La Provincia condanna a morte 370 cervi di Cosimo Mancini

La Provincia condanna a morte 370 cervi Abbattimento selettivo in Val Susa e in Val Chisone: finanziati corsi per abilitare alcuni cacciatori La Provincia condanna a morte 370 cervi Ma l'Enpa subito ricorre al far perfar annullare la delibera La Provincia ha dato via libera ai caccialori nelle valli di Susa e Chisone per l'abbattimento di 370 cervi. Gli animali potranno essere uccisi in qualunque giorno della settimana, anche con il terreno innevato che consente di seguire agevolmente le tracce. La caccia si svolgerà anche senza il controllo degli agenti della Provincia. Avverrà tutto in famij'.lia grazie ad un'iniziativa della pubblica amministrazione che ha finanziato due corsi per «cacciatori esperti» che assumono, di fatto, le funzioni di guardie. Contro questa inizia'.', va l'Ente nazionale per la protezione degli animali ha annunciato un ricorso davanti al Tribunal'! amministrativo regionale. E' la nona volta che l'Enpa si rivolge alla magistratura per impedire ai cacciatori di uccide) e i cervi in Piemonte. Per ben otto volte il Tar e per altrettante il Consiglio di Stato hanno dato ragione all'ente protezionistico riaffermando il principio che nei parchi e nelle zone protette i cacciatori non possono sparare e che, in ogni caso, la fucilazione degli animali da parte di privati cittadini è caccia e non «prelievo» come recitano certe delibere della Regione Piemonte. La pubblica amministrazione ha sempre cercato di aggirare le sentenze sollecitate dall'Enpa emanando delibere destinate a soccombere in giudizio perche violano i principi delle leggi vigenti. Negli anni passati i cervi sono stati uccisi dalle guardie della Provincia: 230 nell'88 e 204 nell'89. I capi da abbattere, secondo le stime dei professionisti che fanno da consulenti, avrebbero dovuto essere 370 nell'88 e 465 nell'89. L'Amministrazione ha ritenuto che le guardie siano insufficienti ed ha accolto la proposta dell'Unione nazionale cacciatori della zona delle Alpi di istituire dei corsi per cacciatori esperti. I corsi sono stati finanziati con un contributo di quindici milioni e sono serviti a dare agli allievi una qualifica che non figura in alcun ordinamento dello Stato. Lo scopo dichiarato di questa iniziativa era quello di affiancare gli agenti della Provincia ad un certo numero di cacciatori autorizzati a sparare ai corvi. In questo modo le guardie giurate avrebbero fatto osservare il rispetto della legge ed avrebbero risparmiato la fatica di macellare e trasportare a valle gli animali uccisi. Successivamente, però, gli amministratori si sono lasciati prendere la mano e si ò arrivati, così, ad una delibera che prevede clic i normali cacciatori possano sparare ai cervi accompagnati dai colleghi «esperti». Il controllo della legalità sarebbe, quindi, affidato ad una figura che non ha al¬ cuna veste giuridica. Un «cacciatore esperto» che non denunci un'illegalità commessa da un altro cacciatore non commette alcun reato. Una guardia giurata, invece, commette un'omissione in atti d'ufficio, un reato che è punito severamente dal nuovo codice di procedura penale. Per la nona volta, quindi, l'abbattimento dei cervi finirà in tribunale, con un notevole esborso di denaro sia da parte dell'Ente nazionale per la protezione degli animali, sia della pubblica amministrazione. La Corte dei Conti, che è l'organismo che virila sul modo in cui viene speso il denaro pubblico incassato con le tasse, è già intervenuta criticando certi metodi. 11 numero degli amministratori piemontesi nel mirino di questo tribunale aumenta ogni giorno di più. Cosimo Mancini

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