UN ARCHITETTO E UNA CITTA'
UN ARCHITETTO E UNA CITTA' UN ARCHITETTO E UNA CITTA' DFIRENZE OVEVA essere una mostra per festeggiare l'unico architetto al mondo che fosse giunto ai 100 anni: sul fianco della Palazzina Reale della stazione di Santa Maria Novella, da lui progettata, su una grande torciera in ferro battuto, cento luci dovevano specchiarsi su cento zampilli d'acqua nel momento in cui Giovanni Michelucci fosse entrato a rivedere i suoi disegni, i plastici di alcuni suoi progetti. Ma Giovanni Michelucci si è spento lentamente due giorni prima di arrivare al traguardo e questa mostra, voluta dalla fondazione che porta il suo nome, è diventata una commemorazione. Ma non ne ha il carattere. Bruno Sacchi, braccio destro di Michelucci per tanti anni, che ne ha curato l'allestimento, l'ha voluta come un cantiere, un luogo in divenire che rispecchi l'idea che il maestro aveva dell'architettura e della vita. Qualcosa di aperto, legato alla natura e al movimento, inteso questo come possibile libertà dell'uomo. Ecco che i plastici sono fatti di creta, argilla o legno, come di legno rustico sono le teche e le pareti, mentre due vele bianche, motivo caro a Michelucci, aleggiano nella sala delle conferenze dove da oggi - giorno dell'inaugurazione - fino al 16 febbraio, si alterneranno oratori prestigiosi nel commento dell'opera del grande architetto, che sarà visibile grazie alle elaborazioni elettroniche messe a disposizione dalla fondazione Bassilichi. I disegni esposti sono 240 e divisi in tre sezioni: la prima è dedicata a «Le architetture della natura» con riferimento al tema centrale della poetica del- l'artista-architetto; la seconda porta il titolo «La città che continua» ed è formata dalle proposte (raramente accolte) fatte da Michelucci per Firenze, in particolare dopo esempi che l'avevano lacerata nel suo tessuto urbano, come la distruzione del quartiere intorno al Ponte Vecchio voluta dai tedeschi in fuga e l'alluvione del 1966. La terza, «La felicità del disegno», ospita gli schizzi degli ultimi quattro anni, fino a poche settimane prima della morte. Sono pieni di colore, con le figure umane inserite nell'immaginario architettonico. Spiccano i progetti per un teatro da costruire a Olbia, nei primi mesi del '90, e quelli, ancor più recenti, per l'ingresso posteriore agli Uffizi, che i fiorentini vorrebbero vedere realizzato, concepito nella fusione di elementi nuovi e tradizionali e nel sentimento di attesa per i tesori d'arte che si trovano all'interno. Curata da Carlo Cresti, Domenico Cardini e Andrea Chiarugi, la mostra, che porta il titolo «Michelucci per la città La città per Michelucci», è ospitata da «Disco Verde», una lodevole organizzazione delle Ferrovie dello Stato, e realizzata con la collaborazione della Banca Toscana. Il catalogo, edito da Artificio, si avvale anche dei contributi di Paolo Portoghesi e di padre Ernesto Balducci, che riescono a dare un ritratto di Michelucci nel quale l'uomo e l'artista si fondono in maniera mirabile. Guido De Masi, Corrado Marcetti e Nicola Solimano rendono testimonianza dell'impegno sociale del maestro: con i suoi studi sulla vita nel carcere che egli vedeva come «rovescio della città» ha cercato una «verità del costruire» che rendesse in ogni caso giustizia all'individuo. [1. gat.] Tra i disegni esposti alla mostra di Firenze uno studio dell'architetto Giovanni Michelucci per la ricostruzione della zona di Faille I ecc/iio: Far Sazila Maria
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