Nell'asilo del Re si parla in arabo

Nell'asilo del Re si parla in arabo Extracomunitari nel dormitorio con i barboni, in attesa di poter utilizzare l'ex scuola di Mirafiori Nell'asilo del Re si parla in arabo In alto, sulla facciata, campeggia la scritta «Asilo notturno Umberto I». Appena sotto il tetto c'è la data di fondazione: «1898». Per quasi un secolo è stato il rifugio dei «barboni», perché proprio per i «vagabondi e i senza casa» era stato costruito quel sobrio edificio alla periferia di Torino, dove un tempo gli orti si mescolavano alla campagna. Però re Umberto I, «sponsor» come adesso si usa dire dell'opera di carità, certo non avrebbe mai immaginato che un bel giorno l'asilo notturno, ormai da considerarsi in centro città, sarebbe soprattutto servito ad ospitare marocchini e tunisini, algerini ed africani. L'assicuratore Sergio Rosso è il presidente dell'ente morale che gestisce da sci anni, basandosi esclusivamente sul volontariato, l'asilo notturno: «Non ci sono dubbi, la nostra opera di solidarietà umana nei confronti dei più bisognosi in questi ultimi anni ha visto mutare considerevolmente, anzi quasi radicalmente, la componente sociale che ci chiede ospitalità. Non solo, le statistiche che redigiamo dimostrano che ormai il barbone tradizionale, inteso come persona matura o anz;ana che si trascina per le strade e solo la notte cerca un ricovero, non esiste più. Certo ci sono ancora i vinti, gli sconfitti della società, ma il barbone appartiene ormai al passato remoto». Vediamo le statistiche. Ncll'88 le presenze di stranieri erano state pari al 47 per cento, ncll'89 il 42 per cento, ma solo perché c'è stata la «sanatoria» del governo ed i responsabili del ricovero hanno introdotto misure di regolamentazione affinché non fossero sempre gli stessi ospiti ad usufruire dei 25 letti messi a disposizione ogni notte. Nell'88 però le persone accettate per la prima volta sono state per l'82 per cento stranieri e, nell'89, il 74 per cento. Il che significa che a parte gli «habitué» i nuovi disadattati che premono per avere un letto sono gli immigrati arabi. Il regolamento del «ricovero» è appeso proprio nell'ingresso. E' scritto in italiano, francese e arabo. In sostanza si spiega che non è possibile dormire per più di quindici notti di fila nelle linde e dignitosissime camerette di via Ormea 119. Per gli arabi e gli africani che non hanno passaporto, ma solo documento d'identità, è ancor peggio: possono essere ospitati una sola notte. Davanti all'asilo notturno, che ha anche un suo servizio medico che svolge u;>u preziosa opera d'assistenza sanitaria di base, c'è già la coda di extracomunitari alle 18. Vanno a prenotarsi, poi ritornano alle 21. In genere gli immigrati che tentano di fermarsi a Torino dormono in via Ormea sin quando non riescono a trovare una sistemazione meno precaria. Però tra di loro c'è anche una vasta fascia di «clandestini», gente che non ha voluto mettersi in regola con la «sanatoria» e chiedere il «permesso di soggiorno» in questura. Sempre le statistiche dicono che tra i residenti a Torino (il 24 per cento degli ospiti) l'anno scorso ci sono state solo 10 persone «nuove», ed erano tutti tossicodipendenti fuori casa per scelta o perché cacciati. Come in genere drogati sono coloro che bussano alle porte del dormitorio arrivando per la prima volta dai Comuni dell'hinterland torinese. Ritornando agli stranieri il 43 per cento di essi viene dal Marocco, il 24 dalla Tunisia, il 15 dall'Algeria, il 9 dall'Europa comunitaria, il 3 dal centro Africa (Kenya e Nigeria) e il 2 per cento dal Sud America e l'uno per cento da Libia, Egitto e Giordania. Per quel che riguarda invece le fasce d'età, sia per gli stranieri che per i non residenti, la stragranda maggioranza sono giovani dai i ; ai 25 anni, quasi il 50 per coni ; poi c'è un 20-25 per centri di trentenni, mentre le persone sopra i 55 anni sono nemmeno il due per cento. Ovvero i barboni non esistono più. Conclude Sergio Rosòo. «Basandoci sul volontariato noi riusciamo a contenere le spese. Il bilancio è in pareggio su 95 milioni, ci finanziano con donazioni dei privati e con 10 milioni che arrivano dal Comune. Ogni ospite ci costa 8 mila lire a notte, badando sempre al massimo alla pulizia dei locali ed al ricambio della biancheria. Quest'anno abbiamo avuto per la prima volta una sovvenzione di 5 milioni da Specchio dei tempi e con questo denaro riusciremo a dare ogni mattina la prima colazione a quasi 8 mila persone, quante ne ospitiamo globalmente ogni anno». L'attività del ricovero, che mira «a ridar dignità umana a quanti si sono lasciati andare alla deriva», è ormai ben conosciuta anche a livello delle istituzioni ufficiali. Una lettera di Andreotti esprime il plauso ai collaboratori e l'apprezzamento per «l'attività che sopperisce anche alle tante carenze dello Stato» mentre il sindaco Valerio Zanone ha scritto che «l'opera degli "Asili notturni" mantiene viva la tradizione di generosità, ospitalità e volontariato che è uno dei tratti storici di Torino». Marco Vaglietti ffpf <JA.I\i- ::jJER Lfj Tue Ui Il dormitorio di via Ormea (foto in alto) ospita per lo più immigrati dal mondo arabo. I cartelli con il regolamento devono essere scritti in quattro lingue. La scuola Ariosto, a Mirafiori (in basso), è un centro per extracomunitari

Persone citate: Andreotti, Ariosto, Sergio Rosso, Sergio Rosòo, Umberto I, Vaglietti, Valerio Zanone