Sola con venti vecchietti di Maria Teresa Martinengo

Sola con venti vecchietti Sola con venti vecchietti II racconto di un'infermiera di una delle tante «pensioni» Turni di otto ore filate, sola con 19 anziani, in una pensione «di lusso» non compresa tra quelle finora sotto inchiesta. Assunta come operaia - un milione e centomila lire al mese - la donna ha resistito un anno e alla fine se n'è andata. E' finita a lavorare in un'altra «struttura alberghiera», la quarta della sua vita. «Questa è inquisita - racconta - ma almeno le ragazze sono due-tre per turno. E di notte ci sono io, mentre là, dalle dieci in avanti è terra di nessuno. I padroni vivono nella casa, ma lontano da dove dormono gli anziani». La testimonianza parla di un dramma, quello della poca chiarezza in tema di anziani «autosufficienti» e di anziani malati. E ancora: della frequente inafferrabilità dello speculatore. Perché chi ha fatto del vecchietto un business è accorto, sa bene che soprattutto conta l'apparenza, non la sostanza. Sa che di fronte a figli distratti, presenti mezz'ora ogni quindici giorni, basta un salone lucido, un letto ben rifatto. Per il reddito, è ininfluente concedere amore o rispetto. «I vecchi, il padrone non li sopportava proprio. Se uno di loro andava a sedersi nel "salotto buono", lo faceva andar via malamente, disinfettava subito la poltrona. Una volta, di notte, un anziano medico ospite della "Villa" è caduto. L'ho trovato alle otto del mattino in un lago di orina, al freddo: aveva gridato, ma nessuno aveva potuto aiutarlo. E il padrone l'ha accusato di averlo fatto apposta, per richiamare l'attenzione su di sé. Come un bambino capriccioso». Maltrattamenti? «Botte no, ma cattivo trattamento sì. Avrebbe potuto essere diverso? Come chi continua a lavorare lì, dovevo fare il bagno agli ospiti, lavare, fare tutti i lavori di pulizia nella pensione e in casa dei titolari, persino potare gli alberi in giardino». Non solo. Gli anziani spesso si ammalano e quindi hanno bisogno di cure: piccole cure che comunque dovrebbero essere prestate da personale sanitario. «Tante volte mi è capitato di dover fare le flebo di antibiotici, curare piaghe da decubito, fare iniezioni». Con tutte queste incombenze, il sistema adottato dal titolare per «sopravvivere» con sole tre dipendenti su due turni per sette giorni, era di riuscire a mantenere nella pensione il massimo ordine. «Ad esempio, non concedendo agli anziani di vivere effettivamente nelle loro stanze. In camera potevano soltanto dormire. E guai a tenere qualcosa sul comodino, perché questo avrebbe richiesto più tempo per spolverare. Inoltre, la cera sui pavimenti sarebbe rimasta più a lungo». Ma gli aspetti offensivi di tanto disamore per la vita e tanta passione per il business erano ancora più numerosi. «Un'anziana era costretta a rimanere in camera perché "non piacevole a vedersi". Un'altra, di notte, veniva alloggiata in un sottotetto senza finestre perché una stanza doveva sempre rimanere vuota, pronta per essere mostrata ai parenti di un nuovo possibile ospite». La giovane signora ripensa alle tante volte in cui, finito il turno e posato il grembiule, è ritornata ad ascoltare un anziano: qualche ricordo, la visita della figlia. «E il padrone che guardava storto, temendo che queste attenzioni si gnificassero per lui straordinario da pagare». Maria Teresa Martinengo