La «Tempesta», giorno per giorno
La «Tempesta», giorno per giorno Dal primo attacco missilistico iracheno sino all'offensiva terrestre delle forze alleate La «Tempesta», giorno per giorno Usa con oltre 400 mila uomini, igurkba sono 200 Con l'inizio dell'offensiva di terra ieri mattina alle due (ora italiana), preceduto dallo scadere, alle 18 di sabato, dell'ultimatum degli alleati all'Iraq affinché iniziasse a ritirarsi dal Kuwait, il conflitto è entrato in quella che dovrebbe essere la fase finale. Ecco un riepilogo delle principali tappe della guerra dal suo inizio a oggi. Le ore indicate sono quelle italiane. 16 gennaio. Alle 22,50, con massicce incursioni aeree, comincia l'offensiva «Tempesta del deserto». 17 gennaio. Primo attacco missilistico iracheno. 18 gennaio. Primi bombardamenti americani sull'Iraq partendo dalla Turchia. Uno dei Tornado italiani, alla loro prima missione, non rientra alla base. 19 gennaio. La tv irachena mostra sette aviatori della forza multinazionale presi prigionieri, tra cui il capitano Maurizio Gocciolone. 22 gennaio. CJno Scud iracheno cade su Tel Aviv: tre morti (per crisi cardiaca) e 96 feriti. 25 gennaio. Alcuni Scud colpiscono Tel Aviv, Haifa e Riad causando complessivamente due morti e 40 feriti. Un portavoce annuncia che da un terminale kuwaitiano fuoriesce petrolio. 26 gennaio. Atterrano in Iran set te aerei iracheni: nei giorni su cessivi ne atterreranno oltre cento. L'Iran ribadisce di essere neutrale. 27 gennaio. Arr i Usa bombardano il termintit. petrolifero da cui viene riversato greggio in mare. 30 gennaio. Comunicato congiunto Usa- Urss a conclusione della visita a Washington del ministro degli esteri sovietico Aleksandr Bessmertnykh: le due parti affermano di essere d'accordo su un cessate il fuoco se l'Iraq si impegna a ritirarsi dal Kuwait. Nello stesso giorno, in seguito alle polemiche per una sua intervista, il comandante del 20° gruppo navale italiano di stanza nel Golfo, contrammiraglio Mario Buracchia, chiede l'avvicendamento. 4 febbraio. Il presidente iraniano Ali Akbar Hashemi Rafsanjani annuncia di aver proposto alle parti in guerra un piano di pace, che prevede il simultaneo ritiro dell'Iraq dal Kuwait e delle forze alleate dalla regione. 5 febbraio. Radio Baghdad trasmette messaggi in codice, secondo alcuni destinati a commando di terroristi. 6 febbraio. Primo scontro diretto tra siriani e iracheni nella regione di Hafr al Batin, in Arabia Saudita. 7 febbraio. L'Iraq annuncia la rottura delle relazioni diplomatiche con sei Paesi alleati nella guerra, fra cui l'Italia. 12 febbraio. L'inviato sovietico Ievgheni Primakov a Baghdad per colloqui con Saddam Hussein. 13 febbraio. Radio Baghdad annuncia che Saddam, al termine dei colloqui con l'inviato sovietico Primakov, si è detto disposto a cooperare con l'Urss per cercare di porre fine alla guerra. 14 febbraio. Il Consiglio di icurezza dell'Onu tiene una > i unione a porte chiuse sulla guerra nel Golfo. 15 febbraio. Radio Baghdad annuncia che 1' Iraq è disposto a ritirarsi dal Kuwait e a trattare sulla base della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ma solo a certe condizioni. 18 febbraio. Gorbaciov consegna al ministro degli Esteri iracheno Tareq Aziz un piano di pace sovietico per risolvere la crisi nel Golfo. 19 febbraio. Bush critica il piano di pace sovietico per il Golfo affermando che «è molto meno di quanto è necessario». 20 feb¬ braio. S'intensificano in giornata gli scontri di frontiera tra le forze americane in Arabia Saudita e le truppe irachene. 22 febbraio. Tarek Aziz torna a Mosca e annuncia la risposta positiva dell'Iraq alla proposta sovietica di ritiro dal Kuwait. Radio Baghdad afferma che è cominciata l'offensiva di terra. Il presidente Bush annuncia 1' ultimatum della coalizione internazionale, che comporta 1' inizio del ritiro iracheno entro le 18 (ora italiana) del 23 febbraio e il suo completamento entro una settimana. 23 febbraio. Scade l'ultimatum degli alleati. Bush autorizza il comandante di «Tempesta nel deserto» Norman Schwarzkopf a iniziare l'offensiva ter- restre. 24 febbraio. Alle due comincia l'offensiva di terra. E queste sono le forze in campo. Dopo l'adesione della Corea del Sud, i Paesi della coalizione anti-irachena sono diventati 33. Ecco l'elenco dei Paesi che fanno parte della forza multinazionale, con accanto indicato il contributo di uomini. Arabia Saudita, 100.000 uomini. Argentina, 900 uomini a bordo di due navi. Australia 600 su tre navi. Bahrein 2300. Bangladesh 2500. Belgio 225 marinai su due dragamine, altri 160 su una fregata. Canada 1700 marinai. Cecoslovacchia 170. Corea del Sud, un aereo da carico e una squadra di medici. Danimarca, una corvetta e alcuni missili Sidewinder inviati alla Turchia. Egitto 19.000. Emirati Arabi Uniti 40.000. Francia 18.000. Germania 800. Gran Bretagna 28.000. Grecia 200 uomini, con una nave. Italia: 1335 marinai, con cinque navi; dieci aerei. Kuwait 22.000 uomini, dei quali circa 15.000 regolari e 7000 volontari. Marocco 5000. Nuova Zelanda, due aerei da trasporto e un' équipe medica militare. Niger 500. Norvegia, una nave appoggio. Olanda, 400 marinai, con due navi. Oman 25.000. Pakistan 10.000. Polonia: due navi, un ospedale da campo, una squadra di medici. Qatar: un numero imprecisato di uomini, alcuni caccia. Senegal 500. Siria 21.000. Spagna 500 con tre navi. Stati Uniti: oltre 400.000 uomini, dei quali 200.000 soldati e 90.000 marines, con oltre 1000 carri armati e 2000 blindati; 40.000 aviatori, con 1.300 aerei da combattimento e 1500 elicotteri; 30.000 marinai, con 80 navi fra cui tre portaerei. Il contingente americano comprende anche 30.000 donne. Ungheria: un reparto sanitario. Fra i soldati dell'offensiva terrestre ci sono anche 200 guerrieri nepalesi gurkha, inquadrati nell'esercito britannico. Una colonna di autoveicoli americani si prepara a raggiungere il confine con l'Iraq poco prima dell'offensiva terrestre
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