La diplomazia si muove, ma non si illude

La diplomazia si muove, ma non si illude La diplomazia si muove, ma non si illude Oggi a Belgrado l'incontro dèi quindici Paesi non allineati BELGRADO. Un nuovo tentativo di cercare la pace nel Golfo, ma senza soverchie illusioni, viene compiuto oggi a Belgrado, dove i ministri per gli affari esteri di quindici Paesi non allineati si riuniscono per «proseguire l'attività - come ha precisato il portavoce del ministero degli Esteri jugoslavo, Dragoljub Pajic - nel quadro dei continui sforzi del movimento dei non allineati, di trovare una base per una soluzione pacifica della crisi e per eliminare al tempo stesso le cause che hanno provocato il conflitto». Intense consultazioni si sono svolte nei giorni scorsi tra i Paesi dei Quindici, molti dei quali hanno dato il loro pieno appoggio a questa iniziativa, voluta soprattutto dalla Jugoslavia che è il presidente di turno del movimento. Alla riunione partecipano i capi delle diplomazie di Jugoslavia, India, Indonesia, Iran, Cuba, Ghana, Zambia, Zimbabwe, Cipro, Nigeria, Algeria, Egitto, Argentina, Sri Lanka e Venezuela. I non allineati, hanno più volte riconfermato il «loro pieno appoggio» alla risoluzione 678 delle Nazioni Unite con la quale si chiede il ritiro incondizionato dell'Iraq dal territorio del Kuwait. Ma, accanto alla fedeltà alla decisione delle Nazioni Unite, i Quindici vorebbero cercare una soluzione che inquadri anche gli altri problemi che da molti anni sono fonti di tensione per la Regione, primo fra tutti quello palestinese. Pajic non si illude che la riunione di Belgrado possa offrire una soluzione, ma «speriamo ha detto - che lo sforzo concreto del gruppo possa contribuire alla ricerca della soluzione pacifica». Anche il ministro degli Esteri jugoslavo, Loncar, che nel tentativo di convincere 1' Iraq ad accettare la risoluzione dell'Onu ha avuto poche settimane fa un lungo colloquio con Saddam Hussein, ha detto nei giorni scorsi di nutrire poche speranze in ima soluzione diplomatica, ma ha aggiunto che «la diplomazia deve fare tutto il possibile anche quando non ci sono molte speranze». E così non solo a Belgrado, gli incontri diplomatici proseguono un po' dappertutto. Il vicepremier iracheno Saddun Ham- madi ha lasciato ieri pomeriggio la Giordania per recarsi in Libia, seconda tappa di un giro diplomatico che lo porterà in altri Paesi del Maghreb, oltre al Sudan e allo Yemen. Hammadi, che è accompagnato dal ministro di Stato per gli affari esteri, Said As-Sahhaf, e da una delegazione parlamentare irache¬ na, sabato sera era stato ricevuto da re Hussein di Giordania, poco dopo il suo arrivo da Teheran dove aveva consegnato la risposta del presidente iracheno Saddam Hussein alle proposte di pace avanzate dall' Iran. Il vicepresidente del parlamento iracheno, Ghanem Aziz, capo della delegazione parlamentare, in una conferenza stampa ha detto che lo scopo del viaggio dei deputati iracheni è di preparare la riunione dell'Unione Parlamentare Araba (Upa) che si terrà tra pochi giorni ad Algeri. Infine il presidente del Consiglio italiano, Giulio Andreotti, e il presidente della Repubblica iraniana, Hashemi Rafsanjani, hanno avuto ieri mattina una conversazione telefonica. Andreotti si è felicitato per le iniziative di pace iraniane ed ha invitato Rafsanjani a proseguire i suoi sforzi in tal senso. 11 presidente iraniano, dal canto suo, ha affermato che continuerà col massimo impegno la ricerca di una soluzione politica al conflitto, che - ha ribadito - deve prevedere l'integrità territoriale del Kuwait come dell'Iraq. Per dar maggior corpo a tale concordanza, ci sarà un incontro mercoledì a Roma tra il ministro degli Esteri iraniano, Ali Akbar Velayati, e il suo collega italiano Gianni De Michelis. Nel corso della sua visita a Roma Velayati sarà anche ricevuto da Andreotti. [Ansa-Afpj I vice-premier iracheno Hammadi (a sinistra) ed il ministro Iraniano Velayati