Bush-Gorbaciov, il summit si allontana

Bush-Gorbaciov, il summit si allontana Bush-Gorbaciov, il summit si allontana Incomprensioni sulla guerra: oggi probabile annuncio del rinvio WASHINGTON NOSTRO SERVIZIO Il destino del summit Bush-Gorbaciov a suo tempo fissato dall' 11 al 13 febraio a Mosca si conoscerà soltanto oggi, dopo che il nuovo ministro degli Esteri sovietico Aleksander Bessmertnykh sarà stato ricevuto alla Casa Bianca; ma una prima indicazione concreta sul suo probabile rinvio è venuta ieri proprio da Bessmertnykh. «Sulla necessità che il summit abbia luogo siamo d'accordo», ha detto il successore di Shevardnadze. Il problema è però dato da «tempo e circostanze» in cui deve avvenire. E' una conferma implicita ma abbastanza chiara, viene da una fonte diretta come Bessmertnykh, dopo una settimana di indiscrezioni in cui le probabilità del rinvio sono andate costantemente aumentando. Che oggi quel rinvio venga formalmente annunciato, quindi, e ormai quasi sicuro. Il problema, semmai, è quello di individuare «tutte» le ragioni che hanno portato a deciderlo. Si è parlato ripetutamente, nei giorni scorsi, del problema Li¬ tuania e Lettonia e della repressione militare esercitata in quelle repubbliche, forse non per ordine diretto di Gorbaciov ma sicuramente con la sua approvazione a posteriori. Il «concern» degli americani, sembra di capire, è dato non tanto dal fatto che in quelle repubbliche ha cominciato a scorrere il sangue, quanto dal fatto che la svolta compiuta attraverso l'intervento delle forze armate sembra confermare il pericolo di involuzione della situazione sovietica denunciato da Shevardnadze. Ebbene, le altre cose accadute non hanno fatto che confermare questi timori. Si è verificato per esempio, stando alle fonti americane, un improvviso irrigidimento sovietico sui negoziati Start (riduzione del 30% dei missili intercontinentali), da cui oltre tutto dipende direttamente la realizzazione del summit, in quanto la firma di quel trattato dovrebbe essere la ragione formale per tenerlo. Inoltre, è accaduto qualcosa rispetto al trattato sulla riduzione delle armi convenzionali in Europa, firmato a novembre e ora in fase di applicazione, che agli americani ri- corda addirittura l'epoca di Leonid Breznev, quando i sovietici si abbandonavano a «continui ed estenuanti cl. nbiamenti delle carte in tavola». Ci sono infatti tre divisioni che in base al trattato l'Urss dovrebbe eliminare dal suo territorio europeo e che ora hanno improvvisamente cambiato nome, diventando «unità di difesa costiera». Un espediente per non farle rientrare nel trattato, che parla solo di forze terrestri e aeree. Tutto ciò ha fatto arrabbiare i negoziatori americani, che hanno riferito la loro frustrazione a Bush. Ma non sarebbe stato sufficiente, forse, a fare orientare il presidente verso il rinvio del summit, un po' perché Bush - dicono i suoi critici - è lento a prendere atto della nuova situazione negativa al Cremlino così come è stato lento, nel 1989, a prendere atto di quella positiva, e un po' per le ragioni superiori, rappresentate ora dalla guerra del Golfo. Bush non vuole rinunciare all'appoggio sovietico. Senonché, a quanto pare, è proprio qui che Mosca sembra avere riservato a Bush la «delusione» maggiore. Bessmertnykh, infatti, è arrivato a Washington anticipato dalle parole che aveva pronunciato a Mosca prima di partire. Parole di preoccupazione per gli eccessivi bombardamenti cui viene sottoposto l'Iraq e parole di dubbio sulla effettiva corrispondenza fra quei bombardamenti e il mandato del Consiglio di Sicurezza, riferito esplicitamente, secondo lui, al territorio del Kuwait. Questo sembra essere stato l'elemento decisivo perché qui ci si orientasse verso un rinvio del summit. Se infatti non può servire a firmare il trattato Start e neanche a una forte dichiarazione di imita sulla guerra del Golfo, si chiedono gli uomini di Bush, perché tenerlo? Per mostrare di avere «perdonato» a Gorbaciov la repressione nel Baltico? No, grazie. L'unica possibilità, a questo punto, è che Bessmertnykh, oggi alla Casa Bianca, riaffermi il sostegno sovietico a Washington e si rimangi i dubbi espressi sugli «eccessi» dei bombard"menti. Ma sembra una possibilità alquanto remota. Franco Pania rolli Bessmertnykh, neoministro sovietico