«Quel diritto sul Kuwait non esiste»

«Quel diritto sul Kuwait non esiste» Parla Rodinson, tra i massimi conoscitori del mondo arabo: Saddam è solo un megalomane «Quel diritto sul Kuwait non esiste» «La volontà di potere del dittatore ha avuto la meglio su ogni ideologia» Universitario, sociologo, specialista del mondo arabo, Maxime Rodinson osserva gli avvenimenti del Golfo con il distacco dello storico. L'autore di «Israele e il rifiuto arabo», che ha studiato da vicino il partito Baath, dal quale proviene Saddam Hussein, sottolinea in questa intervista la superficialità di taluni argomenti utilizzati dal presidente iracheno e la confusione ideologica che segna questo conflitto. Le mire di Saddam Hussein sul Kuwait le sembrano del tutto ingiustificate? Su questo argomento vengono dette molte stupidaggini. Si parla di diritto eterno dell'Iraq sul Kuwait, «parte integrante dell'Iraq». Si parla anche di abolire o conservare le frontiere ereditate dal colonialismo. Ma né l'Iraq né il Kuwait sono stati colonizzati. D'altra parte, l'Iraq è stato creato solo nel 1921 dai britannici, nel quadro della liquidazione dell'Impero Ottomano. E il Kuwait? Come gli altri principati della costa araba del Golfo, il Kuwait ha avuto relazioni fluttuanti con l'Impero Ottomano e con i poteri provinciali che si erano stabiliti nell'Iraq. Qui si era formato una sorta di Stato, sotto la direzione della dinastia degli al-Sabbah, che dal XVIII secolo dominavano la zona. Gli al-Sabbah prestarono navi agli ottomani per la conquista della costa araba del Golfo e, in cambio, l'Impero Ottomano diede loro la sponda destra dello Shatt-el-Arab. In effetti, questi non sono i classici rapporti tra colonizzatore e colonizzato. L'Impero Ottomano non era uno Stato coloniale. I suoi sudditi musulmani godevano, tutti, degli stessi diritti, a differenza dei non musulmani. In un'epoca in cui l'appartenenza etnica era sentita come meno importante dell'affiliazione religiosa, questo significava l'eguaglianza di tutti i musulmani. Solo nel XIX secolo, sotto l'influenza dei naziona- lismi europei, nelle province ottomane di lingua araba, tra cui l'Iraq, cominciarono a venir formulate rivendicazioni nazionaliste. La maggior parte dei contestatori reclamanavano solo il decentramento. Anche durante la Prima guerra mondiale, molti arabi di questi Paesi erano divisi tra le rivendicazioni etniche e la fedeltà a uno Stato dinastico musulmano. Che cosa accadde dopo la scomparsa dell'Impero Ottomano? Un accordo anglo-ottomano del 1913, non ratificato, riconosceva l'indipendenza del Kuwait nel quadro teorico dell'Impero Ottomano. Ma la guerra causò la rottura di questo legame. Poiché si profilava una nuova minaccia con la crescita dell'impero saudita, nel 1923 una convenzione stabilì la linea di frontiera tra l'emirato del Kuwait e l'Iraq, che nel frattempo si era formato sotto mandato britannico. Nel 1961, esauritosi l'accordo anglokuwaitiano del 1899, il Kuwait divenne indipendente. L'Iraq (indipendente dal 1932 e dal 1958 liberatosi della monarchia legata a Londra) rivendicò il Kuwait come suo possesso. La Gran Bretagna, l'Egitto di Nasser e la Lega Araba inviarono allora delle truppe per difenderne l'indipendenza, e l'Iraq si ritirò. Il Kuwait entrò a far parte della Lega Araba e dell'Onu. Come potete constatare, questa storia non ha nulla a che vedere con quelle degli Stati dell'Africa nera che passarono dalla colonizzazione all'indipendenza. Come spiega il percorso di Saddam Hussein, che proviene da un partito laico, il Baath, e oggi si atteggia a leader islamico? Saddam non sembra animato, almeno in origine, da un'ideologia. Non gli si può negare a priori qualche orientamento ideologico sincero negli anni della sua formazione, ma la sua volontà di potere ha avuto ben presto la meglio su qualunque altra considerazione. Aderendo al Baath, Saddam ha manovrato all'interno del partito per arrivare al po- sto di numero uno e non ha avuto certo scrupoli nella scelta dei mezzi per arrivarci. Saddam, che ha goduto dell'appoggio della guida ideologica del partito, Michel Aflak, si è formato un clan, cementato in larga parte da legami di famiglia, tra gli ufficiali, soprattutto quelli originari della sua città natale, Takrit. Tutto sommato, un percorso ben diverso da quello di Nasser... Saddam non ha per Nasser