Il pubblico impiego minaccia lo sciopero di Gian Carlo Fossi

Il pubblico impiego minaccia lo sciopero Contratti, mercoledì incontro Martelli-sindacati Il pubblico impiego minaccia lo sciopero ROMA. Tre milioni e mezzo di pubblici dipendenti minacciano un black-out a breve scadenza delle scuole, degli ospedali, degli enti locali e parastatali, delle poste e dei ministeri, dell'università e degli istituti di ricerca. Ma non basta: sono pronti ad alzare il tiro, chiedendo anche a tutte le altre categorie di lavoratori privati e a partecipazione statale di attuare insieme uno sciopero generale a sostegno di una equa riforma della struttura del salario, della scala mobile e della contrattazione. Cgil-Cisl-Uil, i sindacati autonomi e i Cobas (che sono presenti in forza sopratutto nella scuola) sono decisi a battersi per ottenere dal governo l'avvio di una trattativa seria per la sostanziale modifica del sistema contrattuale nell'area pubblica, dopo il sostanziale fallimento dell'incontro avuto il 14 gennaio scorso con il ministro della Funzione pubblica Remo Gaspari; e una parte delle forze sindacali in campo sollecita la contemporanea apertura dei negoziati per i rinnovi contrattuali, almeno per i comparti (come la scuola) dove già sono state presentate le piattaforme. «In mancanza di iniziative concrete da parte di Palazzo Chigi e dei ministri competenti - avverte Giorgio Benvenuto, segretario generale della Uil - la nostra risposta non potrà che essere durissima. Anche perché l'assenza di un'intesa per la sostanziale unificazione delle norme legislative e contrattuali nel pubblico e nel privato influirebbe in modo certamente negativo sul confronto di giugno per la ristrutturazione del salario». Il governo sembra correre ai ripari, rendendosi conto che si sta per superare il livello di guardia. Il presidente del consiglio Andreotti ha affidato al vice presidente Martelli il compito di vigilare sulla difficile situazione e per metà settimana, a quanto pare, sarà convocato un vertice con i sindacati a Pa¬ lazzo Chigi o al ministero della Funzione pubblica: si giocherà in quell'occasione una partita decisiva, dalla quale dipenderà l'avvio di un confronto costruttivo o la rottura e l'inevitabile ricorso allo sciopero. I sindacati non intendono affrontare i rinnovi dei contratti dei pubblici dipendenti 1991-1993 (o 1994), senza che siano state fissate le nuove regole: ora, più che mai, dopo che il Tribunale amministrativo del Lazio ha dichiarato illegittime nei giorni scorsi alcune norme dell'accordo intercompartimentale riguardante la passata stagione. L'attuale modello è considerato un ibrido tra contrattazione e legge, che non consente una piena e rapida attuazione delle intese contrattuali ed espone, di conseguenza, i sindacati, al rischio di perdere credibilità di fronte ai lavoratori. Nella passata stagione, la durata media dei rinnovi negli otto comparti è stata di ben 490 giorni, di cui 235 persi soltanto nelle fasi procedurali. Per la sanità, il contratto è stato integralmente applicato appena qualche settimana prima dalla sua scadenza, pur essendo stato concluso dieci mesi prima. Per la ricerca, infine, la firma si è avuta al trentacinquesimo mese. Gian Carlo Fossi Il ministro Remo Gaspari

Persone citate: Andreotti, Chigi, Giorgio Benvenuto, Remo Gaspari

Luoghi citati: Lazio, Roma