Bernardi utopie architettoniche e costumi «fin de siècle»

LE SCENE LE SCENE Bernardi, utopie architettoniche e costumi «fin de siede» E Salomone canta dallo Steinhof. La chiesa alla .periferia di Vienna, gioiello della Sezession. Per modo di dire, si capisce. Perché lo scenografo e costumista Paolo Bernardi nel dare forma e immagine alla vicenda si è ispirato all'architettura primissimo 900 di Otto Wagner. Spiega: «La scena unica, che attraverso l'uso di parti modulari assume diversi aspetti, disegna un tempio di Salomone molto simile a certe utopie architettoniche di Wagner di cui resta un'ampia testimonianza nei suoi progetti e disegni». La scelta dunque è stata quella di ambientare l'opera in uno scenario più o meno simile a quello che circondava Goldmark negli anni in cui scrisse e mandò in scena il melodramma». I costumi invece dipingono un Oriente molto di maniera, come poteva essere immaginato appunto alla fine del secolo scorso. In questo contenitore visivo il regista Peter Busse ha organizzato movimenti che cercano di evitare troppe ritualità, troppi effetti «all'Aida». Racconta Busse: «Ho cercato di ricreare una ritualità più simbolica, più spirituale». Opera grandiosa, «La Regina di Saba» ha anche due momenti danzati nel primo e nel terzo atto, affidati in quest'allestimento al coreografo Jacques Fabre. Nel terzo atto ha luogo un divertissiment di venti minuti dove, in costumi «fin de siècle» realizzati dalla sartoria del Regio, i protagonisti (i solisti del Balletto del Regio Laura Carraro, Virginia Durando, Luca Tozzi e Luca Righi) interpretano con i gesti della danza le vicende cantate nell'opera da Sulamid, la Regina, Assad e l'Imperatore. [s. t.] Sopra le scene della «Reginu di Saba-. Sella folo in alla Vini Uiraiiarilc/i

Persone citate: Assad, Bernardi, Busse, Goldmark, Jacques Fabre, Laura Carraro, Luca Righi, Luca Tozzi, Paolo Bernardi, Peter Busse

Luoghi citati: Vienna