La diplomazia punta su Teheran

La diplomazia punta su Teheran La diplomazia punta su Teheran Anche Iraq e Olp intavolano contatti all'estero NICOSIA. Teheran continua a essere al centro degli sforzi del mondo islamico per fermare il conflitto nel Golfo Persico. Ieri vi si è recato lo sceicco Nasser Mohammed al-Ahmed al-Jaber al-Sabah, sottosegretario agli Esteri del deposto governo kuwaitiano, che ha portato un messaggio dell'emiro al presidente iraniano Hashemi Rafsanjani. Nel dare la notizia l'agenzia di stampa kuwaitiana non ha fornito altri particolari né sulla missione né sul contenuto del messaggio. Secondo fonti del governo in esilio a Taif, in Arabia Saudita, gli emissari kuwaitiani hanno in programma visite in diverse capitali arabe e di altri Paesi. Frattanto, una fonte palestinese a Baghdad ha detto ieri che l'Iraq e l'Olp si apprestano a intavolare contatti con diversi Paesi arabi per «fermare la guerra del Golfo». La fonte non ha fornito particolari sull'iniziativa limitandosi a dire che «Iraq e Olp condurranno prossimamente un'azione congiunta presso diverse capitali arabe per arrivare a un cessate-ilfuoco». Venerdì scorso, il presidente dell'Olp Yasser Arafat aveva ri¬ cevuto un «importante messaggio» del presidente iracheno Saddam Hussein riguardante «gli sviluppi politici e militari» della guerra. D'altro lato, la stessa fonte a Baghdad ha indicato che una dalegazione palestinese ha lasciato ieri mattina la capitale irachena diretta ad Amman. Guidata da Salim Zaanoun, vicepresidente del Consiglio nazionale palestinese (Cnp, Parlamento in esilio), la delegazione è stata ricevuta durante la sua visita dal presidente del Parlamento iracheno Saleh. L'approccio diplomatico per un cessate-il-fuoco nel Golfo condotto con Paesi arabi non ostili all'Iraq e con il movimento dei non allineati - ha prodotto la convocazione 1" 11 e il 12 febbraio a Belgrado di una riunione di ministri degli Esteri dell'organizzazione. L'iniziativa viene condotta con riservati contatti fra le cancellerie interessate che si incrociano soprattutto nella capitale iraniana dove, come a Belgrado, si ritiene di poter trovare un aggancio concreto nella recente e controversa dichiarazione statunitense-sovietica sul Golfo. In una comunicazione congiunta, il Segretario di Stato Usa James Baker e il neo ministro degli Esteri Alexander Bessmertnykh hanno detto che le ostilità potrebbero bloccarsi con il cessate-il-fuoco se l'Iraq si impegna inequivocabilmente a ritirarsi dal Kuwait. L'agenzia di stampa egiziana Mena ha scritto che a Belgrado si fa riferimento a questa ipotesi, basata sulla liberazione dell'Emirato che è la condizione ritenuta necessaria da chi sta lavorando per la riunione, a cominciare da Teheran, dove il ministro degli Esteri Velayati ne ha parlato con l'inviato iracheno Hammadi. Il Movimento dei non allineati fu fondato nel 1961, a Belgrado, dai leader di India, Jugoslavia e Egitto (Nehru, Tito e Nasser) nello spirito della conferenza afro-asiatica di Bandung (Indonesia) dove sei anni prima si invocò la liquidazione delle conseguenze del colonialismo e l'equidistanza tra Usa e Urss. All'iniziativa pare collegato un improvviso viaggio del ministro di Stato per gli Affari esteri egiziano Butros Ghali ad Harare, la capitale dello Zimbabwe. L'agenzia Mena sostiene che «la nuova iniziativa è appoggiata dalla Cee, dall'Urss e dalla Cina». Il capo dell'Olp, Arafat