Vedove «statali», più vedove delle altre

Vedove «statali», più vedove delle altre La pronuncia a giorni della Corte Costituzionale sul diritto alla reversibilità delle pensioni Vedove «statali», più vedove delle altre Disparità se il coniuge muore prima di due anni dalle nozze ROMA. E' giusto che la giovane vedova di un anziano pensionato Inps perda la pensione di reversibilità se il marito muore di malattia o infarto prima di due anni dalle nozze? All'interrogativo dovrà rispondere tra pochi giorni la Corte Costituzionale su richiesta del pretore di Torino dott. Grassi cui si è rivolta una giovane straniera, rimasta vedova appena quattro giorni dopo le nozze con un ottantaduenne pensionato Inps. La sentenza della Consulta è attesa con molto interesse da tutte le donne già sposate con anziani pensionati Inps o di altri enti previdenziali regolamentati dalla normativa Inps, le quali si vedono ancora negata la pensione di reversibilità (pari ad almeno il 50 per cento dell'importo dovuto al coniuge), restando così senza sostentamento dopo la morte del marito se non vi sono beni lasciati in eredità. Motivo: per legge la durata del matrimonio inferiore ai due anni costituisce un ostacolo insormontabile. Oggi, invece, tale diritto spetta a tutte le vedove di anziani pensionati statali, perché nella primavera scorsa la Corte Costituzionale, condividendo le tesi della Commissione nazionale per la parità uomo-donna, cancellò proprio la norma-capestro che precludeva la pensione di reversibilità se le nozze non fossero durate almeno due anni. Nella motivazione della sentenza l'Alta Corte sancì che «nella società attuale, con il crescere dell'età media, sempre più si manifesta la propensione, da parte di soggetti in età meno giovane, per un rapporto tendenziale alle dimensioni di rimedio alla solitudine individuale. Il rapporto di coppia è ricercato e contratto, quindi, da persone in età avanzata, quale fonte di reciproco conforto nell'attuazione di un'unione volta ad affrontare nelle migliori reciproche condizioni di vita le quotidiane esigenze». «La normativa qui largamente descritta nei suoi effettivi presupposti - così concluse la Corte - si pone, perciò, irrazionale per la generalità dei casi, in quanto collegata alla mera durata del matrimonio». L'efficacia del verdetto dell'Alta Corte, pur essendo la sua motivazione di ampia portata, è rimasta, però, circoscritta alla norma riguardante le pensioni degli statali od equiparati (pensionati degli istituti di previdenza del Tesoro e del lotto). In pratica, a parità di situazione (cioè il decesso del marito anziano pensionato, avvenuto prima di due anni di matrimonio) le vedove dei pensionati Inps od equiparate (Inpgi, Enpam etc.) sono oggi discriminate rispetto alle vedove dei pen¬ sionati statali od equiparati. Va, peraltro, sottolineato che il «caso» esaminato un anno fa a palazzo della Consulta era emblematico, perché alla fatidica soglia dei due anni di durata del matrimonio mancavano appena due giorni. Difatti, la protagonista della vicenda, la signora Anna Giulia Fedeli, rimase vedova 1 anno, 11 mesi e 28 giorni dopo aver sposato, il 16 aprile 1979, il 71 enne ex direttore generale della Camera di commercio di Bolzano Alberto Modolo, deceduto il 14 aprile 1981. Viceversa il caso sollevato dal pretore di Torino è diametralmente opposto perché la protagonista della vicenda, la signora Margarete Palme, oggi 52enne, si era sposata il 14 novembre '79 con l'82enne pensionato Inps Luigi Sessa, che era deceduto solo 4 giorni dopo. Pierluigi Franz

Persone citate: Alberto Modolo, Anna Giulia Fedeli, Luigi Sessa, Margarete Palme, Pierluigi Franz

Luoghi citati: Bolzano, Roma, Torino