Due prefetti a giudizio
Due prefetti a giudizio Con un vice e diversi funzionari accusati di ruberie e truffe Due prefetti a giudizio Un «giro di bustarelle» a Savona SAVONA. Dalla lettura delle carte del processo, che si inizia oggi contro due prefetti, un vice, un capo di gabinetto, due funzionari e un imprenditore, sembra che nella prefettura di Savona, dal 1984 al 1987, si fosse instaurato un comitato di affari con particolare inclinazione a ruberie e truffe. Ne avrebbero tratto vantaggi, o comunque, in qualche modo le hanno assecondate le persone chiamate oggi alla sbarra del tribunale di Savona, con accuse che vanno dalla truffa all'interesse privato in atti di ufficio e al falso ideologico. Gli imputati sono: Giovanni Orefice e Francesco Stranges, 64 e 59 anni, i due prefetti che si sono succeduti a Palazzo del governo di Savona dal 1984 al 1987; l'allora viceprefetto, Antonio D'Aloisio, di 53; il capo di gabinetto, Giuseppe Resta, 50; l'ex direttore del servizio di ragioneria, Ernesto Costabile, 64; Laura Cixi, 67, impiegata; e l'autotrasportatore savonese Paolo Baglietto, di 60. Quest'ultimo, Giuseppe Resta, Laura Cixi ed Ernesto Costabile, nel corso dell'in¬ chiesta aperta dal procuratore della Repubblica di Savona, Michele Russo, sono finiti in carcere. Anche se per pochi giorni. L'inchiesta è scaturita da un esposto alla magistratura di Ernesto Costabile. Denunciava irregolarità sugli appalti e in pratiche di competenza della prefettura. In altri termini: sembrava che la pratica della «bustarella» fosse una costante. Chi non vi si piegava, sarebbe stato escluso da appalti o altri benefici. Alcune accuse hanno trovato riscontro nel corso dell'inchiesta. Altre, no. Così, all'ex direttore del servizio di ragioneria, oltre all'esercizio abusivo di professione (curava la contabilità di privati) è stata contestata la calunnia. Il giudice istruttore Maurizio Picozzi, nel corso dell'istruttoria, lo aveva prosciolto dalle imputazioni ma, su ricorso del procuratore Russo, la sezione istruttoria della Cor. iì di appello di Genova lo ha rinviato a giudizio. Si proclama vittima di persecuzioni dovute alla sua denuncia. Secondo l'accusa, la truffa riguarda trasporti, forse mai avve¬ nuti o, comunque fatti in epoche diverse da quelle indicate nelle fatture, commissionati dalla prefettura a Paolo Baglietto. L'autotrasportatore avrebbe incassato, così, somme non dovute attraverso fatture gonfiate. Un beneficio che, si sospetta, avrebbe ripagato con «piaceri» personali ad alcuni degli imputati. Per dare ima patina di legalità a questo modo di fare, era necessario predisporre una documentazione che non corrispondeva al vero. Per il funzionamento di questo meccanismo, era necessaria, a vario titolo, la complicità dei due prefetti, del vice e degli altri funzionari. Da qui l'accusa di truffa al prefetto Orefice, al vice D'Aloisio. Poi, quella di falso ideologico al prefetto Stranges, che, dopo l'esplosione del presunto scandalo, venne trasferito da Savona. Paolo Baglietto è imputato di concorso in interesse privato in atti di ufficio, accusa comune, insieme al falso ideologico, al capo di gabinetto, Giuseppe Resta, e a Laura Cixi. Bruno Balbo
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