«Vai col Patriot» e la guerra si fa spot

«Vai col Patriot» e la guerra si fa spot IN DIRETTA TV «Vai col Patriot» e la guerra si fa spot QUELLA che doveva essere la prima «guerra in diretta» si sta trasformando nel più grande spot della storia televisiva. La sua concorrenza ha già costretto le principali aziende pubblicitarie a rinviare le campagne che erano state messe in programma per il '91.1 missili, i caccia, i caschi fantascientifici, hanno scacciato dagli schermi i profumi, le bevande gassate. Mai settore ha goduto di una pubblicità così intensa, prolungata. E, soprattutto, così gratuita. 1 primi giorni del conflitto, in assenza di immagini della guerra vera, si sono trasformati in una interminabile carrellata sui protagonisti tecnologici dello spettacolo che va in scena nel Golfo. Prodotti che fino a 15 giorni fa erano relegati nelle riviste dei ministeri, adesso sono diventati superstar televisivi e i ragazzini li conoscono a memoria. Ma non è a questo tipo di pubblico che in realtà il «grande spot» è diretto. Ci sono spettatori ben più interessati a quel che sta succedendo in Iraq. E le aziende produttrici di anni, che lo sanno, seguono con apprensione i raid degli aerei sul Kuwait. Tengono un bollettino aggiornato di quanti non riescono a tornare. Sette, otto Tornado non rientrati alla base, possono essere una disfatta commerciale, una caduta di immagine disastrosa. Ogni missile che intercetta uno Scud, invece, è una commessa da 200 milioni di dollari in più da mettere in portafoglio. Che la pubblicità abbia già prodotto i suoi effetti è facilmente verificabile a Wall Street. Le azioni della Raytheon, che produce i Patriot, sono salite del 9 per cento in una settimana, e il suo successo ha trascinato al rialzo anche i titoli degli altri grandi produttori Usa. E il meglio deve ancora venire. Adesso stanno per entrare in scena i carri armati, gli elicotteri e tutto il rimanente armamentario specifico dei ■ eneo I arni; combattimenti terrestri. Una nuova raffica di prodotti andrà ad affollare i video e a rafforzare quello che viene definito come ('«effetto trainante» del grande spot della guerra. Un mese di campionato del mondo di calcio in tv ha fatto nuovi proseliti in tutto il mondo. Due, tre o chissà quanti altri mesi di combattimenti nel Golfo rilanceranno un settore depresso dagli accordi UsaUrss e dal disarmo in Europa. I bilanci della Difesa, che stavano per subire tagli drastici, verranno rimpolpati. Mega-progetti quasi fallimentari, come quello dell'Aereo Invisibile, per il quale il Pentagono aveva disdetto all'inizio di gennaio un contratto da 5 miliardi di dollari, ritornano sulla cresta dell'ond i. Preso dall'entusiasmo, qualcuno in Usa parla già di rispolverare i piani di «Guerre Stellari». E' un'euforia che contagia anche Paesi che nulla hanno a che fare con il conflitto e che avrà una ricaduta concreta nell'aumento delle commesse per parecchi anni a venire dopo la fine dei combattimenti. Ogni Paese in lite coi vicini guarda all'invasione del Kuwait come a un precedente che potrebbe riguardarlo in prima persona. Ci saranno quindi affari per tutti. Per chi deve disfarsi dei materiali di seconda mano che hanno combattuto contro Saddam, e anche per chi è rimasto alla finestra. Così, non dovrebbe rimanere insoddisfatta l'Urss, alle prese con gli enormi stock resi inutilizzabili dalla fine della Guerra Fredda, e con il problema della riconversione civile di 500 grandi industrie belliche. Un esempio eclatante di ciò che sta avvenendo è la Cecoslovacchia. L'avvento del regime democratico aveva stimolato progetti drastici di ristrutturazione delle imprese produttrici di armi. Il «grande spot" li ha fatti saltare tutti. Con buona «pace» dell'ideologia, gli affari sono affari quando si parla di guerra. Silvano Costanzo

Persone citate: Silvano Costanzo

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Europa, Iraq, Kuwait, Urss, Usa