«Vince una vera melodia italiana» di Alberto Gedda

«Vince una vera melodia italiana» «Vince una vera melodia italiana» Cocciante, un po' teso, difende la sua canzone SANREMO. Cocciante, Zero, Masini. E Aragozzini grida nel microfono ai giornalisti: «Una battuta sola: primo Cocciante, cantautore; secondo Zero, cantautore; terzo Masini, cantautore. Premio della critica Enzo Jannacci, cantautore. Abbiamo riportato a Sanremo la canzone d'autore. Grazie a tutti». Sono quasi le tre di domenica mattina: il principe De Gregori, polemico con il patron sul festival da buttare che non offre spazi ai cantautori, è servito in sala stampa con i tre vincitori assediati da giornalisti, fotografi, radio e tivù. E il patron potrebbe affondare di più perché i vincitori delle «novità» Paolo Vallesi (giuria Doxa) e Timoria (premio della critica) rappresentano le nuove leve del cantautorato. Tutti emozionati e per versi differenti contenti i laureati di questo festival così diverso, senza scandali (le ricorderemo Sabrina e Jo?), persino serio, trionfante per Pierangelo Bertoli, altro cantautore. Ma ad alcuni la vittoria di Cocciante non piace. «C'è sempre una strana reazione della critica verso chi vince - dice lui un po' teso ma sorridente -. Se mi hanno eletto primo ci deve pur esse¬ re una ragione, non so quale: forse semplicemente perché la mia è una melodia italiana vera, certamente meno appariscente rispetto ad altre cose che sono state dette in questo festival ma io cerco, nel tempo, di essere più sobrio senza peraltro sentirmi sminuito per questo. Ho fatto una canzone e basta». Pasolinianamente carismatico, con Grace Jones seduta accanto, Renato Zero die: «Il Vangelo è sempre secondo: secondo San Matteo, secondo San Luca e siccome io sono molto c. "tolico mi va benissimo così. Quando, in un festival come questo, vedi espressioni come quelle di Jannacci, di Bertoli, ti rendi conto che sta succedendo qualcosa di importante e stare qui mi ha fatto bene (al di là dei discografici che sono una nube come Chernobyl) perché ho capito che dovevo esserci. A 40 anni ho fatto anche quest'esperienza, bella, che rappresenta la nostra canzone italiana». Masini è sintetico: «Da ragazzo andavo sempre ai concerti di Riccardo e Renato, mi strappavo i capelli per loro. Essere preceduto, nella classifica di un grande festival, da due grandi come loro... credo che non ci possa es¬ sere nulla di più grande per uno di 26 anni». Aggiunge Cocciante: «Renato Zero ha un modo bello di parlare, lo apprezzo molto: è favoloso in questa sua dialettica. Io non ho questo ruolo: sono un tenero, un vulnerabile, sono sensibile. Faccio le canzoni per questo motivo e combatto la mia vita così. Sono felice perché la maggioranza delle persone ha scelto la mia canzone: mi sembra importante, no?». Cocciante è al suo primo festival, così come lo è Zero che spiega: «Io ho disertato il festival perché mi è rimasta dentro una ferita indelebile per la morte di un cantautore che adoravo e stimavo su tutti, Luigi Tenco». A Tenco (suicida a Sanremo nel '67) si rifà anche Enzo Jannacci: «Dedico questo premio assegnatomi dalla critica a mio figlio, che mi ha sempre spinto avanti; a quei ragazzini sfortunati della strada e che fanno la guerra con le pietre nell'Intifada; a quei padri sfortunati che non hanno U tempo di educare i figli perché la sera cadono stanchi su un bicchiere di vino. E all'amico che non c'é più, Luigi Tenco». Per Jannacci è il primo premio ricevuto? «Sì. Il Comune di Milano mi ha dato un premio alla carriera per i vent'anni di musicista e anche di medico. Ma questa è una cosa diversa, si sente che è diversa che è vera: non me l'aspettavo mica! Evidentemente non basta più ammiccare, bisogna dire le cose come sono, chiaramente: e la gente ti capisce davvero. Non esistono le canzoni per Sanremo: io ho lasciato il segno, grazie!». Francesco Renga, cantante dei Timoria, è oltre il settimo cielo: «La giuria Doxà ci ha eliminati ma non c'è paragone con il premio della critica. E poi insieme a Jannacci: per noi è incredibile, davvero. E' la cosa più bella che ci è successa in due mesi!». L'emozione tradisce le date e rende ancor più simpatici e credibili questi cinque bresciani che arrivano dalle cantine e birrerie. L'antologia del festival si chiude con la loro immagine di felicissimo stupore e sigla il capitolo della nuova canzone in cui entra Paolo Vallesi (fiorentino di 24 anni, prodotto da Caterina Caselli) vincitore nelle «novità». Nazionalpopolare e snobismo restano ai margini di un nuovo corso Aragozzini che s'augura ampio. Alberto Gedda Renato Zero con la Fenech

Luoghi citati: Comune Di Milano, San Luca, Sanremo