La prima domenica parlando di guerra

La prima domenica parlando di guerra Una città diversa: volantini davanti alle chiese, diminuisce il pubblico che va al cinema e a divertirsi La prima domenica parlando di guerra Dominata dalle parole, da commenti veloci guardando le vetrine di una via Roma sempre affollata. La città nel pomeriggio della prima domenica di guerra parla di Saddam Hussein tra un gelato o una sosta in un caffè, chiede le ultime notizie sui bombardamenti insieme al risultato della Juventus. Torino non stravolge i suoi ritmi domenicali, semplicemente li adatta, li modifica prudentemente. Preferisce confrontarsi, discutere. Molti cinema segnano un calo di presenze - in qualche caso sono addirittura dimezzate - e la mostra di Chagall a Palazzo Reale segue la stessa sorte (alla fine della giornata la diminuzione dell'affluenza e vicina al 30 per cento). Dovunque l'argomento è uno solo, sempre lo stesso. Questa guerra non ha ancora portato la paura, quella vera, ma preoccupazione. E in tanti, nonostante la giornata di sole, hanno preferito dimenticare sci e montagna: sull'autostrada per Aosta, sin da venerdì sera, si è registrato un forte calo di traffico. In tutte le chiese, durante la messa, preghiere per la pace, il ricordo su quanto sta accadendo a migliaia di chilometri di distanza. Monsignor Giovanni Saldarini nella concelebrazione in cattedrale dice: «Abbiamo i cuori feriti e gli spiriti affranti perché ci è stata tolta la pace. Dobbiamo chiederci quale parte di responsabilità abbiamo. Le ingiustizie rimangono tali da qualsiasi parte arrivino». Nelle parrocchie i giovani di Movimento Popolare continuano invece a distribuire i- loro volantini che parlano del «diritto del petrolio contro la vita dei popoli». E' l'attesa a scandire questa domenica. L'appuntamento del giorno non è più con la Domenica Sportiva, ma con il telegiornale. Il parco del Valentino vai sempre una passeggiata, ma le radioline rimangono accese ben oltre la fine delle partite. E i gruppi di ragazzi si ritrovano come sem¬ pre: a cambiare non sono i programmi del pomeriggio, ma i discorsi. I bar del centro sono affollati, le discoteche anche. Si parla soprattutto del servizio militare, e qualcuno lo fa in modo preoccupato: non a tutti è bastato il fatto che il Ministero della Difesa abbia smentito in più occasioni la possibilità di utilizzare i giovani di leva nella guerra del Golfo. Anzi, il timore condiziona anche i loro genitori. Non a caso domani sera alle 21, nella rala del tempio valdese in via S.Pio 15, ci sarà un'assemblea per formare un Coordinamento delle famiglie dei militari di leva. L'obbiettivo, come spiega Marilena Cardone che da tempo si occupa di obiezione di coscienza e iniziative per la pace, è quello di «essere preparati nel caso la situazione dovesse peggiorare rapidamente. La nostra è una misura precauzionale». Con il passare delle ore la situazione non cambia. La città non mostra più il volto di giovedì sera quando strade e piazze erano stranamente calme, ma segue i ritmi della domenica pronta ad ascoltare ogni novità in arrivo dal Golfo. Le notizie si diffondono in via Roma e in via Po in un attimo, è un passa parola che sembra non voler finire. Lo si vede, lo si ascolta. I pericoli collegati alla reazione degli israeliani, le missioni dei Tornado della nostra aviazione sono i punti centrali dei veloci dialoghi agli incroci o tra i tavolini dei bar. Una domanda, una risposta sintetica, una battuta per sdrammatizzare. Tutto è uguale per ore. Ma tra ottimistici «Finirà presto» e «Non toccheranno mai l'Italia, non bisogna preoccuparsi troppo» sono molte le occhiate agli orologi: l'appuntamento con il telegiornale questa volta non si può perdere. La prima domenica di guerra si conclude con il telecomando in mano e qualche perplessità già pronta a risvegliarsi con i notiziari radio della mattina. Paolo Negro Poco pubblico per II film «Atto di forza». La domenica «di guerra» (complice il bel tempo) ha tenuto la gente fuori dal cinema. Davanti alle chiese (foto sotto) volantini del Movimento Popolare M vlT* OBI POPOLI ■«IxiJ decu.l - ritti ih ,t- '« "umcioic sfaSÉSS -saie „*—• * Està 5= * •lolT.^ ui «Il |. " ' •""> «* U OLI ioic *

Persone citate: Chagall, Giovanni Saldarini, Marilena Cardone, Paolo Negro, Saddam Hussein

Luoghi citati: Aosta, Italia, Torino