«Nuova linea sovietica»

«Nuova linea sovietica» «Nuova linea sovietica» Gorbaciov ha dovuto cedere alle pressioni della destra MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Evghenij Primakov, inviato personale del presidente sovietico Michail Gorbaciov, è partito ieri per Baghdad, nell'estremo tentativo di convincere Saddam Hussein a cedere a un compromesso per fermare la guerra nel Golfo Persico. Primakov, un esperto con simpatie filo-arabe, già nell'ottobre scorso tentò di far scendere il leader iracheno a miti consigli, ma senza successo. I suoi tentativi provocarono l'irritazione dell'allora ministro degli Esteri Eduard Shevardnadze, che temeva di vedere scavalcata la propria linea filo-occidentale. Ma il vento al Cremlino è ormai cambiato, e pur ribadendo «ancora una volta» la fedeltà alle risoluzioni dell'Onu contro l'Iraq, il presidente Gorbaciov ha dovuto piegarsi alle pressioni della destra, pubblicando una dichiarazione che in termini di estremo allarme denuncia il pericolo di una grande destabilizzazione internazionale. «La logica delle operazioni belliche, il carattere delle azioni militari creano la minaccia di un superamento del mandato stabilito dalle risoluzioni delle Nazioni Unite», si legge nella dichiarazione di Gorbaciov diffusa sabato sera, «interi Paesi prima il "Kuwait, ora l'Iraq, poi, forse, altri - sono sotto la minaccia di una distruzione catastrofica». Sottolineando la «straordinaria pericolosità» dei tentativi di allargare il conflitto intrapresi da Saddam con il lancio di missili contro Israele, il leader del Cremlino ha affermato che «tutta la politica mondiale, tutta la comunità mondiale sarebbero scosse fino alle fondamenta» se l'una o l'altra parte dovesse fare uso di «armi di distruzione di massa». «Mi rivolgo pubblicamente al presidente dell'Iraq con un pressante appello a considerare tutto quanto si vede sulla carta del suo Paese, e affinché mostri un realismo che permetta la giusta ed efficace soluzione pacifica del conflitto», ha affermato Gorbaciov, nell'annunciare l'invio di Primakov a Baghdad. Eppure l'ultimo tentativo di mediazione del presidente, dalla cui dichiarazione manca un qualsiasi accenno al necessario ritiro delle truppe irachene dal Kuwait, è stato contestato proprio.. .a . Mosga, dalla «Nezavisimaja Gazeta», uno degli organi di stampa più nettamente schierati sul fronte democratico. «Il motivo dell^J nevitabile fallimento della diplomazia sovietica (...) sta nel vecchio orientamento di Mosca nei confronti dei dittatori nei Paesi in via di sviluppo», scrive il giornale, in un articolo intitolato «Salviamo Saddam?». In realtà, la voce della «lobby filo-araba» del Cremlino si sente nelle ultime settimane con sempre maggiore forza. Ad attaccare la politica filo-occidentale fino a poco fa seguita da Gorbaciov, sono in primo luogo i «falchi» del partito comunista e i rappresentanti del «complesso militare-industriale», che con gli accordi sul disarmo e le sanzioni a Saddam hanno visto ridurre sovvenzioni e ordinazioni. Non è un caso se il conservatore capo del pcus di Leningrado, Boris Ghidaspov, ha proprio ieri criticato la conversione a scopi civili dell'industria militare: Ghidaspov ha affermato che «se non stendiamo ora nuovi programmi (militari, ndr), tra poco tempo da Paese potente, cui ci si rivolge con rispetto, diverremo davvero un Paese secondario». Fabio Squillante