EMILE BERNARD UNO E DIVERSO di Gabriella Bosco

EMILE BERNARD UNO E DIVERSO EMILE BERNARD UNO E DIVERSO PARIGI ON c'è né arte antica né arte moderna. C'è l'arte, che è la manifestazione dell'ideale etemo». A questa conclusione giunse Emile Bernard (1868-1941) al termine di una vita intera di sperimentazioni. L'ampia retrospettiva che nel cinquantenario dalla morte la Fondazione Mona Bismarck di Parigi gli dedica (dal 10 febbraio al 16 marzo), mette l'accento proprio sul percorso evolutivo costante che caratterizzò la pittura di Bernard, proponendolo come valore positivo. Finora l'irrequietezza stilistica dell'artista nell'ambito di una produzione molto vasta e varia veniva presentata piuttosto come involuzione, graduale abbandono del modernismo giovanile verso concezioni estetiche tradizionali. Creatore del sintetismo nel 1888 a Pont-Aven con le Bretonnes dans la prairie verte, Bernard venne ritenuto incapace di portare avanti il superamento della pittura impressionista intrapreso con quel quadro (e di cui seppe beneficiare invece Gauguin, anche lui a Pont-Aven in quel periodo). Lo scorso anno due mostre tenutesi a Mannheim e ad Amsterdam proposero al contrario un Emile Bernard precursore dall'inizio alla fine della sua carriera, e in questo senso perennemente alla ricerca, in anticipo sui contemporanei. La retrospettiva della Fondazione Mona Bismarck si pone sulla scia di quelle due mostre. Le opere presentate sono schematicamente divise in tre aree maggiori: i quadri dell'epoca bretone, il periodo egiziano, la pittura italiana e spagnola. Le Bretonnes aprono la prima sezione, che comprende opere molto diverse tra loro, come la Pietà, la Mietitura in riva al mare, L'albero giallo, La donna nuda seduta, I fiori del male (Bernard, molto legato all'ambiente letterario parigino, prima di partire per la Bretagna aveva detto di voler dipingere come Baudelaire scriveva) o il Ritratto d'uomo, un quadro che forse ritrae Theo Van Gogh, il fratello di Vincent. La preoccupazione di questo periodo, comunque sensibile, era uno stile «abbreviato», semplificazione delle forme sottolineate da contorni netti, appiattimento degli sfondi. Dei dieci anni egiziani, la mostra privilegia i dipinti di genere. Non tendenza allo spiritualismo infatti, ma ricerca di novità si vuole ora vedere nell'evasione di Bernard. Hanenah Saati, la donna libanese che egli sposò nel 1895, figura al suo fianco nell'Autoritratto con turbante giallo. Nel viaggio di ritorno verso la Francia, Bernard soggiornò in Spagna e in Italia, dove prestò molta attenzione alla pittura rinascimentale veneta. Dipinse in questi anni quadri in cui la sintesi di antico e moderno gli parve finalmente possibile. La Natività, esposta a Parigi da Vollard, fu oggetto di lungo studio da parte di Picasso. Poco rilievo è dato alla forte impressione che Bernard derivò dall'incontro con Cézanne. Così come sono trascurati gli anni impressionisti, precedenti l'esperienza di Pont-Aven con il gruppo dei Nabis. E' ricca invece la sezione di acquarelli e disegni. La donna egiziana in tunica verde e I venditori di stoffe, provenienti da collezioni private, già ammirati a St-Germain-en-Laye nell'84 (mostra sugli «Acquarelli orientali di Bernard»), sono nuovamente esposti. Gabriella Bosco Emile Bernard: «Fenunes à Constant inopie» (189S)

Persone citate: Baudelaire, Constant, Emile Bernard, Gauguin, Picasso, Theo Van Gogh, Vollard

Luoghi citati: Amsterdam, Francia, Italia, Mannheim, Parigi, Spagna