Ma la democrazia cristiana non può vivere di rendita

Ma la democrazia cristiana non può vivere di rendita Il travaglio del pds, la verifica di governo, le riforme: parla il senatore Sandro Fontana, direttore de «Il Popolo» Ma la democrazia cristiana non può vivere di rendita «Una buona legge elettorale? Come per la Costituzione, in un anno si può fare» ROMA. La crisi del pei e il travaglio del nuovo pds? «Conferma la giustezza delle scelte fatte da de ed alleati di governo in tutti questi anni - osserva Sandro Fontana, direttore de II Popolo, quotidiano di piazza del Gesù - ma lo scudo crociato non può vivere di rendita. E' finito il tempo in cui quote di elettorato votavano per noi o per gli altri partiti della maggioranza più per timore dell'alternativa comunista che per amore o per convinzione. Adesso bisogna fare ogni sforzo perché tali elettori passino da un voto di necessità ad uno di libertà. E il lavoro da fare è enorme». Elenca le «nuove incombenze», il senatore Fontana (un occhio di riguardo alla nascente forza politica di Occhetto, l'altro alla verifica di governo) e parla delle «tre sfide»: le riforme elettorali ed istituzionali, il governo dell'economia, l'esigenza di essere all'altezza del ruolo che l'Italia deve giocare a livello comuni¬ tario. «L'80 per cento del nostro destino come democrazia industriale - sostiene - è legato alle decisioni che sapremo prendere a livello europeo». «Nessuno parla più di elezioni anticipate - spiega - non perché c'è la guerra, ma perché in tutti è chiara la consapevolezza che la prima forma di stabilità è rendere durevoli le legislature, dopo cinque interruzioni anticipate. Nella maggioranza tutti sanno che è importante impiegare bene l'anno che ci separa dalla scadenza naturale del '92. Bisogna presentarsi alle urne con una nuova legge elettorale sulla quale va cercato un accordo al più presto, anche per scongiurare uno dei tre referendum». Fontana non disdegna di sentirsi dire che - a volte - parla come Bertoldo, l'eroe contadino che rifugge dagli ideologismi, dalle artificiosità della lotta politica, per «andare al sodo, vedere le cose come stanno e dare rispo¬ ste concrete ai problemi reali». E' lo pseudonimo scelto per firmare alcuni corsivi dal Popolo e, a proposito di riforme, gli fa dire: «Un accordo si può trovare, anche in breve tempo. Se c'è la volontà politica, si può fare una buona legge elettorale. E' bastato un anno per stendere ed approvare la Costituzione italiana. Oggi, urge una nuova intesa che consenta di risolvere i nodi più gravi, a partire dalla stabilità e dalla governabilità». Come? «Da un lato, ponendo un frendo alla frammentazione dell'elettorato, che l'attuale legge proporzionale favorisce con risultati degenerativi. Forse, riducendo le circoscrizioni elettorali, si otterrebbe di fatto uno sbarramento per eliminare la dispersione... Poi, è opportuno incoraggiare l'elettorato, sia pure in modo simbolico, a scegliere non solo il partito, ma anche l'alleanza di governo da prefigurare. Se l'attuale maggioranza, ac¬ canto alle scelte sui problemi economico-sociali, saprà fare una scelta a questo riguardo, avrà le carte in regola per presentarsi alle urne e chiedere nuova fiducia agli italiani». Chi devono temere di più la de e i suoi alleati: il pds o le Leghe? «Le Leghe sono il fatto inedito della storia italiana. Per decenni abbiamo pensato che il pericolo venisse dal marxismo, poi improvvisamente ci siamo accorti che la minaccia è alle spalle e si avvale di esigenze della gente che in qualche modo abbiamo trascurato, per assecondare compromessi sul versante della cultura di sinistra. Anche la de deve recuperare la sua identità: le autonomie locali, la responsabilità finanziaria degli amministratori, l'efficienza dei servizi sono i punti di forza della nostra storia. Oggi, queste bandiere rischiano di essere sventolate dalle Leghe, perché molto spesso ce le siamo lasciate strappare dalle mani. Bossi e soci non saranno in grado di risolvere uno solo dei problemi che dicono di voler affrontare: porterebbero intere regioni all'isolamento. Ma noi non possiamo dare risposte solo verbali: dobbiamo dimostrare, con la nostra forza e la nostra cultura, che siamo in grado di risolvere i problemi sentiti dalla gente». Il rischio più grave per l'evoluzione del nuovo partito di Occhetto e per i possibili risvolti sulla politica nazionale? «Che il grande universo della sinistra italiana si disintegri in tante schegge impazzite. Come ha osservato Forlani, da un eccesso di disciplina si passerebbe ad un eccesso di anarchia: ne risentirebbe tutta la lotta politica. Per questo restiamo interessati ad una evoluzione non traumatica del pei. Anche perché le nostre istituzioni democratiche si mostrano ancora troppo fragiL...». Mario Tortello

Persone citate: Fontana, Forlani, Mario Tortello, Occhetto, Sandro Fontana

Luoghi citati: Italia, Roma