Maestri e garzoni in bottega di M. T.

Maestri e garzoni in bottega Maestri e garzoni in bottega Tutti i segreti di scultori, orefici e stuccatori in giro per l'Europa al servizio dei mecenati IULLA scena della mostra L ' compariranno stuccatori, lapicidi, marmorei, lel | gnaioli, più o meno noti, Iche duecento anni fa hanno percorso le strade della regione e creato una fitta trama di lavoro e interessi, che oggi sfugge. La scultura lombarda del '700 manca ancora di uno studio complessivo, che chiarisca le personalità degli artigiani, l'organizzazione delle botteghe a conduzione famigliare, il rapporto con la committenza, la tecnica, le influenze. Ma le indagini settoriali mostrano già una situazione molto varia, da zona a zona. Fenomeno tipico sono gli stuccatori, intelligenti eredi di una tradizione secolare, che battono Italia ed Europa, richiamati da numerose commissioni. Originari della valle Intelvi e del Canton Ticino, conoscevano tutti i segreti dello stucco, lucido e raffinato, che sostituiva il marmo nelle statue e decorazioni. Tra i maggiori rappresentanti Diego Cartoni (Val^ Intelvi, 1674-1750), formato nell'atelier del padre, con esperienze romane, genovesi e tedesche, è autore di grandiosi altari realizzati con tecnica raffinata. Gaspare Mola (Coldrerio, 1686-1746), ticinese legato all'ambiente tedesco, presso cui spesso lavora con la sue équipe. Stefano Salterio, comasco (1730-1806), uno dei maggiori interpreti del rococò internazionale, legato alla cultura bavarese e attivo nella zona d'origine e in Svizzera. Nell'area comasca e varesina si impone la scultura lignea, ben rappresentata in mostra. Lavorano artisti locali e ticinesi, mentre in Valtellina gli intagliatori arrivano da Brescia, Trentino, Tirolo, arricchiti da scambi con Austria e Germania. Nella scultura in pietra spicca invece Brescia, con stretti agganci con Venezia, Roma, Nord Europa, privilegiata dalla ricchezza di marmo bianco, pietre colorate, e dalla presenza di esperti lapi- cidi ricercati da una ricca committenza. A distinguersi sono le botteghe dei Calegari, che producono una gran quantità di elementi decorativi per architetture, altari, interni di palazzi e giardini. Accanto alla scultura la rassegna presenterà anche il ricco patrimonio lombardo di oreficerie sacre e profane, lavori di maestri tornati alla ribalta soprattutto dagli Anni 80 del nostro secolo, come spiega Renata Massa. Lo studio dei marchi e delle fonti di archivio ha permesso di identificare botteghe e maestri, zone di lavoro, anche se rimane ancora molto da indagare. Centri di spicco sono Milano, i cui artefici, unici in Europa, potevano certificare nel '600 e '700 la qualità del prodotto attraverso il solo marchio di bottega, senza il nome o la sigla dell'autore, fatto che ha reso più difficile l'identificazione. Particolarmente attivi dopo il passaggio di Milano agli austriaci, | gli orefici milanesi sembn. n caratterizzati da mode france sizzanti. P;ù sobria, e ricchissima, la produzione di Brescia, che si distingue anche in questo senso. Nel 1777 su 30.000 ci sono 43 botteghe di argentieri con 109 lavoranti e 62 garzoni, impegnati da un vivace mercato interno ed esterno. [m. t.]

Persone citate: Calegari, Canton, Diego Cartoni, Renata Massa