Nuove armi anti-marines di Gianni Bisio

Nuove armi anti-marines Nuove armi anti-marines Torna la minaccia di Saddam Hussein La minaccia è esplicita quanto terribile: contro «l'aggressione americana e sionista», e per distruggere «le brutali macchine del nemico», l'Iraq userà «armi non convenzionali». Lo ha detto ieri «Radio madre di tutte le battaglie», la nuova emittente propagandistica di Saddam Hussein che trasmette dal Kuwait occupato. E' una sfida che preoccupa molto, quella dell'uomo di Baghdad. «Non convenzionale» può avere più significati, anche se gli analisti sono quasi concordi nell'interpretarlo come un ricorso all'armamento chimico o a quello batteriologico, peggiore perché ancora meno controllabile. Pochi pensano invece al nucleare, perché i tecnici iracheni non avrebbero ancora la tecnologia sufficiente a realizzare un ordigno atomico, malgrado l'aiuto di molte aziende occidentali. Se la minaccia del «non convenzionale» è vera - e non fa parte solo della guerra psicologica - e se la si interpreta alla luce della promessa di Saddam Hussein di elevare al rango di «martiri» i volontari che si immoleranno in missioni suicide contro la coalizione antiirachena, è possibile anche prevedere come verrà messa in pratica l'offensiva «non convenzionale». Perché se è certo che l'Iraq possiede un armamento chimico, non è chiaro quali mezzi potrebbe impiegare per diffonderlo sul territorio nemico. I servizi di intelligence occidentali tendono ad escludere che gli Scud-B (e gli Al Hussein e Al Abbas da essi derivati), cioè i missili balistici, possano avere testate chimico-biologiche per la complessità della tecnologia necessaria. Ma è sicuro che possono montare testate chimiche sia i missili Frog 7 sovietici (portata 70 Km), sia le razziere multiple, come le BM-21 e le Astross (30 km), sia gli obici da 155, i G5 progettati da Gerald Bull per la Armscor sudafricana e la Norinco austriaca, entrambe fornitrici di Saddam Hussein, cannoni che arrivano a 40 km. E poi ci sono gli aerei (SU-24 ad esempio) o gli elicotteri d'attacco (i Mi-24) che possono essere dotati di un sistema di serbatoi «spray» sub-alari per irrorare di aggressivi chimici strisce di terreno larghe alcune decine di metri. Gli stessi velivoli possono portare delle bombe a grappolo (cluster) o convenzionali (da 200 kg), sistemi già impiegati sia contro i villaggi curdi che nell'offensiva vincente contro l'esercito iraniano. In pratica un pilota, gratificato dal fatto di divenire un «martire», come ha promesso Saddam dal suo bunker, potrebbe gettarsi come un kamikaze sulle linee americane, sempre se riuscisse a non essere intercettato e abbattuto prima dalla caccia alleata o da un missile antiaereo. Non per nulla, tra le forze corazzate nel deserto saudita, vi sono 60 carri tedeschi Fuchs (volpi) capaci di rilevare qualsiasi gas nell'aria, anche a distanza, e di dare l'allarme con tempestività. Peraltro una gran parte degli sforzi dei comandi alleati nel periodo di preparazione prima dello scadere dell'ultimatum è stata proprio dedicata ad esercitazioni con le maschere e le tute protettive nell'ambiente desertico. Inoltre molti carri armati della coalizione anti-Saddam, gli Abrams Usa per primi, sono dotati di un sistema di filtraggio dell'aria che neutralizza gli attacchi chimici. Per una missione suicida contro il territorio israeliano occorrerebbe invece una buona dose di fortuna: satelliti e radar (volanti e a terra) fanno buona guardia: gli allarmi che forniscono per gli Scud, allertando le batterie di Patriot, ne sono la prova. Ma è assai più probabile che il Raiss, in questo caso, impieghi anche un «vettore» non convenzionale: e qui le sorprese potrebbero essere tante, perché la minaccia chimica o, più probabilmente, batteriologica potrebbe essere collegata a quella terroristica. Una fiala di batteri, se utilizzata da una mente lucidamente fanatica, può essere ben più micidiale di uno Scud a testata chimica. C'è persino chi guarda con sospetto ai velivoli che avrebbero «disertato» rifugiandosi in Iran. La loro presenza è inquietante, anche se le autorità di Teheran paiono ben attente. Secondo l'intelligence alleata, l'Iraq dispone di parecchie centinaia di tonnellate di agenti vescicanti, come l'Iprite (o Mustard gas, in varie versioni), e alcune centinaia di kg di gas nervini, che inibiscono i centri nervosi, come il Tabun (T-83), il Sarin (GB) e il VX, tutti fabbricati negli stabilimenti di Samarra, Falluja e Salman Pak. Le installazioni produttive sono state bombardate dagli F-117 ma non si sa se i depositi siano stati distratti, soprattutto quelli che si presume siano stati spostati recentemente a Sud di Bassora. I servizi informativi israeliani affermano che a Salman Pak esisteva anche un impianto, che ora si ritiene distrutto, per produrre agenti batteriologici, come le tossine del tifo, del colera, del botulino, dell'antrace, anche queste già usate contro i curdi nell'88. Gianni Bisio Con questi camion gli iracheni trasportano i missili Scud alle piattaforme mobili

Persone citate: Abrams, Fuchs, Gerald Bull, Saddam Hussein, Salman Pak, Sarin

Luoghi citati: Baghdad, Bassora, Falluja, Iran, Iraq, Kuwait, Teheran