lo stesso attaccamento filiale che ha, ad esempio, Gheddafi. Li anima lo stesso nazionalismo arabo unitario, così come uno stesso orientamento socialista. Ma Saddam è stato ispirato anche dalla rivalità storica tra il Baath e i nasseriani. Nel 1961 avrebbe dovuto essere arrestato dagLi egiziani per aver minacciato di uccidere un compatriota di simpatie nasseriane, ma venne liberato per intervento di Nasser. Soprattutto, però, si può far credito a Nasser di uno sforzo sincero per formare se stesso e ricercare la verità. Non sembra che ci sia molto di tutto questo nella personalità del capo iracheno. Non è stato esagerato il carattere laico del Baath? Il magma ideologico che Aflak ha messo in moto è laico, soprattutto nel senso che vuole unificare gli arabi senza tener conto delle divisioni tra le comunità. Il Baath è stato fondato da Salah Bitar, musulmano sunnita, e da Michel Aflak, cristiano greco-ortodosso. Ma quest'ultimo glorifica l'Islam come un prodotto del genio arabo che deve però piegarsi alle sue esigenze. Coerente con se stesso, Aflak si è convertito all'Islam sul letto di morte. Ma la sua sintesi del nazionalismo arabo e dell'Islam ha rifiutato fino alla fine ogni distinzione tra i figli di una stessa nazione sulla base confessionale. Per lui, l'unico legame doveva essere il nazionalismo. Oltre al nazionalismo arabo, Saddam Hussein non ha utilizzato un nazionalismo specificamente iracheno? Le sue guide intellettuali confondevano già arabi e popoli di lingua semitica. Vedevano già in Hammurabi, re di Babilonia, un'incarnazione del genio arabo. Anche Saddam fa convergere a favore delle sue ambizioni tutte le ideologie utilizzabili. Si vede successore dei monarchi assirobabilonesi e del Saladino, che raggiunse una fama enorme per aver ripreso Gerusalemme ai crociati (1187). Simbolicamente e a maggior gloria di Saddam, anche il Saladino è nato a Takrit. Non salta certo agli occhi la coerenza di tutto ciòSaddam non è affatto turbato dalle contraddizioni; Durante la guerra contro l'Iran giocava sul tema di una lotta, che pretendeva eterna, degli arabi contro gli iraniani. Rivendicava per la sua propaganda la battaglia di Kadissiya (637), vittoria dei primi sui secondi. Ma per la storia musulmana, è piuttosto una vittoria dell'Islam sui miscredenti. Indipendentemente dalle ambizioni personali di Saddam Hussein, non c'è forse una confusione crescente tra arabi e musulmani? La confusione esiste da secoli in Europa. Oggi i musulmani sono assimilati agli arabi, mentre alla fine del Medio Evo erano assimilati ai turchi. E' vero che oggi, tra gli stessi arabi, la confusione è massima: hanno tendenza a considerare l'arabo come il tipo perfetto di musulmano, dimenticando che quattro musulmani su cinque non sono arabi. In questo contesto, la guerra del Golfo non rischia di sembrare una guerra di religioni? Dato che le ragioni per lottare contro l'Occidente si accumulano, il mondo cristiano si vede in posizione di nemico eterno dell'Islam. Nelle guerre di religione di un tempo, però, ogni campo cercava di convincere l'altro. Oggi non esiste più nulla di simile. Non si tratta di guerre di religione, ma di confliti tra comunità delimitate dalla religione. E l'ondata islamica alla quale assistiamo? E' un movimento di «patriottismo di comunità» che può sfociare, ma solo tra poche persone, in vera religiosità. Il mondo musulmano, negli ultimi due secoli, ha cercato ricette occidentali di governo. Queste utopie laiche sono fallite. Ma poiché l'uomo non può fare a meno delle utopie, è arrivata l'ora delle utopie religiose. Lei che è stato, molto tempo fa, un militante comunista, come reagisce a queste utopie e a queste confusioni? Vorrei dire: fratelli dell'Occidente ci abbiamo veramente guadagnato a porre la lotta per le nostre cause sotto la direzione di un georgiano con i baffi, impietoso e megalomane? Analogamente vorrei dire: fratelli arabi, credete di guadagnarci, nella lotta per le vostre cause, facilitando la realizzazione dei piani di un baffuto babilonese, megalomane e implacabile? Robert Sole Copyright «Le Monde» e per l'Italia «Stampa Sera» Islam e Occidente si sentono di nuovo nemici L'ondata islamica a cui assistiamo non è una forma di vera religiosità Un'immagine del rifugio di Baghdad dove le bombe alleate hanno fatto strage di donne, vecchi e bambini