio Berta, Silvia Berta

Luoghi citati: Cuba, L'avana, Milano, Torino, Varese