Un «fondatore» scettico ma non pentito di Alberto Gedda

Un «fondatore» scettico ma non pentito Un «fondatore» scettico ma non pentito 77 grande vecchio del «Premio Tenco»: «Festival? Non voglio responsabilità» SANREMO. Anche il festival ha il suo «grande vecchio»: è Amilcare Rambaldi, floricoltore ultrasettantenne ribattezzato «zio» dai cantautori che frequentano la rassegna della canzone d'autore «Premio Tenco» immaginata, inventata e organizzata appunto da Rambaldi che è presidente e anima del club Tenco, ovvero dell'«altro» festival sanremese. Può così stupire apprendere che Rambaldi abbia una sorta di peccato di gioventù: l'ideazione del Festival della canzone italiana, vale a dire la grande vetrina canzonettar/canora che da mercoledì ripartirà dall'Ariston. «Non mi assumo responsabiltà - scherza Rambaldi sempre in eleganti completi Principe di Galles e occhiali scuri Però le cose stanno proprio così. All'indomani della liberazione di Sanremo da parte dei partigiani, il Cln decise di riaprire il Casinò: venne nominata una commissione per elaborare un programma complessivo per il rilancio della città e, soprattutto, decidere se il Casinò municipale dovesse essere affidato a una gestione pubblica, privata o mista. Nulla di nuovo sotto il sole, insomma». E cosa avvenne? «Io facevo parte della sottocommissione tecnico-artistica con l'ex direttore del Casinò di Montecarlo, Jean Biancheri, il maestro Franco Alfano, Carlo Borga e Alfredo Cremieux: il 15 novembre del 1945 presentai una relazione nella quale proponevo di realizzare nel Casinò (poiché il teatro comunale era stato distrutto dai bombardamenti) una rassegna della canzone italiana, naturalmente con orchestra e cantanti. Ma la proposta rimase, come tante, sepolta nell'indifferenza. Due anni dopo arrivò a Sanremo il giornalista Angelo Nizza della "Stampa" (che, con Morbelli, aveva dato vita al successo radiofonico "I tre moschettieri"): gli parlai della mia idea e lui la caldeggiò, come addetto stampa del Casinò, all'allora gestore Pier Bussetti, ma non si mosse nulla. Io, intanto, mi ero rituffato nel lavoro della mia azienda senza più pensare alla rassegna». Il resto è cronaca: il 29 gennaio del 1951 parte in sordina il «Festival di Sanremo» organizzato dalla Rai e curato dal maestro Gastone Razzi: un'unica orchestra, quella di Angelini, e tre interpreti (Nilla Pizzi, Achille Togliani e il duo Fa- sano) per venti canzoni che, trasmesse dalla radio, segneranno il successo della manifestazione presentata da Nunzio Filogamo e vinta dalla Pizzi con «Grazie dei fior». Con il festival, partito in sordina, s'avvia anche l'industria discografica. E Rambaldi? «Continuavo a seguire il mondo della musica leggera: mi è sempre piaciuto, soprattutto come riflesso da quanto giungeva dalla vicina Francia con Yves Montand, Juliette Greco, Edith Piaf... Poi nel 1967 al festival si suicidò il cantautore Luigi Tenco: uno choc enorme, ne fui colpito profondamente. Non conoscevo Tenco, né approvo il suicidio, ma mi sembrò davvero pazzesco che si facesse finta di nulla nel nome dello spettacolo ad ogni costo. E così tornai a proporre la mia vecchia idea di una rassegna di canzoni (d'autore, italiane e non) questa vol¬ ta dedicata a Tenco. Niente da fare: nessuno ne voleva sentire parlare perché Tenco era (e per alcuni ancor oggi è) comunque un nome da dimenticare. Ma io sono un ligure cocciuto: nel '72 fondai con tanti amici (come l'indimenticabile Bigi, ndr) il Club Tenco che, due anni dopo, organizzò la prima rassegna». Insomma, nel 1974 hai realizzato quanto avevi immaginato nel '45: «Si può dire così, anche se il Tenco non è certamente una rassegna di canzonette. Mi è sempre piaciuta la musica leggera, anche il jazz chiaramente, e questo per l'influenza che ha avuto su di me il maestro Pippo Barzizza, grande musicista ligure oggi novantenne autore protagonista della miglior musica leggera fondata sul jazz dal Venti al Cinquanta». Non hai mai partecipato all'organizzazione del festivalone? «No. Soltanto una volta sono stato chiamato a far parte di una giuria che doveva premiare il più bel testo delle canzoni in gara e ricordo che mi battei moltissimo perché il riconoscimento andasse a Sergio Endrigo. La paternità del festival non l'ho certo mai rivendicata anche se ogni tanto se ne parla e rientra fra le motivazioni della mia nomina a cittadino emerito di Sanremo». Che cosa pensi oggi del festival? «Diciamo subito che è una grande fortuna per la città, assurta ad una notorietà internazionale. E' una kermesse che personalmente organizzerei in modo diverso ma che in ogni caso deve continuare ad esistere: è un appuntamento seguito da tutti anche se poi si finge di snobbarlo. Nei giorni del festival non c'è persona che si sintonizzi sulla Rai per vederlo e ascoltarlo. Per quanti poi affermano che il Premio Tenco è l'alternativa al festival io rispondo che non è così: sono due cose diverse, due mondi diversi della musica, del costume e della cultura». «Piuttosto - conclude Rambaldi accendendosi l'ennesima sigaretta - ho un altro rimpianto: sempre nel 1945 proposi al Comune di organizzare una rassegna cinematografica internazionale. Cannes doveva ancora nascere e c'era quindi tutto lo spazio per inventare una grande manifestazione che poi i francesi seppero sfruttare al meglio...». Ma questa è un'altra storia del grande vecchio Zio. Alberto Gedda Amilcare Rambaldi Luigi Tenco

Luoghi citati: Cannes, Francia, Galles, Montecarlo, Sanremo