«Abbiamo liberato Bassora» di R. Est.

«Abbiamo liberato Bassora» «Abbiamo liberato Bassora» / ribelli sciiti chiedono aiuto agli alleati BAGHDAD. Bassora è stata conquistata dai ribelli sciiti iracheni, che hanno chiesto l'aiuto delle forze alleate. Lo ha rivelato ieri la rete tv britannica «Itn», precisando che la clamorosa notizia è stata resa nota da alcuni seguaci dell'ayatollah Mohamed Baker al-Hakim - attualmente in esilio a Teheran - a un gruppo di giornalisti occidentali alla frontiera tra Iraq e Kuwait. I ribelli hanno detto di aver combattuto per 36 ore contro i soldati fedeli a Saddam Hussein: «Abbiamo preso tutti gli uffici del partito Baath e tutti i commissariati. Abbiamo liberato tutti coloro che erano in prigione. Vi sono stati molti morti». Contemporaneamente, a Beirut, un comunicato dell'alto Consiglio rivoluzionario iracheno - un gruppo integralista filoiraniano - ha reso noto che negli ultimi giorni sono stati attaccati «centri del regime di Saddam nel Sud dell'Iraq»: tra questi, Nassiriya, che è stata occupata «per garantire la sicurezza degli abitanti contro gli attacchi degli uomini di Saddam che vengono cacciati dalla zona». Il gruppo integralista sostiene anche che alcuni suoi multanti hanno occupato gli edifici governativi in altre tre città - Chuyuj, Tar ed Euhud - liberando 600 prigionieri. Queste dichiarazioni seguono di poche ore quelle di alcuni profughi cingalesi che sono riusciti a fuggire dall'Iraq e a raggiungere Kuwait City: descrivendo le manifestazioni contro Saddam che si stanno susseguendo a Bassora dalla fine della guerra, hanno detto che «là la rivoluzione è scoppiata». Una folla inferocita ha liberato oltre cinquemila persone detenute in un carcere tra cui proprio il gruppo di cingalesi arrivati ieri nell'Emirato e si e scontrata con le truppe fedeli al leader iracheno. Altri cortei anti-regime si sono svolti nelle città sudorientali Al-Amarah e Al-Gharbi: secondo le testimonianze raccolte dall'agenzia iraniana «Ima», né la polizia né l'esercito sono intervenuti contro i dimostranti che intonavano slogan contro il dittatore e imbrattavano i muri delle case. «Numerosi civili hanno preso d'assalto il carcere di Bassora in cui ero detenuto e hanno spaiato alle guardie, consentendoci di fuggire», ha raccontato Abdul Aziz, un operaio cingalese che, prima dell'occupazione, lavorava in Kuwait dove è stato preso in ostaggio dagli iracheni. «Non c'è più governo, ora, non ci sono più militari - ha aggiunto - la gente dice: "Odiamo Saddam, lui è il nostro nemico"». «Chi è sceso in piazza urla che l'Iraq dev'essere islamico e che Saddam non è un leader musulmano, altrimenti non avrebbe fatto quel che ha fatto», ha detto Aziz. «Vogliono essere come l'Iran». Aziz ha detto di essere stato detenuto in una cella piccolissima con altre nove persone con un pugno di riso e un tozzo di pane al giorno come cibo. Un altro ex detenuto ha detto che due volte, in sei mesi di detenzione, è stato costretto dai soldati iracheni a donare il proprio sangue. «Siamo in pessime condizioni di salute», ha raccontato Mohammed Nalee Deen, ma il trattamento peggiore - ha sottolineato - era quello riservato ai kuwaitiani, che venivano picchiati e torturati con scariche elettriche. Segni contrastanti, intanto, arrivano da Baghdad. L'altro ieri sera, Saddam Hussein si è incon¬ trato con alcuni dei suoi principali collaboratori: una prova secondo alcuni esperti - del fatto che il dittatore ha ancora in mano le redini del potere. Contemporaneamente, però, il leader iracheno ha ordinato di far arretrare su posizioni più vicine a Baghdad due brigate meccanizzate, schierate ai confini con la Turchia e con l'Iran: in caso di necessità - ha rivelato un ufficiale alleato - potrebbero reprimere eventuali disordini nella capitale. La televisione irachena ha mandato in onda ieri alcune immagini di Saddam Hussein mentre presiedeva una riunione a cui hanno partecipato il ministro dell' informazione Latif Nasif al-Jassem e il vice-capo di Stato Maggiore delle forze armate, generile Abdul Satta Ahmed al-Maani. Erano quasi tre settimane che il leader iracheno non compariva sullo schermo: l'ultima volta era stato subito dopo la visita che l'emissario sovietico Evghenij Primakov aveva compiuto a Baghdad tra l'I 1 e il 13 febbraio scorsi. La notizia dell'incontro di Saddam con il suo staff era stata data poco prima da «Radio Baghdad» che - come gli altri media iracheni - ha taciuto sull'incontro tra le delegazioni militari di Baghdad e della coalizione alleata che stabilisce le modalità tecniche del cessate-il-fuoco. Il dittatore ha discusso della ripresa dei servizi radio e tv, nel tentativo di normalizzare la traballante situazione del regime. I giornali e la stessa emittente di Stato hanno reso noto che sabato prossimo - il 9 marzo - le scuole verranno riaperte e che l'energia elettrica viene di nuo- vo erogata in alcune zone del Paese, compresi alcuni quartieri della capitale. E mentre «Radio Baghdad» lanciava un appello ai sauditi invitandoli a rovesciare Re Fahd, un'esplosione nella capitale irachena ha fatto riaffiorare ieri nella popolazione i ricordi ancora freschi dei bombardamenti alleati. Fonti ufficiali hanno reso noto che sono stati fatti saltare in aria i resti del ponte «14 luglio», danneggiato nelle settimane scorse dalle bombe americane, [r. est.]