«Roma Paris Barcellona» racconta anni di piombo
MASSIMO MASSIMO «Roma, Paris, Barcellona» racconta anni di piombo COSTRETTO a fare i conti con una realtà di progressiva disgregazione, aumentata in negativo da assenza di progettualità e adeguati finanziamenti, al cinema italiano tocca anche subire le conseguenze di una distribuzione in crisi di fiducia, che tende a penalizzare i prodotti meno «garantiti». Vero è che la marginalità delle produzioni indipendenti non gode di salute prosperosa, ma a farne le spese sono anche quei (pochi) buoni film che - pur segnalati o premiati in numerosi festival - si vedono poi precludere la via di una normale distribuzione nelle sale. E' il caso, ad esempio, di «Roma, Paris, Barcellona» di Paolo Grassini e Italo Spinelli, premio De Sica agli Incontri internazionali di Sorrento del 1989, che solo grazie all'esistenza di un ancora troppo ridotto circuito «alternativo», trova finalmente l'occasione di un diretto contatto pubblico. A proporlo in prima visione per Torino è il Cinema Massimo Due, dove sarà in programmazione fino a giovedì 14 febbraio. Ritratto generazionale assai poco consolatorio, il film affronta un argomento sul quale incombe l'ombra di un tabù: gli Anni di Piombo in Italia. Attraverso la storia di tre giovani (un rifugiato politico a Parigi si lascia convincere da due militanti ad una nuova, misteriosa «missione» a Barcellona), gli autori rimettoni in circolo, da un punto di vista «interno», temi, umori e motivi propri del dibattito di quegli anni. Non per farne un saggio sul terrorismo, ma per riflettere «senza complessi e con volontà di capire» sulle paure, le ossessioni, il velleitarismo dei terroristi. E, semmai, le ragioni profonde di «una lotta armata che, quando ha preso il sopravvento, ha impedito ogni altro tipo di evoluzione politica». Girato a basso costo in un secco bianco e nero che denuncia la volontà, a partire dal punto di vista formale, di non arrendersi a luoghi e gerghi comuni, il film è «un piccolo poema che sa perfettamente accordare i movimenti della macchina da presa con gli stati d'animo e i suoni, un film dove la memoria brucia, senza ancora sapersi dare una forma compiuta» (P. Detassis). Da vedere assolutamente, se ci si accontenta per il momento del fatto che bruci e si ha a cuore il futuro del giovane cinema italiano. Alberto Barbera
Persone citate: Alberto Barbera, De Sica, Detassis, Italo Spinelli, Paolo Grassini
Luoghi citati: Barcellona, Italia, Parigi, Roma, Sorrento, Torino
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