Nove cantautori in cerca di personaggi e storie torinesi di Luciano Borghesan
Nove cantautori in cerca di personaggi e storie torinesi Iniziativa di un gruppo per far conoscere musiche e brani scritti sotto la Mole da operai, impiegati e professionisti Nove cantautori in cerca di personaggi e storie torinesi «La nostra città vuol conoscersi di più. Ci sono fermenti, specie tra i giovani» Una chitarra e un'acustica discreta. Con e senza microfono, fra qualche seggiola. Si esibiscono nelle cantine della città. Per qualcuno, ci sono anche i piccoli palchi di poche trattorie e di qualche osteria sopravvissuta alla moda delle birrerie e dei nuovi circoli-bar. Di sera fanno tardi, fino all'alba se trovano chi li ascolta. Di giorno vanno al lavoro di sempre. Chi si alza al mattino presto per fare l'operaio, chi fa il travet del pubblico impiego, chi fa il medico, lo psicanalista. Sono nove cantautori in cerca di personaggi da raccontare e di pubblico con cui dialogare. Per lo più autodidatti, sperano di essere i capostipiti di un filone nuovo per Torino. Guardano con simpatia alle esperienze del piemontese Conte, dei concittadini Amodei, Farassino, Balocco, dei Cantambanchi, ma parlano con invidia delle più «nazionali» scuole ligure, lombar¬ da, emiliana. Non è certo bastato Tozzi, emigrato a Roma, a far conoscere parole e musica nate sotto la Mole. «Torino, purtroppo, è completamente assente in questo campo - dice Mario Fulcheri, psichiatra di professione, cantautore per diletto -. Le iniziative culturali in genere nella nostra città non decollano. Viviamo in uno spazio monoculturale. Mancano stimoli, strutture, produzione. Eppure la musica è creatività, può contribuire a migliorare la qualità della vita, a rispondere alle esigenze del disagio giovanile. Il fermento c'è ma non emerge, e quando emerge si esporta». I cantautori torinesi vogliono provarci. Nove compositori, in rappresentanza di tre generazioni, tra i 20 e i 45 anni, si sono messi assieme. I loro nomi: Emiliano Ardini, Toni Asquino, Angelo Carbone, Giuseppe Cristofaro, Mario Fulcheri, Pino Maio, Alfredo Maugeri, Laura Pasero, Vincenzo Ricotta. Hanno fatto l'esordio alcune sere fa nello scantinato di un locale pubblico. Tra gli spettatori, molti amici e conoscenti, tra cui il consigliere regionale Giampiero Leo, lo stesso che come assessore comunale alla Gioventù, sino al giugno '90, ha dato il via alla rassegna dei giovani artisti e che a questa nuova «scuola» ha riservato particolare attenzione. Uno dopo l'altro hanno cantato i.loro brani d'amore e di pace. Parole dolci, mugiche melodiche, che riecheggiano canzoni e autori già noti al grande pubblico, qualche ballata. Tra le «canzoni d'autore» ci sono anche testi che parlano dei quartieri-dormitorio, della grande fabbrica, del fiume. Ci si ritrova così nella Torino-laboratorio, con le inquietudini e le speranze di chi abita sotto cieli plumbei. Pensieri e parole applauditi con calore. Per chi vuol ascoltare il «gruppo dei nove» dal vivo il prossimo appuntamento è giovedì sera 14 febbraio, all'Osteria numero 1, in via Garibaldi. «Vorremmo fare un disco dice Fulcheri -. Abbiamo pensato già al titolo: "Mole... cole di musica". Senza mire di lucro, l'incasso lo devolveremo per opere di bene. Lo scopo è di promuovere l'iniziativa, allargare l'esperienza ad altri cantautori. Cerchiamo una casa discografica, sperando che le "professionalità" esistenti a Torino (come la Fonit Cetra) si attivino anche per i nostri gruppi. Ci sono operatori pubblici e privati interessati? Noi siamo decisi a provarci comunque, fino al punto di autofinanziarci». Il disco non è che il prodottocivetta della presenza di questo nuovo filone. «Il vero scopo spiega Fulcheri - è quello di creare un punto di riferimento per i giovani, dove si possano intrecciare esperienze, culture e storie diverse. Contro il disagio, per crescere partecipando». Le esigenze ci sono: in città esistono settanta piccolissimi centri di registrazione. Finiscono per limitarsi alla creazione di spot, di messaggi pubblicitari, di sigle. «Perché - chiede Fulcheri - la Rai regionale non dà spazio a queste professionalità in cantiere? Perché le emittenti private non le sfruttano? Perché i locali d'avanguardia, che si presentano controcorrente rispetto alle tradizionali discoteche, non offrono serate apposite? Ricordate le belle compagnie dello Swing, e anche del Centralino? Peccato si sia cantato per poche stagioni. Speriamo che il lungo inverno del silenzio sia finito». Luciano Borghesan
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