Le forze Usa restano nel Golfo
Le forze Usa restano nel Golfo Le forze Usa restano nel Golfo DeMichelis a colloquio con Baker e De Cuéllar WASHINGTON. L'Amministrazione americana manterrà nel Golfo «una forte presenza navale», ma lascerà ai Paesi arabi il grosso del dispositivo di sicurezza nella Regione. Lo ha dichiarato il segretario di stato James Baker in un'intervista alla rete telesiva «Nbc». «Abbiamo detto fin dall'inizio che ritenevamo opportuno un ampio impegno degli stati della zona. Al tempo stesso non penso che sia nragionevole parlare di mia forte presenza navale nel Golfo Persico... Se si rendesse necessario farlo di nuovo, dovremmo essere in grado di farlo in modo un pò più rapido di quanto abbiamo fatto stavolta», ha affermato il capo della diplomazia Usa. Frattanto, in un discorso registrato per le truppe americane nel Golfo. Bush ha detto agli uomini del contingente statunitense che i loro sacrifici non saranno mai dimenticati e che «il primo test del nuovo ordine mon¬ diale è stato superato». «Vi ringraziamo - ha dichiarato perché la vittoria nel Kuwait è nata dal vostro coraggio e dalla vostra determinazione. Lo stupefacente successo delle nostre truppe è stato il risultato, di un superbo addestramento, di una programmazione superba, di una superba esecuzione, di incredibiu atti di coraggio. Al fondo di tutto questo c'è la realtà che la notte del terrore nel Kuwait è finita». Il Presidente ha elogiato le truppe per aver contribuito «a un rinnovato senso di orgoglio e fiducia in patria» facendo sì che «lo spettro del Vietnam finisse sepolto per sempre nelle sabbie desertiche della penisola araba» «In questo giorno - ha continuato Bush non risparmiando una massiccia dose di retorica il nostro spirito è alto come la nostra bandiera e il nostro futuro è luminoso come la torcia della libertà. La prima prova del nuovo ordine mondiale è stata superata c ci attende la dura opera della libertà». Il Presidente americano ha concluso affermando che Hussein ha commesso molti errori «ma uno dei maggiori è stato quello di sottovalutare la determinazione del popolo americano e il coraggio delle nostre truppe». Sugli errori commessi da Saddam Hussein si è soffermato anche il nùnistro della Difesa americano, Richard Cheney, il quale in un'intervista al settimanale italiano «Panorama», ha giudicato «un errore» il fatto che il dittatore nacheno, dopo l'invasione del Kuwait, non abbL spmto più a Sud le sue truppe: «Se fesse andato in Arabia Saudita - ha detto Cheney a Pino Buongiorno avrebbe potuto occupare molti porti e basi aeree che poi noi abbiamo usato» ed «avrebbe potuto controllare i pezzi petroliferi». Ad una domanda sul ruolo dell'Urss, Cheney risponde che Gor- baciov è stato «fondamentalmente un alleato» avendo ad esempio ritirato «la maggior parte dei consiglieri militari». Un'affermazione nella quale implicitamente si smentisce l'asserzione di Mosca di aver ritirato «tutti i consiglieri militari». Cheney ha confermato a «Panorama» ed anche all'«Ansa» che gli Usa intendono mantenere nel dopoguerra nella regione del Golfo una presenza militare più forte di quella che avevano prima dell'invasione, del Kuwait, ma ha detto che la questione dovrà essere decisa di concerto con i Paesi arabi alleati. Il dopoguerra, gli equilibri di pace e di stabilità per il Golfo e per l'intera area mediorientale, saranno al centro dei colloqui che Gianni De Michelis avrà oggi e domani negli Usa. 11 titolare della Farnesina sarà ricevuto oggi pomeriggio a Washington da James Baker e domani mattina, da Perez de Cuéllar. alai ajL.* Le innumerevoli mine lasciate nel territorio kuwaitiano dall'esercito iracheno
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