Quattro ebree uccise e una ferita a Gerusalemme, alla vigilia dell'arrivo del segretario di Stato americano

Israele, l'Intifada dei coltelli sfida Baker Quattro ebree uccise e una ferita a Gerusalemme, alla vigilia dell'arrivo del segretario di Stato americano Israele, l'Intifada dei coltelli sfida Baker Ed è caccia all'arabo TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Un raccapricciante attentato palestinese ha fatto ripiombare Gerusalemme in un clima ribollente di odio tra la comunità ebraica e quella araba, a poche ore dall'arrivo in città, oggi, del segretario di Stato americano James Baker, in visita in Medio Oriente allo scopo di rilanciare il processo di pace. La sanguinosa aggressione è avvenuta in un quartiere residenziale, a pochi passi da un giardino frequentato da bambini ebrei: un aitante palestinese si è scagliato, con un lungo coltello in mano, contro un gruppo di donne, uccidendone quattro e ferendone una quinta. La sua furia omicida non si è placata nemmeno quando è stato fatto segno a colpi di pistola esplosi da un agente in borghese, sopraggiunto per caso. Arrestato infine da una pallottola alla gamba, l'uomo un fondamentalista islamico del campo profughi di Jabalya, presso Gaza - ha detto soltanto: «Questo è il nostro messaggio per Baker». In vari quartieri della città la reazione della popolazione ebraica è stata quasi automatica: come in altri casi simili in passato, manipoli di dimostranti hanno cercato di aggredire automobili arabe di passaggio e di fare giustizia sommaria dei loro passeggeri, ma sono stati disper¬ si da reparti di polizia, già rafforzati nei giorni scorsi per mantenere l'ordine pubblico durante la visita di Baker. In serata il capo della polizia, Yaakov Turner, ha detto che ulteriori rinforzi saranno fatti affluire oggi a Gerusalemme e che la città resterà chiusa agli abitanti dei tenitori occupati per tutta la durata della visita del segretario di Stato. In precedenza, a Gerusalemme Est, esponenti politici palestinesi avevano accesamente discusso per ore se fosse opportuno o meno che una loro delegazione si incontrasse, mercoledì, con l'alto emissario statunitense, riaprendo così il dialogo con Washington interrotto nel giugno scorso in seguito al fallimento dei contatti fra Usa e Olp a Tunisi. Favorevoli all'incontro si sono detti gli esponenti che si identificano con la linea pragmatica dell'Olp e i comunisti palestinesi; assolutamente contrari invece i rappresentanti del «Fronte democratico» (che hanno anche indetto uno sciopero generale di protesta contro Baker) e i fondamentalisti islamici del «Hamas». Molti osservatori guardano comunque con interesse alla composizione della delegazione palestinese che, se nel frattempo giungerà il beneplacito dell'Olp (ieri in merito sono giunte notizie contrastanti), potrebbe in futuro costituire il canale privilegiato di un dialogo fra Usa e palestinesi: la guiderà Faisal Hus- seini, noto esponente di Gerusalemme Est, che sarà affiancato dal sindaco moderato di Betlemme Elias Freij e da esponenti più radicali, come Said Kanaan, di Nablus, e dal sindacalista Zahira Kamal. La composizione concordata di una delegazione di palestinesi dei territori consentirebbe di aggirare uno degli ostacoli che l'anno scorso impedirono la realizzazione dell'iniziativa di pace israeliana e provocarono addirittura una crisi di governo a Gerusalemme. In quell'iniziativa Israele proponeva infatti lo svolgimento di elezioni nei territori occupati, ma alla condizione (inaccettabile per la parte araba) che Gerusalemme Est ne fosse esclusa. Ieri il gabinetto ristretto israeliano ha riproposto il medesimo piano di pace, ma diversi ministri hanno chiarito che il progetto di elezioni potrebbe essere accantonato se i palestinesi dei territori costituissero nel frattempo una delegazione disposta a discutere la costituzione di un regime transitorio di autonomia in Cisgiordania e a Gaza. Il governo di Yitzhak Shamir ha comunque già fatto intendere che lascerà ben poco spazio di manovra al segretario di Stato americano e che respingerà, innanzi tutto, il principio (enunciato ancora di recente dal presidente Bush) della «pace in cambio dei territori». Diversi ministri del Likud hanno notato nei giorni scorsi che «Baker non ha mai visitato Israele e non conosce la geografia del nostro Paese» e, non a caso, hanno organizzato per l'ospite un lungo giro di Israele in elicottero. Baker sarà accompagnato da un generale che gli spiegherà l'importanza del controllo militare della Cisgiordania e delle alture del Golan per difendere il Paese. Nei giorni scorsi Shamir ha messo in guardia gli Stati Uniti che «il Likud non si lascia piegare da pressioni esterne» e che preferirebbe andare ad elezioni anticipate piuttosto che «fare concessioni sui nostri interessi vitali». Fonti politiche a Gerusalemme hanno aggiunto che, semmai, gli Stati Uniti dovrebbero sfruttare il loro ascendente sui Paesi.arabi della coalizione «anti-Saddam» per indurli ad avviare un negoziato diretto con Israele. In questo contesto, Gerusalemme sarebbe interessata a discutere progetti economici di carattere regionale e anche il controllo delle armi. Ma perché una simile trattativa possa decollare, occorrerà che si metta in moto anche un negoziato con i palestinesi. Filippo Donati Un soldato israeliano pattuglia uno dei quartieri di Gerusalemme. Dopo l'aggressione di ieri, numerosi dimostranti hanno cercato di aggredire auto arabe di passaggio e di fare giustizia sommaria dei loro passeggeri.