Il 90° Minuto fa saltare il «giallo» sui piloti di Curzio Maltese

Il 90° Minuto fa saltare il «giallo» sui piloti Il 90° Minuto fa saltare il «giallo» sui piloti Raiuno ubbidisce al diktat del direttore Pasquarelli Chi arriva in questi giorni in Italia dall'estero, non solo dai Paesi occidentali e alleati come Gran Bretagna o Francia, ma poniamo anche dal Senegal, ha l'impressione che la guerra del Golfo non si svolga a due ore di volo dalle nostre case ma molto, molto più lontano. Il merito di questo mirabile allontanamento nello spazio e nel tempo si deve - come nolo - a un grande personaggio, Gianni Pasquarelli, direttore generale della Rai. Pasquarelli, un maestro dell'understatement, ha invitato i giornalisti Rai a non metterla giù dura con 'sta guerra, vietando al contempo le trasmissioni non stop, in modo da «evitare inutili allarmismi». Le non stop in Italia vengono riservate a ben altri Eventi: il mercoledì di coppe, il Festival di Sanremo, p il Capodanno a reti unificate con Marisa Laurito, detta Pummarò. Complice lo scoppio della diciassettesima giornata di cam¬ pionato, si temeva che questa strategia della disattenzione toccasse ieri lo zenith. Che la voglia d'evasione, incoraggiata dall'alto, si traducesse in un giorno di oscuramento delle menti, oltre che delle notizie. I peggiori sospetti venivano subito autorizzati da un inquietante episodio. Alle 18,20 Raiuno, la più ossequiosa ai diktat aziendali, ha in pratica troncato uno speciale Tg dedicato al giallo dei piloti italiani dispersi e al discorso di Saddam alla tv irachena per trasmettere il sacro 90n Minuto. Per inciso, entrambe le notizie erano state date con anticipo da Emilio Fede su Italia 1, mentre ancora i giornalisti Rai si domandavano se era il caso o no di turbare l'eccitabile popolo italiano, alle prese con la rilettura della schedina. Non sarebbe stata la prima volta che lo sport serviva, nei momenti più cupi della storia, a liberare gli italiani dall'angoscia. Ma almeno nel 1948, dopo l'attentato a Togliatti, c'era voluta una gigantesca impresa di Bartali al Tour per allentare la tensione da guerra civile. Sarebbe bastata una doppietta di Molli, alle soglie del Duemila, per dimenticare tutto? Verso sera, mentre arrivavano informazioni più precise sulla sorte dei nostri piloti, le cose hanno assunto contomi meno grotteschi. Non era semplice conciliare una domenica di bombe e «bomber», di cannoni e «cannonate». Ma bisogna ammettere che, scavalcando le veline dirigenziali, le televisioni ci sono riuscite. Un primo segnale di buona volontà è arrivato dagli sportivi, che, doverosamente istruiti, hanno accantonato per un giorno l'imbecille arsenale di riferimenti bellico-pallonari. E pazienza se Beppe Barletti ha saltato la lezione ed è riuscito a presentarci Juventus-Genoa con un crescendo da inviato a Baghdad («folle bianconere annichilite», «bombardamento dalle fasce», «assedio alla porta», «bomba di Schillaci», «scarica a rete», ecc). Tutti gli altri, perfino i Vasino e i Giannini, hanno felicemente dribblato tali bolse, e nella circostanza stridenti, metafore. Ci mancava altro, si dirà. Ma non era così facile. Magari, nei primi giorni del conflitto, i mezzibusti dei telegiornali avessero evitato di descrivere la guerra come una partita di calcio, con «grandi vittorie», «attacchi spettacolari» e, perfino, «contropiedi». Col procedere della serata, saltando tra il Golfo e il campionato, ha prevalso del tutto il buon senso giornalistico. Anzi, paradossalmente, la tristissima circostanza ha restituito agli appassionati un calcio più umano e vero. Non più «descrizione di battaglia», war game in tempi di pace - come purtroppo è e tornerà ad essere -, ma gioco puro. E la qualità delle trasmissioni ne ha guadagnato. Posto un fatale limite al delirante Blob domenicale, il rito del campionato in tv è parso più svelto, essenziale, godibile. La Domenica Sprint è tornata all'eccellente formula degli anni scorsi, tagliando il brodino del dibattito. In tempi di accaparramento di generali ed esperti militari, di altri «discorsi tattici», non era proprio il caso di schierare gli strateghi Liedholm e Cucci. La Parietti ha avuto il buon gusto (o l'ipocrisia?) d'infilare un tailleur, anche se non purtroppo quello di risparmiarci la voce rotta, l'occhio velato col trucco e la frase storica: «Per la prima volta nella mia vita non trovo le parole». Limate, ridotte e dunque abbellite pure Pressing e la Domenica Sportiva. Non c'era tempo di chiacchierare a vuoto. Perché in fondo non siamo, ancora, il paese dei pasquarelli. Curzio Maltese

Luoghi citati: Baghdad, Francia, Gran Bretagna, Italia, Sanremo