Chi sale sul ponte di comando di Fabio Martini
Chi sale sul ponte di comando Chi sale sul ponte di comando Le teste che cadono, i nuovi leader in ascesa RIMINI DAL NOSTRO INVIATO Alla fine Occhetto ha preferito attestarsi a centrocampo. Sul Golfo, non ha ceduto al pressing di Pietro Ingrao, ma neppure al forcing del suo alleato di 14 mesi Giorgio NapJitano. Dopo un braccio di ferro du. ato quattro giorni sulla dibattuta questione del ritiro delle forze italiane dal Golfo, il segretario ha tenuto il punto. Ieri, a tarda sera, l'assemblea dei delegati ha votato un ordine del giorno che, come voleva Occhetto, ha riproposto la doppia opzione: sì al ritiro del contingente, sì al cessate il fuoco. Il documento centrista di Occhetto ha ottenuto 765 voti (il 59 per cento dei delegati) mentre Napolitano da una parte, Ingrao e Bassolino dall'altra, si sono astenuti. Una posizione mediana, quella di Occhetto, tra Napolitano che chiedeva di concen¬ trarsi sulla richiesta di fine delle ostilità, e Ingrao, che voleva una mobilitazione per il ritiro. I leader delle due ali del nuovo partito sono restati con l'amaro in bocca, entrambi avrebbero preferito una convergenza sulle proprie posizioni, ma nonostante ciò da ieri un governo unitario del pds sembra più vicino. Una cosa è certa: dopo l'estenuante braccio di ferro durato 450 giorni, le alchimie tra le «diverse sensibilità» (così si chiamano le correnti a Botteghe Oscure), il nuovo partito nascerà con un diverso assetto di vertice. Cambieranno molti uomini e gli schieramenti sono destinati a rimescolarsi. Dal 12 novembre 1989, il giorno della svolta, il pei è stato guidato da un'alleanza tra Occhetto e i riformisti di Napolitano. Tante volte si è parlato di «allargamento della maggioranza», di «grande centro» e ora, col lan¬ cio del pds, quegli scenari sembrano più vicini. Se i veleni del dopo-congresso lo permetteranno, la prima novità potrebbe scattare dai prossimi giorni: il pds dovrebbe avere un governo unitario e, anche se una parte dell'ex No (Ingrao, Bassolino e l'ex pdup) rimarrà all'opposizione, la guida del partito sarà in mano ad un ufficio politico di una ventina di persone, in rappresentanza delle quattro correnti del pds: occhettiani, rifonnisti di Napolitano, gli ex berlingueriani di Tortorella, l'asse IngraoBassolino. Tra gli emergenti che dovrebbero entrare a far parte della nuova plancia di comando del pds un posto andrà sicuramente a Paolo Flores d'Arcais, l'intellettuale che. ha spalleggiato con più tenacia Occhetto. Ascesa assicurata anche per Gavino Angius, 45 anni, ex pupillo di Berlinguer, colonnello del No con una forte propensione all'intesa col segretario. Così forte che ieri sera, nel momento solenne (o drammatico, a seconda dei punti di vista) della presa d'atto della nascita del pds, Angius ha votaio •. favore, proprio mentre Torto; Jila, Magri e la Castellina non partecipavano alle votazioni e Ingrao votava no. Probabile cambio della guardia anche nella leadership delle donne post-comuniste: il borsino dà per uscente, nonostante il buon lavoro svolto, Livia Turco. Per la sua successione, in lizza due nomi: la cattolica Giulia Rodano, figlia di Franco, uno dei più ascoltati consiglieri di Berlinguer, già in segreteria, e la filosofa Claudia Mancina. Qualche novità potrebbe esserci anche nelle poltrone più vicine al segretario: per la presidenza del Consiglio nazionale (che sostituisce il Comitato centrale) la soluzione più probabile parla di una conferma di Aldo Tortorella, uno dei capi del No che negli ultimi mesi si è riavvicinato di più ad Occhetto. Ma c'è anche un'altra possibilità, per ora appena sussurrata: alla presidenza potrebbe andare l'uomo del dialogo con i socialisti e con le socialdemocrazie europee: Giorgio Napolitano. E da ieri si torna a parlare anche di un potenziamento di Massimo D'Alema, da 10 mesi numero due del partito, come coordinatore della segreteria e che potrebbe essere eletto vicesegretario. «Sì, è una cosa di cui si sente parlare - dice uno dei più stretti collaboratori di Occhetto -, ma è soluzione che Occhetto non vede di buon occhio perché gli farebbe ombra e che lo stesso D'Alema alla fine potrebbe non gradire: già ora, dopo Occhetto, c'è lui». Le ultime battute del congresso hanno dunque velato, senza romperli, i rapporti tra Occhetto e Napolitano. Nella replica di ieri, Occhetto è stato molto abile, richiamando i delegati all'orgoglio di partito. Il segretario ha sostenuto che in questo momento il pds è il partito della pace e che sarebbe un errore confondere questa immagine con distinzioni interne. Fabio Martini Alessandro Natta, predecessore di Occhetto sulla poltrona delle Botteghe Oscure, ai lavori congressuali dell'ultima assise pei. Con lui, Walter Veltroni, uno dei fedelissimi del «segretario della svolta»
Luoghi citati: Rimini, Tortorella
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