Congresso-lampo per il pds di Occhetto? di Alberto Rapisarda

Congresso-lampo per il pds di Occhetto? Congresso-lampo per il pds di Occhetto? La maggioranza del pei esclude un rinvio per la guerra ROMA. Mancano nove giorni al congresso che scioglierà il pei e fonderà il pds (a 70 anni dalla storica scissione di Livorno) e nessuno a Botteghe Oscure sa ancora come si svolgerà. Si incrociano le ipotesi più disparate. Il «no» ha proposto addirittura di rinviare l'appuntamento per poter discutere più tranquillamente in tempi lontani dai condizionamenti della guerra nel Golfo. La maggioranza esclude un rinvio ma propone di abbreviare il dibattito. I cinque giorni previsti inizialmente si potrebbero ridurre di molto. Serve un giorno dedicato al ventesimo ed ultimo congresso del pei per sciogliere questo partito. Il giorno dopo, previo cambio notturno di scenografia e di simbolo, dovrebbe nascere il Partito democratico della sinistra. E il terzo giorno? Sarebbe un problema, perché il neonato pds non saprebbe di cosa discutere che non sia ciò che lo ha già dilaniato per quindici mesi. Così c'è anche l'ipotesi che tutto possa finire rapidamente in due giorni soltanto, complice il clima di emergenza legato alla guerra con l'Iraq. Un'emergenza che è caduta come una benefica pioggia sull'incendio che continuava a divampare nel pei da quindici mesi. Da un giorno all'altro è stata ritrovata la pace interna con la scelta di respingere la richiesta del governo di impegnare i nostri militari in battaglia accanto agli Usa e gli altri alleati. Ma pagando molti prezzi esterni. La metà degli indipendenti di sinistra del Senato si è schierata col governo, e tra questi anche due «ministri» del governo-ombra. Ma, soprattutto, il pei di Occhetto ha perso il contatto con i repubblicani e con i socialisti, i due partiti che si erano dimostrati più disponibili a discutere di alternativa. E accanto alla soddisfazione per l'unità interna ritrovata, i dirigenti comunisti hanno cominciato a temere di doverla pagare con l'isolamento politico. Così alcuni, come D'Alema, hanno cercato di dar colpi di timone per riportare il vascello comunista un po' più vicino alla costa dalla quale stava allontanandosi rapidamente. E ora il partito appare combattuto tra la tentazione di affrontare il mare aperto in orgogliosa navigazione solitaria, e il desiderio di rimanere con gli occhi fissi sulla terra ferma, nella speranza di cogliere qualche segnale dai repubblicani e dai socialisti. In apparenza sembrano le oscillazioni già viste in un anno trascorso dai dirigenti del pei a discutere dello spirito di Ariccia o dei fantasmi di Arco. In realtà pare di cogliere qualcosa di nuovo nella situazione creatasi con la guerra all'Iraq. E' come se serpeggiasse un dubbio un po' in tutto il partito. Come se si cominciasse a pensare che va rivisto il modo in cui fu aperta la «svolta». Pietro Ingrao lo ha capito e ci sta puntando con decisione: «Il quadro è mutato. Occorre una svolta profonda e impietosa. Tutta le lettura del post '89 va sottoposta a revisione». La «lettura» degli eventi del 1989 fatta da Occhetto era stata che il comunismo stava crollando ovunque e che il pei doveva prepararsi a cercare vie nuove, autonome, per costruire l'alternativa alla de. E l'analisi dei dirigenti del pei è rimasta ferma lì, paralizzata dalle lotte intestine del partito, mentre gli avveni] menti continuavano a precipitare a valanga. Il caso Gladio, che ha allontanato definitiva¬ mente il pei da Andreotti. Il caso Cossiga con la tentazione di spingere per le dimissioni. Il caso Iraq che porta il pei su sponde diverse da pri e psi. E poi l'impegno per i referendum elettorali, che è risultato una battaglia persa assieme alla sinistra de di De Mita. E tutto questo avveniva mentre il segretario era contestate da un pezzo o dall'altro del partito, ogni cosa dicesse. Ora Bassolino dice: «E' stato un periodo duro di scontro tra di noi, ma l'importante è l'approdo a cui arriviamo. E ci arriviamo come una forza non in liquidazione o sbandata a destra. Possiamo andare avanti insieme senza scavare trincee». E la domanda rimane: il terzo giorno di congresso a Rimini di cosa discuterebbe il neonato pds? Alberto Rapisarda

Persone citate: Andreotti, Bassolino, Cossiga, D'alema, De Mita, Occhetto, Pietro Ingrao

Luoghi citati: Ariccia, Iraq, Livorno, Rimini, Roma, Usa