Cameri, duemila pacifisti

Cameri, duemila pacifisti Cameri, duemila pacifisti Una «catena» umana nei pressi della base che ospita i Tornado NOVARA. Le note di «Give peace a chance», trasmessa da radio popolare di Milano, hanno dato il segnale della fine della manifestazione. Alle 12,30, ieri, sulla statale 32 che collega Novara ad Arona, la «catena di pace» si è sciolta proprio mentre risuonavano le note di quello che potrebbe essere considerato l'inno dei pacifisti. Niente più chances per la pace. E non ve ne erano neanche alle 9 del mattino, quando, provenienti da ogni angolo del Piemonte (ma anche da Lombardia, Emilia, Liguria), i manifestanti hanno iniziato il raduno, fissato sulla statale «32», proprio all'imbocco della deviazione che porta a Cameri dove c'è la base militare dell'aeronautica. L'attacco, scattato poche ore prima nel Kuwait, aveva reso inutile l'appello dei pacifisti. Così la catena - che comunque c'è stata ed ha visto la partecipazione di oltre duemila persone - aveva perso già in partenza buona parte del suo mordente. L'aria che si respirava camminando fra i pacifisti schierati per la lunghezza di un paio di chilometri, era comunque «mogia»: Gli striscioni, i cartelli, le scritte sulle magliet- te, invocavano una cosa che quando la manifestazione è iniziata non c'era già più: l'attacco terrestre della forza multinazionale contro l'esercito iracheno aveva reso «irreversibile» il meccanismo di questa guerra che ormai finirà quando decideranno le armi. Di questo si rendevano conto ieri i partecipanti alla «catena». Ma si rifiutavano di considerare «inutile» la manifestazione: «Non siamo d'accordo col ricorso alle armi - dicevano - e lo ripetiamo anche se le cose peggiori sono ormai accadute. A questo punto? Speriamo che il «dopo» sia meno drammatico possibile. Ecco: la nostra manifestazione può essere vista come una sollecitazione ai nostri governanti perché si impegnino intanto a far finire al più presto le ostilità e poi a contribuire perché in quella travagliata zona del mondo ci sia, dopo la guerra, giustizia e libertà per tutti». Gli oltre duemila componenti della «catena» hanno creato qualche intralcio alla circolazione sulla strada che, collegando Novara al lago Maggiore, è particolarmente frequentata alla domenica. La lunga teoria di persone che reggevano striscioni, bandiere, cartelli, grandi mani di cartapesta, maschere e via dicendo, si è schierata sulla mezzeria della strada consentendo solo la circolazione a senso alternato. L'intenzione originaria dei pacifisti era quella di formare la catena non sulla statale, distante un paio di chilometri dall'aereoporto militare, ma sulla provinciale, assai più vicina alla base dell'aeronautica che ospita gli aerei «Tornado». Il questore di Novara, Giuseppe Tarantino, ha però negato il permesso per ovvie ragioni di sicurezza. Lo stesso questore, assieme al comandante dei carabinieri, ieri mattina ha controllato sul posto il corretto svolgimento della manifestazione. Grande impegno delle forze dell'ordine ma, giova dirlo, altrettanto grande serenità da parte degli oltre duemila pacifisti. La manifestazione, protrattasi per tutta la mattinata, non ha fatto registrare incidenti. Al termine, dopo avere ascoltato le note di «Give peace a chance», molti dei partecipanti se ne sono tornati a casa. Altri hanno imbracciato le chitarre suonando e cantando motivi dell'epoca del Vietnam. Ed è stato, per loro, come dare un triste addio alla pace. Marcello Sanzo

Persone citate: Giuseppe Tarantino, Marcello Sanzo